Tre umarell… – 17° La storia che inventò il ballerino di liscio per farsi perdonare il ritardo

Quel giorno il ballerino rimase indietro perché stava a ciondolare e gli altri non sapevano dove fosse e se sarebbe arrivato in tempo per prendere il battello tutti insieme.  Lungo la strada il ballerino si era inventato  la “storia di un giorno di pioggia” che aveva recitato a voce alta divertendosi un mondo e che avrebbe raccontato agli umarelli per giustificare il ritardo, ma poi non la raccontò mai per non farli arrabbiare ancora di più. Più meno diceva così.

“Non ci crederete, non ci crederete  mai a quello che mi è successo. Pioveva che dio la mandava, l’avete visto anche voi no ? e io a un certo c’avevo la mantella, poi leva la mantella perché era smesso di piovere, e poi rimettila perché aveva ricominciato, poi leva  il cappello, poi rimetti il cappello, butta giù lo zaino, metti il coprizaino, rimetti la mantella, rimetti il cappello sopra la mantella  e rimetti lo zaino e mi bagnavo, ero tutto fradicio e non ne potevo più.

A un certo punto vidi una casa un po’ sperduta, con un terrazzino sporgente e che ho fatto ? mi sono messo sotto al terrazzino aspettando che la pioggia calasse un po’. Fatto sta che mi metto lì bono bono, zitto zitto e passa un minuto, passano cinque minuti, passano dieci minuti e la pioggia non calava. Quando a un certo punto si sente aprire una porticina che era sotto al terrazzino li vicino a me e sbuca fuori la testolina di una signora mora, una signora, non lo so, su una cinquantina d’anni o quaranta.

Questa signora fa in spagnolo “Che vù facè li senor ?”

E io rispondo “Signora, non lo vede come piove ? per evitare di bagnarmi tutto mi sono messo sotto il suo terrazzino. O che disturbo ?‘‘.

E lei fa “Bueno  forestier, faceste bene. Ma con questo tempaccio grigio grigio  vi anderebbe di venire dentro a prendere un bel caffeino ?”

“Signora non mi parrebbe il vero – dissi io – perché sono veramente stanco e bagnato e la strada si fa lunga e buia”.

“Venga, venga senor,  se accomodes “

Io allora ho lasciato fuori la mantella tutta fradicia e sono entrato, però c’avevo le scarpe tutte piene di mota e ho smoticciato tutto il pavimento dell’ingresso.

“La  mi scusi signora che sto facendo un po’ di bagnato”.

“Venimos venimos – fa lei, era così spagnola che faceva effetto – venimos, adelante, venga che le preparo un bel caffeino  che lo prendo anca io. Si accomodi nel tinellos”.

“Va bene.”  

Lei va nel cucinotto e io m’accomodo nel tinello, metto giù lo zaino  e mi stravacco su una sedia a gambe larghe che non ne potevo più perche ero proprio cotto e anche bagnato.

“Senta – fa lei di là, dal cucinotto – ma insieme al caffeino che  la vorrebbe anche un cornetto o una brioscia ?”

“Mah – faccio io – signora,  se non è chiedere troppo, magari ! di cornetti ce ne sempre bisogno, non sono mai abbastanza.”

“Bene, la mi racconti un po’ “, fa lei

“Signora mi scusi la domanda, ma che ora parla in fiorentino ?”

“Nada nada, no es fiorentino, es gallegos stretto”

“Ah, va bene,  perche somigliava al  fiorentino …..comunque “

“La mi racconti un poco, la mi tenga compagnia mentre preparo la colacion ”

Allora io le dico “Sa, io vengo dal Portogallo e ho fatto tanta strada a piedi – perché la ingigantivo un po’ per darmi delle arie –  sono partito da Lisbona, poi sono arrivato a Porto e poi ora sono finalmente a una trentina  di chilometri da Santiago, però m’ha piovuto sempre addosso. E lei signora, che fa di bello ?”

“Io sono una casalingua – fa lei – perché el mi marido esta al trabajo tutto el dì, y io sto in cassa integracion porque anche in Galicia esta la cassa integracion.”

“Ostrega, non deve essere piacevole stare tutto il giorno a casa tutta sola in cassa integracion ! – faccio io – e il su’ marito che lavoro fa ?”

“Il mi marido fa el bombero”

“El bombero ? e che vuol dire ?”

“El bombero,  el bombero que quema las llamas, il pompieros come dite voi che spenge le fiamme”

“Il pompiere, ho capito,  ma senti un po’. Ma lo sa che siamo quasi colleghi”  faccio io perché a quel punto astutamente pensai di spacciarmi per un altro.

“Anca lei un bombero ?”  fa lei bevendo la tazzina di caffè, “ma che combinacion !”

