Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato tramite la pattuglia di ronda così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.
I fatti:
Nella serata di ieri 15 ottobre perveniva una telefonata al centralino di servizio con la quale una voce di genere femminile rotta dal tremore raccontava che il proprio vicino di casa la stava aggredendo ripetutamente in località Stabbia.
Veniva immediatamente allertata la pattuglia volante sopra specificata che stava stazionando nei pressi del negozio di alimentari gestito da tale Luana Battocchi detta “la panaia” di anni 25 sulla quale girano da alcuni mesi voci inquietanti di adescamento a scopo prostituivo.
Avvisati della urgenza i militi abbandonavano a malincuore la sorveglianza e si precipitavano a sirene spiegate e fari rotanti azzurri a led verso l’abitazione della richiedente soccorso della quale peraltro non conoscevano l’ubicazione poiché il piantone di servizio al centralino si era dimenticato di chiedere l’indirizzo preciso dell’aggressione.
Si trovavano quindi costretti a percorrere numerose strade e vicoli della località Stabbia a forte velocità procurando danni collaterali a cassonetti, motorini ed auto in sosta nel disperato tentativo di rintracciare la chiamata quando dopo una mezz’ora di folle corsa si ritrovavano finalmente sul luogo del delitto che dimostravasi essere posto in Via del Salsero 12.
Qui giunti scendevano dall’auto e di fronte ai fari a led che illuminavano a giorno la zona si trovavano dinanzi a uno scenario apocalittico composto da vasi di terracotta infranti a terra, piante di geranio e rododendri sparpagliate, frutta, verdura, un pollo disossato, fustini di detersivo di varie marche e molteplici barattoli di marmellata di marca Citterio infranti e una signora richiedente aiuto barricata sul terrazzino della propria abitazione posta al primo piano con un energumeno di sesso maschile che da piano terra continuava a lanciare oggetti di varia natura nella sua direzione colpendola e non.
Il maresciallo Battaglia prontamente intimava l’altolà all’aggredente e ordinava all’ausiliario Badalà di avvicinarglisielo con lo scopo di circuirlo e catturarlo.
L’ausiliario Badalà recalcitrava più volte combattuto fra la imperiosità dell’ordine impartitogli e la foga dell’energumeno, poi, con l’ausilio di un poderoso calcio nelle terga sferratogli dal maresciallo stesso a scopo di sollecito, si decideva ad affrontare l’aggredente il quale a sua volta sguainava all’improvviso non si sa da dove una katana giapponese del XVIII° secolo di pregevole fattura e della lunghezza di cm. 80 e lo minacciava puntandogliela con cattiveria proprio in mezzo alla gola gridando “ora vi sgozzo tutti, razza di merde !”
A questo punto l’ausiliario Badalà retrocedeva addosso al maresciallo Battaglia mentre con una repentina iniziativa l’autista della volante agente semplice Gerardo Tasselli lanciava la vettura verso l’aggressore e lo stendeva a terra con un perfetto colpo nelle reni del cofano anteriore. A quel punto potevano intervenire a completamento dell’operazione gli altri due militi che zompavano addosso all’aggressore e tramite dissuasori elettrici modello X26 in dotazione alla pattuglia lo stordivano procurandogli ustioni e abrasioni varie.
Dai documenti estratti dal corpo esanime deducevasi che trattavasi del trentasettenne Alvaro Cacangelo originario di Pozzuoli con precedenti penali per risse e abuso di corpi contundenti, residente da numerosi anni a Stabbia in Via del Salsero 13 ovvero vicino di casa della vittima aggredita, il soggetto stazionava dunque davanti a casa sua a lanciare suppellettili sulla vicina.
Il Cacangelo ancora stordito veniva raccolto da mani pietose e tradotto al nosocomio di Cerreto Guidi dove gli venivano diagnosticate diverse escoriazioni da scossa elettrica, una forte colica renale e alcuni pestoni minori guaribili in diversi giorni s.c..
Il maresciallo Battaglia provvedeva quindi a raccogliere le testimonianze e rassicurare la difendente la quale risultava essere tale Nencioni Rosaria di anni 54 nubile atta a casa e il di lei fratello Nencioni Onofrio di anni 56 che prudentemente, vista la mala parata, stava al riparo nel tinello di casa non volendo correre rischi inutili e rinchiudendo la sorella all’esterno sul terrazzino.
Pare che il litigio fra Cacangelo e i fratelli Nencioni sia stato originato dalla pungente rivalità dei propri animali domestici, nella fattispecie di cani, di cui un carlino di marca molossoide di nome Eusebio di proprietà dei fratelli Nencioni ed un ci-ua-ua femmina di nome Fedora di proprietà del Cacangelo. Nello specifico pare che Eusebio cercasse ripetutamente da alcuni giorni di montare la Fedora senza il permesso del proprietario.
A lungo andare questo corteggiamento inevaso aveva fatto infuriare il Cacangelo che aveva reagito con inusitata violenza verbale e non.
A seguito della puntuale ricostruzione dei fatti il Cacangelo veniva dichiarato in arresto, prelevato a forza dal nosocomio di Cerreto Guidi, incatenato ai ceppi e messo in camera di sicurezza blindata con l’accusa infamante di aver scagliato vasi e suppellettili varie fra le quali una busta della spesa all’indirizzo dei due fratelli (colpendo la donna che ha riportato lesioni), aver danneggiato l’auto di pattuglia urtando il cofano col proprio corpo e spaccato gli specchietti ed i paraurti delle due estremità della vettura e minacciato i militari. La katana veniva altresì requisita e messa agli atti in una busta robusta.
Il colpevole veniva dunque assicurato alla giustizia affinché farebbe il suo corso.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia. Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo