Oggi è ferragosto dal latino feriae augustae, giorni feriali introdotti dall’Imperatore Ottaviano Augusto per la fine della raccolta del grano e nei quali gli uffici e le scuole restavano chiusi, ci si dava all’allegria e si facevano regali.
Il Cristianesimo, una volta divenuto religione dell’Impero, inserì diverse feste proprie al posto di quelle pagane, ferragosto è diventata la festa dell’Assunta: la Madonna, al momento del suo trapasso, chiamato anche Dormizione, si trasferì immediatamente, sia con l’anima che con il corpo, in Paradiso fu “assunta”, ricevuta, accolta in Paradiso.
L’Assunta è anche una ballerina di Ripafratta, dove c’è l’omonima stazione ferroviaria incustodita, il sabato va a ballare il liscio al circolo dei lavoratori disoccupati.
La disoccupazione in Italia è in forte crescita, dunque ci sarebbe più tempo per dedicarsi al ballo, però c’è sempre meno voglia perché i pensieri sono altri, altro che cazzate !
Finisce che l’Assunta non trova partner per i suoi valzer saltellanti e deve accontentarsi dei balli di gruppo da fare con altre spose, vedove e nubili donzelle del circondario di Ripafratta, i soli uomini arruolabili sono pensionati bolsi, i giovani sono incazzati neri col mondo, ridotti a comperare gratta e vinci per conservare la speranza di una vita migliore.
L’Assunta il lavoro ce l’ha, fa la manicure per corrispondenza, non si guadagna tanto ma ci sono poche spese vive, insomma se la cava,
Il giorno di ferragosto è festa grande in tutto il paese, non si lavora quindi i disoccupati si sentono più uguali agli occupati, purtroppo dura poco fino al mattino seguente giorno di San Rocco.
San Rocco era nato a Montpellier, proprio per merito suo oggi esistono frazioni e quartieri che si chiamano San Rocco in molte città italiane e forestiere.
Anche nella mia città esiste un sobborgo che si chiama San Rocco, lì ha la casa il mio amico Claudio che coltiva pomodori e squisite susine claudie come lui che, a differenza di lui, fanno andare di corpo a più non posso.
San Rocco era anche il patrono di Popiglio.
Una volta in questo giorno si faceva gran festa e montavano l’albero della cuccagna dove salivano i poco raccomandabili, secondo mia mamma, personaggi locali: ragazzacci di bosco coi capelli incolti e lo sguardo di sfida, sempre pronti a bestemmiare e a far cose per me proibite, tipo fumare e pescare scalzi nel torrente.
A me sarebbe piaciuto arrampicarmi sul palo scivoloso con la saccoccia di farina, allora si usava quella non il carbonato di magnesio, ma non ero proprio capace e oltretutto soffrivo di vertigini.
L’albero della cuccagna non si fa più da nessuna parte, è più sbrigativo giocare al lotto, anche se poi non si vince mai niente.
Alla sera alla casa del popolo gli adulti ballavano mazurche e foxtrot coi vestiti della domenica.
Il foxtrot è una danza briosa e veloce di origine americana che letteralmente significa “trotto della volpe. Viene eseguito nelle balere con frequenza impressionante perché il ritmo è piacevole all’ascolto e lo si può ballare gradevolmente tanto in maniera elementare quanto con elaborazioni complesse. E’ l’abbecedario dei ballerini da sala, la base che consente di trascorrere comunque una serata piacevole.
Per trascorrere una serata piacevole basta un po’ di musica e gli amici, e se non ci sono quelli basta la morosa.
Avere la morosa rende la vita amabile e movimentata, per quelli che non ce l’hanno cercarne una anche temporanea a ferragosto è più facile perché tutti hanno desiderio di allentare i freni inibitori.
Certi ballerini truffaldini che conosco sono sempre all’erta per vedere se durante un merengue a qualcuna saltino i freni inibitori. Invano.
Questo ferragosto lo passo tranquillo al mare, fra bagni di sole e di tirreno, mangio e dormo, una pacchia da terza età, ma mi manca il ballo. In compenso ci sono le vespe che entrano dentro il costume e massacrano il sopraccoscio e fanno saltare come in una polka piemontese, fortunatamente la farmacia locale è ben fornita di pomatine al cortisone,
Tanti amici sono passati da qua, alla stazione di posta, hanno abbeverato i cavalli e lasciato frutta e verdura per alimentarci e tenerci in forma per l’inverno. Si prendono cura di noi e noi di loro, recano un bagaglio di affetto e premure e pettegolezzi estivi, risate e commozione e voglia di stare insieme.
Fa caldo ed è giusto così.
C’è un sacco di gente al mare, questione di una settimana, eppure questo è il momento migliore per stare in ufficio e in città, ma vaglielo a dire a chi non può muoversi da casa che lui si che è fortunato, mica noi che stiamo in vacanza !
Da domani l’estate praticamente finisce, è vero che ci sono ancora tanti giorni ufficialmente estivi, ma è sempre finita a ferragosto.
Si comincia a pensare al campionato di calcio, ai funghi e alle caldarroste, ai nuovi passi di ballo da imparare e a una buona zuppa di pane che Marcello preparerà per noi e che mangeremo tutti assieme, con gioia.
A me vanno bene tutte le stagioni, specialmente quelle dell’anima.