Le previsioni meteorologiche non promettevano niente di buono per i giorni a venire e questa incertezza mise un po’ di ansia ai nostri umarelli : se fosse piovuto sarebbe stato un guaio mantenere la tabella di marcia. “Mah, intanto partiamo e poi si starà a vedere” disse il più fatalista “ comunque io gli orari degli autobus ce li ho, non si sa mai !”
“Che mai ? giammai ! “ rispose un altro con un gioco di parole che a lui pareva sfizioso ma che non fece ridere nessuno.
Sul volo attaccarono bottone con tre pellegrine di Cesena dirette a Santiago e a qualcuno venne in mente che forse si sarebbe potuto combinare qualcosa se soltanto avessero avuto una trentina di anni in meno, tanto per unire il sacro col profano o l’utile al dilettevole o il pan per la focaccia o altre cavolate. Ma le cesenate se la svignarono appena ritirati gli zaini tanto per non correre rischi di esser importunate da umarelli sciolti allo sbando.
“Bella Porto – disse il ballerino alla vista della scala mobile – già sento che quest’aria fresca mi si confà“ che era da Bologna che aveva voglia di dirlo.
E così uscirono dall’aeroporto e fecero quei dieci metri che li separavano dalla metropolitana, dove stamparono un bel po’ di casino per capire che tipo di biglietti dovessero comprare. Poi con l’aiuto di un tizio in divisa da portoghese che apposta stava lì sebbene non avesse alcuna intenzione di dare una mano a tre italiani che si divertivano a parlare ridendo un misto di idiomi incomprensibili, presero finalmente i ticket e salirono sulla metro direzione centro città: Campo 24 de Agosto.
“Che meraviglia” “Guarda com’è pulita !“ “E che efficienza, mica come da noi !” “Si vede che qui comandano i socialisti” dicevano l’uno all’altro gli umarelli in mezzo alla gente che affollava il vagone fra una spinta di qui e un acciancamento di là, e intanto ripetevano fra se le frasi utili per cavarsela in quel paese ignoto:
“Bom dia senhor, onde podemos comer o bacala ? “ Buongiorno signore dove possiamo mangiare il baccalà ?
“Onde esta el Duero ?” Dove sta i Duero
“Onde o banheiro esta localizado ? “ Dove è la latrina ?
“Onde estao as mocas ?” Dove sono le signorine ?
“Meus pés doem” Mi fanno male i piedi
“Onde està Oporto Forever campo” – Dove si trova l’Oporto Forever Campo, che era il posto dove avrebbero dovuto passare la notte.
E così ridevano contenti guardando orgogliosi i loro zaini belli pesanti che spiccavano per intraprendenza fra le tristi valigie dei passeggeri, quando a un certo punto dopo tre o quattro fermate il camminatore tastandosi dappertutto disse a bassa voce “Non trovo il portafoglio” . Gli altri due lo guardarono sorridendo pensando a una simpatica facezia, ma il camminatore sempre più terreo ripeté a voce più acuta: “Non trovo più il mio portafoglio!” e poi ancora a voce più alta che tutti si girarono verso di lui “Cazzo! Cazzo! Cazzo ! Il portafoglio !”
Stentavano a credere che veramente lui, il camminatore intramontabile, l’esperto di trekking in giro per il mondo, colui che si vantava di esser stato sul Kappadue e sull’Imalaia si fosse fatto ciulare o, peggio, avesse perso il portafoglio dopo appena un quarto d’ora dallo sbarco in Portogallo, eppure le cose stavano veramente così.
La decisione, saggiamente dibattuta e approvata con procedura d’urgenza, fu quella di tornare mestamente all’ aeroporto di Oporto – nessuno rise a questo giochetto di parole – e qui alla stazione di polizia, tentando di farsi capire in qualche modo e sperando nel contempo nel piano B, ovvero in una botta di culo di ritrovarlo intatto da qualche parte o in un disperato piano C consistente in una invocazione a Sant’Antonio, protettore degli oggetti perduti: “Sant’Antonino , Sant’Antonino Pio fammi ritrovar quel che ho perso io “ che disse il ballerino di liscio che era il più credente dei tre.
