Esimio professor Libanore della posta del cuore, sono proprio arrabbiata.
Io e il mio uomo siamo andati a lezione di balli argentini per due anni di seguito, ogni lunedì e giovedì dal maestro Don Diego de La Vega e solo adesso siamo diventati autosufficienti. Finalmente ci possiamo permettere di andare a fare delle belle milonghe in giro per le sale da ballo e far morire di invidia chi ci guarda.
Lui però da un paio di mesi si è messo a soffrire di emorroidi e da allora non si riesce a cavare il famoso ragno dal buco. Quando balliamo ha una paura incredibile, tiene lo sguardo perso e timoroso, sembra paralizzato e non vuole chiudere le gambe neanche a piangere, mi dica lei che è un esperto come si fa a ballare decentemente in questo modo, come possiamo andare il venerdì sera alla tanguera se questo mi sta perennemente a gambe larghe e fa mille smorfie di sofferenza.
Lui insiste a non volersi operare perché si vergogna, ma nello stesso tempo non rinuncia alle nostre serate di ballo perché ha paura che lo pianti per mettermi con Piercarlo che è tanto che mi fa la corte e che balla pure bene.
Io dico che se le emorroidi se le fosse fatte venire due o tre anni fa sarebbero stati fatti suoi e anche fatti intimi, ma proprio ora non ci stava, non lo doveva fare ora che possiamo far vedere a tutti quanto siamo diventati bravi.
E poi, che sarà mai ! sapesse quante dobbiamo sopportarne noi donne, altro che emorroidi !
Mi dica come devo fare per farlo ballare decentemente senza tante storie. Guardi un po’ se gli dice qualcosa lei che è così autorevole.
Sua arrabbiata
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Mia cara tanguera non ti arrabbiare
La tua missiva mi riporta indietro di molti anni a un’estate trascorsa in quel di Bagnara Calabra. Facevo l’aiuto cuoco nel campeggio Miramonti, si chiamava miramonti anche se era sul mare perché il proprietario aveva nostalgia della Val Sugana dove aveva fatto il militare, il periodo più bello della sua vita.
C’era una cameriera di nome Carmela, bella tosta e abbronzata con capelli nerissimi e un accenno di baffi; furono tre mesi di calore e fatica diviso tra la cucina arroventata dai fornelli ed i mucchi di fieno tagliato, arroventati anch’essi dalla nostra passione.
Per tenermi su Carmela mi rimpinzava fin dal primo mattino di cibarie locali salsicce, soppressate, capicolli, morsello e nduja di Spilinga perché, sosteneva, “cu mangia i bon’ura, cu nu pugnu scascia nu muru” ovvero “chi mangia di buon ora, con un pugno sbriciola un muro“.
Dentro, sopra e sotto a questo cibo regnavano sempre abbondanti dosi di peperoncino di Soverato dalle alte qualità aromatiche e terapeutiche.
In effetti ero perennemente in tiro e Carmela era radiosa e serena.
Ebbene dopo un paio di mesi di questa cura tonificante mi ritrovai con una infiammazione paurosa alle parte basse. Non mi potevo quasi muovere perché il minimo sfregamento con mutande o calzoni mi martirizzava il sopracoscio. Più che focoso ero diventato infuocato e, ti garantisco, non era una goduria, l’unico refrigerio era quando stavo a mollo immerso nello splendido mare calabro.
Finalmente l’estate finì e me ne tonai al nord, ma ci volle un mese a semolino e purea, naturalmente assunti per via orale, per rimettermi in sesto il deretano.
Capisco le difficoltà che provi, ma la sola idea di ballare con l’infiammazione o, mi sia consentito il termine, l’emorroidi, mi fa accapponare la pelle, per questo credo che dovresti avere più pazienza col tuo uomo.
Le emorroidi sono un’esperienza sgradevole per chiunque le abbia provate e la maggior parte delle persone sono piuttosto imbarazzate nel parlarne al dottore.
Bisognerebbe interrompere l’attività danzerina fino a quando non sia sfiammato, se tuttavia non volete perdere l’esercizio ed insisti a farlo ballare procuragli almeno qualcosa in grado di lenire il dolore, magari ricorrendo a antichi rimedi naturali e casalinghi.
Come primo intervento potresti provare con pannoloni ripieni di ghiaccio sbriciolato da indossare al posto degli slip, poi dovresti amorevolmente preparare con le tue sante manine impiastri a base di erbe varie come la corteccia di pietra, la radice della quercia bianca e la nocciola di strega.
La radice di pietra è conosciuta per la riduzione della pressione interna, la corteccia della quercia bianca serve per rinforzare le vene ed arrestare lo spurgo e infine la nocciola di strega, che non ha niente in comune con la strega Nocciola di zio Paperone, è usata come agente antinfiammatorio, pare infatti che si comporti come un magnete che attira all’esterno lo sporco, nel frattempo elimina le tossine ambientali, l’acne e restituisce vigore ai gerani del terrazzo.
Naturalmente avrai l’occasione di dimostrare la tua abnegazione ed il tuo vero interesse nei confronti del tango applicandogli personalmente queste pozioni con periodicità quotidiana, mattina e notte, tramite un delicato massaggio sulla pelle umida attraverso un morbido movimento circolare.
Evita il contatto di questi impiastri con gli occhi e, sopratutto, lascia perdere Piercarlo.
PS
Fai tanti saluti al grande maestro Diego de la Vega.