Percorso snodato esattamente secondo i miei progetti invernali: 21 chilometri con pochissimi errori. Arrivato alle 15,45 locali stanco, molto stanco.
Il Miratejo, una sottospecie di residencial, nel suo pregustato squallore mi è parso un paradiso quando sbucando dall’ennesimo cavalcavia della ferrovia l’ho intravisto in fondo alla statale 10 dei miei sogni invernali, laggiù, proprio di fianco al distributore Galp e proprio come cento volte l’avevo esplorato su Google Maps. Che bello !
La camera è spartana ma profuma di pulito ed è una sensazione bellissima e necessaria, la signora è gentile e non pretende di parlare in inglese, si esprime nel linguaggio universale dei gesti: no documenti, 45 euro in contanti, nessuna registrazione, in cima alla scala a destra, ci siamo intesi benissimo e prima di salire mi sono fatto una Sagres gelata (adoro questa birra leggera come in Spagna ho adorato la Estrella Galicia, sarà un caso ?).
Incrociato tre pellegrini in tutta la giornata: il primo vicino alla Cattedrale, mentre stavo per partire, ci siamo parlati senza capirci, eravamo abbigliati da pellegrini e spiccavamo come due mosche sulla panna in mezzo a turisti e lisbonesi svaccati nei bar, e questo ci ha attratto l’uno verso l’altro: lui aspettava l’apertura della chiesa per la credenziale e il timbro, io invece ho fatto tutto ieri sera. Non ho capito se andava o tornava da Santiago o da Fatima o da un altro cazzo di posto, il mio inglese è primitivo. Addio.
Il secondo era un distinto signore di mezza età, pellegrino nei modi e nel vestiario, che cercava i segnali nel centro di Lisbona; abbiamo fatto qualche chilometro insieme, non più di un paio, uno avanti l’altro indietro di cento passi e poi viceversa, quello avanti inforcava un bivio e cercava la muta approvazione dell’altro con lo sguardo, e se si accorgeva di un errore tornava sui propri passi facendo un breve cenno di intesa all’altro. In effetti c’è un bel pezzo di Lisbona nel quale le segnalazioni del Cammino sono carenti. Lui viaggiava con un libro/guida molto approssimativo, io con il mio infallibile Gps da polso ma con minor senso dell’orientamento. Direi che siamo stati vicendevolmente di aiuto per quel poco che ci serviva. Ci siamo persi di vista dopo un po’ e senza rimpianti. Voleva stare da solo anche lui. In effetti credo che abbiamo scambiato non più di tre parole.
Il terzo era un asiatico in bicicletta con un discreto bagaglio distribuito su tutti gli appoggi del mezzo meccanico e non, che ho incrociato per pochi minuti sulla statale nr. 10 di Santa Iria. Credo che lui abbia proseguito su quella strada diretta ma pericolosa mentre io sono uscito subito verso un altro percorso, Ci siamo scambiati un “Buon Cammino” che detto a uno in bicicletta è un po’ un controsenso, ma non saprei cosa altro augurare.
A proposito della statale nr. 10, era una mia opzione della prima stesura quando decisi che mi sarei distaccato dal Cammino ufficiale per prendere una scorciatoia a mia capocchia personale.
Avevo già subodorato dalle foto che non sarebbe stato il caso ed avevo quindi individuato una terza ulteriore opzione, un poco più lunga ma più sicura, a fianco all’autostrada, una volta sul posto, poi, cioè oggi, ho avuto la conferma: traffico sostenutissimo sulla nr. 10 e niente marciapiede, pericolo costante e gas di scarico, sarebbe stata la via più diretta verso Santa Iria, ma una missione suicida ed io non sono qui per suicidarmi. Auguri al pellegrino ciclista con tratti somatici orientali. Io passo di là !
E’ stata una giornata dalle emozioni contrastanti: rabbia per la mancanza di indicazioni del percorso, delusione per il percorso stesso che è veramente orrendo diviso tra fatiscenti quartieri di Lisbona e la periferia infinita industriale, ferrovie, porto, autostrade fabbriche cavalcavia e tutta strada asfaltata. Unica zona interessante il quartiere del “Pavillao delle Nacoes” sul fiume Tago, moderna, imponente sfavillante, un poco fuori contesto e il grande ponte sul Tago, che qui si chiama Tejo.
Ma anche consapevolezza di farcela con le mie gambe e le mie scelte, soprattutto grande soddisfazione. Anche stupore infantile, curiosità, appagamento gioioso nel percorrere realmente le strade inseguite su internet per mesi, nel constatare di persona che avevo avuto le impressioni corrette. Mi sono divertito moltissimo quando ho trovato la mia strada alternativa che avevo pensato a casa e che si rivelava esattamente come immaginavo e il tutto ha funzionato bene. Bellissima sensazione.
Dal chilometro 17 ho avuto una crisi di gamba e di sconforto che mi ha accompagnato fino alla fine, l’ultimo tratto a fianco dell’autostrada con sole e camion è stato molto lungo e faticoso, mi sembrava di non arrivare mai.
Poi in camera a leccarsi le ferite e a bere Sagres. Cena al Miratejo stesso con “bife portugues” (bistecca alla portoghese ovvero con uovo affrittellato e montagna di patate) per un costo di 14 euro e 10. Discreta.
Prima di dormire ho studiato ancora una volta il percorso di ricongiunzione col Camino che mi aspetta domani mattina, saranno 4 chilometri di statale 10 che un poco mi preoccupano. Insomma per adesso sto bene, anzi benissimo, a pancia piena e senza puzza di fogna. Condiviso con la famiglia, con Fulvio e Andrea che sono i soli che mi seguono con interesse e affetto.
A domani.