Ma Sant’Antonino non sentì ragioni e la botta di culo ovviamente non ci fu, e così i nostri tre umarelli che avevano fatto tanti progettini per la serata trascorsero le prime ore del loro soggiorno in Portogallo, l’unico momento che avevano per vedere qualcosa della città, alla stazione di Polizia cercando di farsi capire in uno slang misto di anglo-ispano-toscan-portoghese.
Il poliziotto di servizio si dimostrò paziente, anche se non era un tifoso di Ronaldo perché diceva che si dava troppe arie, e alla fine redasse o redigette o rediderè o come cavolo si dice una denuncia per furto barra smarrimento delle cose del camminatore con dentro soldi, bancomat, tessera sanitaria, carta d’identità e amor proprio.
Alle eresie che tirava il camminatore prendendo coscienza ora dopo ora che il pacco dei soldi era andato, defunto, kaputt, facevano da contraltare le battutine sommesse e le risatine degli altri due umarelli che nella sventura si divertivano a fare gli interpreti pur non capendo un acca di quello che dicevano.
Fecero però un patto tra di loro: non lo avrebbero abbandonato ne economicamente né logisticamente: tutti per uno a questo giro, o si va tutti o non va nessuno, e fu un patto difficile da sottoscrivere per il vecchio forestale e il ballerino di liscio che erano partiti per questa avventura con tanto entusiasmo e vedevano prossimo il naufragio, ma lo fecero comunque in nome dell’amicizia che li legava. In cambio si sarebbero sentiti liberi di prendere per il culo il camminatore distratto per tutto il tempo. Era il minimo, anche se lui non avrebbe gradito.
Trascorsero lunghi momenti di incertezza confusi fra l’ilarità, perché il camminatore sbadato faceva comunque ridere per natura, e la seria preoccupazione di veder saltati tutti i loro ingegnosi piani per i giorni a venire.
Il poliziotto fu efficiente e concluse la pratica che non sarebbe servita a nulla a meno che non fosse saltato fuori il portafoglio da li alla mattina successiva quando sarebbero partiti per la Spagna e buonanotte al secchio. Ma almeno i piani originari erano salvi.
Fu una serata diversa dalla solite e poi si trasformò in una nottata alla ricerca di un ristorante aperto che trovarono per vero culo a mezzanotte e finalmente poterono ordinare il baccalà, “cavolo, che ci sono venuto quasi apposta” disse uno dei tre.
Il baccalà alla Brasa è salato di suo, ma il ballerino di liscio ignaro pensava che Brasa fosse la città di Braga, cioè baccalà come lo fanno a Braga, e non un modo di cottura alla brace e aveva risalato il tutto prima di assaggiarlo.
Così il piatto non fu terminato nonostante il camminatore esagitato divorasse con avidità dovuta al dispiacere. Il vecchio forestale fece invece lo snob ordinando un’altra cosa non baccalesca e tutti bevvero grossi boccali di birra speciale che lì chiamavano cerveja, “E’ la prima volta che assaggio la Estrella Galicia, cavolo, non lo scorderò mai, molto meglio di quella sarda ” disse il ballerino di liscio.
”E’ perché qui siamo al nord” disse un altro a spiegazione. “Cosa c’entra il nord con la birra” fece il terzo “Ricordatevi che i sardi sanno fare solo i pastori e al massimo il pecorino” “Vero ! Non sono come i cinesi che sanno fare tutto e ci rubano il lavoro”. E così la discussione saltava di palo in frasca senza logica, ma tanto bisognava far passare un po’ di tempo per digerire e tanto valeva ragionare di qualcosa fra di loro visto che una conversazione con gli altri era impossibile perché non capivano un accidente d’italiano e si ostinavano a parlare nella loro lingua di portogao, birrao e baccalao che non si capiva una segao.
Andarono a letto frastornati di cibo, sale e birra quasi alle due, ma ormai con i passaggi burocratici compiuti ed il pericolo di annullare la spedizione scongiurato. L’indomani si sarebbe finalmente partiti tentando di dimenticare questa primo giorno trasandato.
Boa noite, specialmente al camminatore inconsolabile.
continua …