Candeglia

Candeglia Circolo arci
Via Carota e Molina, 64 – 51100 Pistoia tel. 0573.4515554
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con  orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro  
Pista da ballo  
8 passi x 13 passi  
Parcheggio  
davanti al locale, non grandissimo
Dove si mangia  
al piano superiore del circolo, pizza, antipasti e pastasciutta

E’ la lunga strada che esce dalla città e porta verso le colline, ultima traversa a destra prima della strettoia, e poi subito sulla destra, non si può sbagliare.

Una casa del popolo è riconoscibile al primo sguardo: intanto la collocazione che non è mai in centro città ma in quelle periferie campagnole  che con gli anni sono state inglobate da quartieri dormitorio con l’ultima lottizzazione di cooperative.

E poi gli edifici: privi di linee architettoniche di un qualsivoglia gusto estetico, parallelepipedi tirati su senza armonia, con brutti finestroni, spesso con un resede lastricato e coperto da una tettoia che diventa pista da ballo o luogo dove collocare tavoli per la pizza o per sostare a frescheggiare nelle sere d’estate.

Ci sono il bar, una sala dove giocare a carte con moccoli che volano ad altezza uomo, bagni spartani. Poi la televisione in un angolo,  un paio di flipper, una slot machine o un biliardino, altre volte una saletta con un biliardo logoro e l’aria ancora impregnata di fumo dagli anni ottanta.

Soffitti alti, luci fredde al neon, la pittura alle pareti neutra, non definita, può esserci anche un rivestimento in finto legno, gli arredi tassativamente fuori moda, in plastica e ferro, sopra i tavoli una copia del giornale locale, da una parte il congelatore della sammontana con i cartelloni dei gelati.

Spesso attraverso un corridoio o una rampa di scale si accede ad un altro salone più grande adibito a sala da ballo e luogo per la tombola, ambiente per cene sociali e platea per assemblee sindacali. Una volta era qui che si svolgevano le riunioni di partito e le feste dell‘unità con lo stand dei libri delle Edizioni Riunite e il banco col gioco del tappo.

Le case del popolo ora si chiamano circoli arci, quelle delle mie parti sono tante e sono fatte proprio così, ogni volta che entro in uno di questi edifici mi assalgono sentimenti contrastanti: la constatazione di quanto mostrino la loro età  e la nostalgia della mia giovinezza, comunque luoghi fuori del tempo.

La mia balera è una di queste e prende il nome di quello che una volta era un borgo e adesso è un quartiere di periferia, Candeglia, ma non ditemi che è un brutto edificio solo perché uguale alle altre case del popolo perche questa io la vedo in un altro modo. Il significato del luogo ha trasceso il luogo stesso e quelle che vedo non sono stanze, ma immagini di ricordi ed emozioni.

E’ lì che ho mosso i primi passi di ballerino scoprendo l’emozione dei primi programmi di ballo allacciato alla mia dama.

Il bar ha un ritmo di paese: è sempre semivuoto, mai deserto, il  lavoro è continuo e rallentato e i liquori non sono à la page, nel cantuccio della tv ci sono tutte le sere due anziani signori che guardano Walker Texas Ranger. Certe sere d’inverno ho atteso l’apertura della sala guardando gli altri giocare a carte e gridare lo striscio e il busso del tressette,

Conosco la piccola pista di graniglia come le mie tasche, potrei muovermi ad occhi bendati fra le poltroncine azzurre  il sabato sera quando sono piene di gente allegra di mezza età.

Conosco il piccolo guardaroba e il vecchio guardarobiere e il salone al piano superiore a cui si accede da una scala che si avvolge in un semicerchio.

Volti oramai familiari si associano all’ambiente, sono nell’aria, respirano con il calore che impregna la sala in primavera inoltrata.

Ormai ho una visione romantica e non oggettiva del posto, come  potrei averla della casa dove sono nato o della mia vecchia scuola elementare che non c’è più.

Proprio non posso dire che è un brutto edificio, è un ambiente di famiglia, è una specie di rifugio del pensiero e di sogni fatti di musica e movimento, in compagnia dei quali mi addormento volentieri.

Da tutto ciò si desume che il mio giudizio su Candeglia non è dei più oggettivi, tuttavia posso assicurare che nel panorama delle sale da ballo della città è un piccolo e apprezzato gioiello gestito con passione da Luciano Vannacci e dagli altri soci, coi divanetti azzurri e le pareti salmone, i tendaggi e gli specchi, un palco sufficiente per un’orchestra di cinque elementi e un ottimo impianto audio.

Il castello dei riflettori colorati che sormonta la pista, un po’ piccola, diffonde una luce attenuata che rende i lineamenti morbidi. La clientela è tradizionale, ovvero ci sono sempre gli stessi, e fra questi buoni ballerini e altri non più giovani e pertinaci  amanti della beguine che certe volte intralciano il percorso, ma fa niente.

Attiva da oltre cinquanta anni si vanta di aver rilanciato in città il gusto del liscio in sodalizio con la mitica orchestra Lottini.

A fronte dell’andamento altalenante della moda del ballo di questi anni gode di una zoccolo duro di clientela affezionata che garantisce  il pieno del sabato sera, unica serata fissa di ballo, però  se ci capitate quando la sala fa il pienone dei 230 posti a sedere sarà meglio che vi dedichiate alla pratica del ballo del mattone.

Le orchestre sono quelle del giro, con predilezione per l’agenzia teatrale Regno Unito, e a mezzanotte passano le signore del bar con la focaccia per tutti.

Si balla fino alle due del mattino e di sicuro non ci si annoia.

Giudizio: Un approdo caldo e sicuro del sabato sera invernale, è confortante sapere che esiste.

Tre ballerini