“Non proprio bombero. Lei non lo sa, ma io sono stato un grande pezzo grosso della forestale. Quando avevo qualche anno di meno ero un  personaggio importantissimo e conoscevo tutti i generali, i questori, i prefetti e i marescialli. Frequentavo sottosegretari, i ministri  e tutto il ministero,  netturbini, paracadutisti degli elicotteri e anche calciatori,  cantanti, spogliarelliste e capimastro. Un po’ tutti insomma. Ero un uomo rispettato specialmente dai pompieri e molto temuto dai piromani. Insomma il suo marito è un bombero, via “

“Eh si,  es un bombero ma ……”

“Ma  cosa?” dissi io mentre inzuppavo il cornetto nel curtado, che sarebbe il caffè macchiato.

“Mah,  se le devo dire la verdad, ello spenge los incendios degli altros  e nunca se avvede di quelli de casa proprias  que son incendios anco quelli “

“Come sarebbe a dire – feci io afferrando un altro cornetto dal vassoio –  ci mancherebbe altro ! andare a spengere gli incendi degli altri e lasciare accesi quelli in casa. Questo non va per niente bene signora mia”

“Si si, esta proprio così,  estan  focolaros che manco li vede. Torna alla tarde stanco muerto e se svaca sul leton e dise:  toglimi los stivalos por favor senora,  que io soy muy stanco che ho fato pompe per tuto el die.”

A me pareva che la signora ogni tanto parlasse anche in veneto, ma avrò capito male io.

“Ma signora, questa è una cosa gravissima ! nella mia onorata carriera non ho mai lasciato  focolai accesi in casa mia,  potrebbe chiederlo alla mi’ moglie se fosse qui, ma per fortuna non c’è.”

“Proprio vero! – fece lei – Senta, già che  è un forestal  potaria venir a veder queste piantine che g’ho meso sul terrazzin che non mi fioriscono nunca mas ?  Venga,  venga.” E mi portò per mano sul terrazzino.

E così si andò sul terrazzino che prima mi riparava il capo quando ero fuori all’acqua dove c’erano dei vasi con piante spelacchiate che non sapevo proprio cosa fossero perché so una sega, non sono mica un forestale io.

“Guardi qui, badi là, vede come sono secches “ diceva lei senza mollare la mia mano

“Forse bisognerà metterci un po’ di concime”  feci io tanto per dire

“Cosa es el concime ?”

“Il concime è il nutrimento, a queste piante manca il nutrimento” sparai

“Lo sapevos, lo sapevos, in esta casa manca el nutrimiento, todos les creatures son sfiorites  e todos los flores son apasidos – disse proprio così davvero – guardi qua come soy apasita pure me, poareta”

E si chinò prona in una postura propizia a cattivi pensieri e anche disdicevoli azioni.

Come fu, come non fu, mi si accese il simbolo lampeggiante dell’eros sul polso come a Supersex  di quando s’era ragazzetti e si leggevano i giornalini sporchi e a quel punto mi ricordai di quando avevo esercitato e feci quello che andava fatto presto e bene, anzi, più presto che bene

“Ifis cen cen, Ifis cen cen  ora ti acchiappo bella spagnolita  “ feci, e le zompai addosso

“Soy toda tuya, tu es mio bombero”

“Forestale” feci io mentre mi davo da fare “non pompiere, non confondiamo”

“Allora Soy toda tuya, tu es mio forestal”

E in quattro e quattr’otto si fece quel che si doveva fare, sapete di cosa parlo se ancora ve lo ricordate, fra il tinello e il terrazzino. 

Insomma quando tutto fu finito dissi “Grazie senora ……, ma como te chiami ?”

“Esmeralda De la Vega, chiedimi l’amicizia su Facebook,  fece lei e tu come t’appel? “

“Ugo” feci io.”

Alla fine rimisi in spalla lo zaino e mi avviai alla porta quando la signora  mi fa

“Ugo, Posso chiederti un favore, mio bombero ?”

“Forestale” feci io “non pompiere”

“Senti mio forestale,  Ughino, stranamente mio marito stamani mi ha lasciato senza contante e devo fare la spesa. Non avresti mica un 50 euro che devo andare al negozio qui vicino, poi te li rendo quando ripassi”.

E io dissi “Ma,  scusa,  come mai ora parli in italiano così bene ?”

“Ti devo confessare che ho passato molti anni a Vicenza a fare la bella statuina e ho preso qualche inflessione di lingua.”

“Beh, sarà meglio che tu abbia preso qualche inflessione di lingua piuttosto che qualche infezione.” Feci io e sganciai i 50 euri un po’ a malincuore, in effetti per un caffè macchiato e due cornetti mi parevano un po’ troppi.

Poi mi rimisi in cammino e fortunatamente  pioveva di meno e feci la strada tutta d’un fiato per non fare ancora più tardi ed ora eccomi qui. Ecco perché ho fatto tardi, questa è la pura verità che ci crediate o meno.

Siete contenti ?”

Questa è la registrazione originale fatta durante il cammino


continua …

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