Dall’alto della sua esperienza l’instancabile camminatore ecologico fece l’elenco delle cose da portare nello zaino, gli altri che lo prendevano regolarmente per i fondelli quando parlava di donne lo guardavano con rispetto quando dissertava di scarponi e sacchi a pelo e si fidavano ciecamente delle sue opinioni in materia.
Cosa comprendeva l’elenco ?
Le mutande, naturalmente.
Come sicuramente saprete esistono mutande usa e getta reperibili su Amazon al modico costo di 11,99 euro per cinque paia, spedizione compresa. C’era chi propendeva per questa soluzione: dodici paia e ci si leva il pensiero, facciamo tredici per sicurezza, si arriva a sera e si butta via la mutanda usata e l’indomani è un nuovo giorno. Come afferma la pubblicità “….con gli slip One-Wear potrai indossare un paio di slip puliti ogni giorno senza doverli lavare o rivoltare”. Ora, cosa significhi rivoltare gli slip e riutilizzarli non è chiaro e non pareva comunque una grande idea, di converso questi slip monouso sono consigliabili per il ricovero in ospedale, la degenza post operatoria e le incontinenze garantendo una assorbenza assimilabile al pannolone ed infine, proseguiva, “ Niente colori psichedelici, solo un classico design bianco su cui fare affidamento”.
Cionondimeno l’elasticità e il conforto del buon vecchio slip in cotone non ha eguali, sostenne un altro, senza tralasciare l’inevitabile rischio di infiammazione del sottocoscia che lo sfregamento dovuto alle lunghe tappe avrebbe potuto causare indossando mutande sconosciute acquistate su Amazon e sicuramente fatte dai cinesi con l’uranio impoverito.
“A proposito dei cinesi – disse uno degli umarell – ma lo sapete voi che hanno comprato mezza Prato e comandano loro ! Si sono estesi a macchia d’olio come le cavallette e noi della piana non si conta più nulla!” e l’altro rispose “le cavallette non si estendono a macchia d’olio, al massimo tracimano”. “Ben detto !” disse il terzo.
C’era poi da fare la scelta fra i boxer, assolutamente sconsigliabili, i gambaletti e gli slip classici: su questo punto si trovarono tutti d’accordo che gli slip scosciati erano i più indicati proprio in funzione del sopra-coscio sopra-citato, e a questo ilare gioco di parole i tre risero di gusto. In quanto al colore fu lasciata libera scelta anche se il bianco è sempre una garanzia di lindore. Vi fu infine un acceso dibattito sulla quantità di capi da portare: tre fu considerato il minimo per la sopravvivenza con la necessità di lavarne un paio alla sera per appenderlo allo zaino il giorno successivo ad asciugare e riaverlo pulito ed asciutto due giorni dopo. Una rotazione efficace e funzionale sebbene, affermò uno, un quarto paio di mutande avrebbe consentito una turnazione più agevole, mentre un eventuale quinto paio avrebbe gravato, pur nella leggerezza del capo specifico, sul peso complessivo del carico da portarsi sulle spalle. Il particolare che nessuno dei tre avesse mai lavato un paio di mutande non fu ritenuto rilevante. C’era poi la possibilità di portarsi un costume da bagno che all’occorrenza avrebbe potuto fungere da mutanda di emergenza.
La discussione fu costruttiva, come sempre nei ranghi del partito, e si protrasse anche troppo, tanto non c’era niente da fare, tuttavia non si addivenne ad una risoluzione univoca: per cui ognuno avrebbe fatto come cazzo gli pareva.
Visto che si era passato molto tempo a disquisire delle mutande senza concludere nulla di concreto, si decise che per gli altri capi di abbigliamento “normali”, dove per normali si intende quelli che ognuno di noi ha a casa, si sarebbe replicata la metodologia del “fate come cazzo vi pare”.
Il camminatore instancabile insisteva che ci vuole roba tecnica “Ve lo dico, statemi a sentire che poi vi trovate male”, cioè gli ultimi ritrovati della pionieristica vestiaria fatti col medesimo materiale delle tute aerospaziali che non fanno sudare, non odorano, sono leggeri, lavabili, riciclabili, non si stirano, si appallottolano e via e via e che costano dei bei soldini. Gli altri due invece pensavano a cosa avevano negli armadi che potesse andare bene, magari roba che non usavano da anni, ma che poteva esser la volta buona, tanto sul cammino di Santiago se si sembra un po’ straccioni viene anche più naturale.
Vennero così fuori scelte opinabili come una tenuta completa della Fiorentina, maglia e calzoncini viola acceso con lo stemma gigliato, un vecchio pulloverino di lana perché come dicevano i nostri vecchi “quel che para lo caldo para lo freddo”, una camicia a quadri che tanto non la metto più almeno serve a qualcosa e quando sarà sporca la posso buttare direttamente via, le magliette del Decathlon da due euro che irritano le ascelle ma sono leggerissime, i calzoni corti da barca, quelli lunghi regalati dal figlio per le scalate invernali un pochino pesanti, ma chissà potrebbe anche venire freddo e le magliette in cotone Fruit of the Loom, che ricordavano la giovinezza, da comprare al mercato che per 10 euro te ne danno tre.
A sentire queste nefandezze il camminatore instancabile si trasformava via via in camminatore sbalordito e camminatore inorridito, ma ciononostante il principio di fare ognuno come cazzo gli pareva non fu minimamente scalfito.
In quanto agli zaini, ovviamente indispensabili, stranamente ce li avevano già, di varia metrature capacità, enormi o minuscoli, ammuffiti e nuovi di pacca, propri o dei figli, ma avrebbero fatto con quello che c’era.
Su alcuni articoli però non era possibile arrangiarsi con la roba di casa e fu così che il vecchio forestale, il ballerino di liscio e l’indefesso camminatore decisero che era giunta l’ora di recarsi nel grande negozio di articoli sportivi caldamente suggerito dall’esperto e colà trascorrere una mattinata differente, senza furia.
Nella fattispecie si trattava del Nencini Sport di Calenzano.
continua …