Radionotes from NYC: Starbucks Stardust – Starbucks e la polvere di stelle

La Starbucks fondata a Seattle nel 1971, è una catena internazionale di caffetterie  che offre ai propri clienti una ottima varietà di caffè, cappuccini e pasticceria. Il nome Starbuck deriva da Moby Dick, era il nome del primo ufficiale del “Pequod”,  il logo è una sirena  a due code stilizzata, i colori sono  bianco e verde.

Negli Stati Uniti è considerato luogo di ritrovo per giovani, qui a New York è l’approdo sicuro per gli appassionati di internet, i freddolosi, i disorientati e i deboli di vescica.

Mi spiego: Innanzitutto è uno dei pochi luoghi dove la rete wireless consente il  collegamento internet gratuito a cellulari e notebook,
Bisogna sfatare il mito  che in America la rete wi-fi sia onnipresente  e gratuita, non è vero, funziona come in Italia, le migliaia di reti presenti in città sono protette salvo alcuni luoghi istituzionali, qualche piazza e, appunto, tutti gli Starbucks.
Dentro questi locali stazionano quindi gruppi  di giovani e meno giovani intenti a navigare e chattare al modico costo di un cappuccino, che tanto modico poi non è in se per se, se non in relazione ai servizi aggiunti, si vai dai tre dollari in su.

Altro servizio aggiuntivo che gli Starbucks offrono in inverno è la temperatura ambiente che consente di riparare le estremità dal freddo pungente della metropoli, il personale è giovane e disponibile, non rompono le balle se con un caffè ce ne stiamo seduti per ore, stanno dalla nostra parte.

Questa catena funziona bene anche come luogo di appuntamento, punto di appoggio, ovvero come non perdersi nella grande città andando da uno di questi Starbucks all’altro.
E poi quando hai finalmente capito come è fatto un “cinnamon dolce latte” e l’hai pure imparato a pronunciare ti ci attacchi indissolubilmente   e te lo puoi ordinare in ogni posto, è sempre quello, fa parte delle piccole certezze della vita quotidiana.

E vogliamo parlare dei bagni ? sembra che in città non esista l’obbligo dei servizi igienici nei locali pubblici, quindi se si ha un bisogno urgente di tipo collettivo familiar-turistico e pensiamo di entrare in un bar qualunque e al costo di un caffè lungo o di una coca andare in bagno in cinque a intasare il water siamo sulla cattiva strada. Moltissimi locali non dispongono di bagno, o fanno finta di non disporne, è quindi sempre bene chiedere se è presente prima di ordinare, altrimenti grazie lo stesso.
Gli Starbucks invece hanno i restroom e sono a disposizione. Grandiosa sicurezza quando si è fuori per strada dalla mattina alla sera. A proposito restroom è una delle parole fondamentali da imparare, non usare dizioni tipo wc, toilet, water, salle de bain o ritirata, non capirebbero.

Sono tante le catene di caffetterie a New York, magari più buone o più raffinate ma gli Starbucks hanno questa poliedricità di funzioni, questa capacità di attrazione, questa popolarità universale che gli altri non hanno.

Appendice degli Starbucks è portarsi il caffè bollente per strada e sorseggiarlo lentamente camminando veloce, attenzione perché si tratta di due movimenti a sincronismo opposto. D’inverno è utilissimo per tenere la mano al caldo e poi fa tanto status symbol portarsi il bicchierone di cartone, è un must di New York,  l’ho fatto anch’io naturalmente, ci mancherebbe anche a costo di fare casino fra tracolla, ombrello, macchina fotografica e guanti.
Insomma un approdo, un riferimento, una stazione di posta, un faro nella notte.
Per fortuna New York è piena di Starbucks, oltre duecentocinquanta, piazzati in tutti i punti strategici, quindi anche per noi turisti è facile darsi un appuntamento ed ordinare con noncuranza un Caramel frapuccino fingendo di essere  Tom Hanks e Meg Ryan in  You’ve Got Mail – C’è posta per te. E a proposito di polvere di stelle, prossimamente avremo anche un film  diretto da Gus Van Sant: How Starbucks Saved My Life – Come Starbucks mi salvò la vita.
Beh, io non sono ancora a questo punto.

di seguito la versione originale: audio, rumori e musica

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