Ancora un anniversario

Eccoci ancora qui ad autocelebrarci: quarto anno di ballo e terzo di blog.

Si, Patriebalere ha tre anni di vita ed ha raggiunto gli 8.400 contatti, più di 2.000 in un anno, ora si punta decisamente ai 10.000.

Le storie si sono arricchite di tre  nuove rubriche
– Mister Sensible – aforismi di un vecchio saggio rincoglionito
– La Congrega delle Battibecche – radionovella in parecchie puntate, solo in versione audio>
– Radionotes da New York – cronache di un viaggio nella grande mela che non c’incastra niente col ballo, in versione scritta e audio.
Altri locali sono stati oggetto di recensione, Milleluci, Brigidino,  Liscio Più, Ponte alle Tavole, Piteccio, La Magione, il panorama della provincia si va completando, sarebbe bello allargare le visite e le recensioni, ma il sabato non si va più a ballare come un tempo, ci stiamo imbolsendo.

Nel 2012, grazie al fortunato incontro con  Emanuele Ledda, giovane ballerino e  illuminato direttore artistico,  c’è stato lo sbarco di Patriebalere su Radio Danza, con una rubrica settimanale “Avanzi di balera” che dal mese di maggio ha trasmesso le puntate di “Una stagione al Maciucambo”  e la immaginaria  Posta del cuore di Ivano LIbanore.
La collaborazione con Radio Danza ha permesso di allargare un poco i confini  del blog verso un pubblico più ampio, si è instaurato un rapporto di fiducia reciproco, stimola nuove idee che loro sono sempre disposti a valutare ed accogliere con entusiasmo.

Nel 2013 la collaborazione continua con un nuovo lavoro “La Congrega delle Battibecche” una radionovella al femminile interpretata con entusiasmo e bravura dalle mie amiche. Sempre il lunedì sera alle 20.30 con repliche il giovedì pomeriggio alle 17.30 e il sabato sera alle 22.00

Ma “Una stagione al Maciucambo” ha raccolto anche un altro piccolo successo: in primavera uscirà in libreria, pubblicato dall’editore Del Bucchia (e badate, non si tratta di edizioni a pagamento eh !). Avremo dunque anche il nostro piccolo libro di storie di ballerini. Evidentemente  a qualcuno è piaciuta la storia della fantomatica balera, speriamo in una buona presentazione e in una favorevole accoglienza dei lettori.

Insomma, che dire, questo doppio impegno di ballerino e scribacchino mi piace, da matti, più ballo e più mi vien voglia di raccontare, e più scrivo di ballo e più mi vien voglia di ballare,
infatti anche il ballo continua quattro anni sono passati dai primi passi in Candeglia e si continua, si continua, si continua, ma queste sono cose personali e non interessano a nessuno.

Per chiudere l’autocelebrazione ripeto parola per parola l’ esortazione dello scorso anno.
Andate a ballare, imparate a ballare, divertitevi e fate movimento a tempo di musica e tra la gente, non ci sono controindicazioni.Se qualche lettore incuriosito vuole capire cosa significa divertirsi  a tempo di liscio e senza impegno può andare il giovedì sera al Circolo Sperone dove i miei amici ballerini si divertono da matti e mostrano i movimenti elementari del ballo.

Se poi  qualcuno volesse veramente imparare a ballare come si deve c’è una sola risposta: Dance Style Academy dei miei grandissimi, fantastici e superlativi maestri Barbara Benedetti, Marco Bartolini e Christian Costa. Il massimo.

Buon Patriebalere a tutti.

QUESTO ARTICOLO SI DSTRUGGERA’ AUTOMATICAMENTE IL 13 MARZO 2013 ….. FINITI ANNIVERSARI FINITE CELEBRAZIONI

Radionotes from NYC: Hurry … Hurry – fretta….fretta

Bisogna andare di fretta qui
Assioma: lo yankee va di fretta, sempre, anche se non c’è bisogno, il turista va tranquillo sempre, anche quando rischia di perdere la metropolitana.

Succede così che in un affollato sottopasso della subway mi scontro per due volte in pochi metri con una piccola vivace signora anziana, probabilmente è colpa mia perché tendo a passeggiare anche nei sotterranei delle stazioni e non è detto che vada dritto sparato verso le scale mobili. Il mio incedere è leggermente trasversale, non proprio a zig zag ma certamente non traccia una linea retta fra punto di partenza e quello di arrivo, insomma è un cazzeggio di camminata tipica di chi non ha appuntamenti e si attarda volentieri a guardare i particolari dei sottopassi alla ricerca curiosa degli artisti da subway.  “Yo’re not american  ?” mi fa cortesemente lei. Eppure ero vestito tale e quale come un indigeno ! era il passo a identificarmi come un corpo estraneo

Le vestimenta invernali  tipiche di un indigeno nella grande città di New York:
giacca a vento North Face, diffusissima, berretto di lana calato sugli occhi,  scarpe da pioggia, niente ombrello e sguardo basso,  fisso sul cellulare diteggiando freneticamente sui tasti.
Il cellulare touch screen sta sostituendo i classico libro da subway. Tutti ma dico tutti armeggiano ascoltano leggono scrivono sui telefonino nei momenti di pausa tra una camminata veloce e l’altra, che  sia bus o metropolitana o fila di attesa, tutti. Anche io naturalmente, ma con i problemi di linea non risolti col mio gestore mi trovo a leggere solo la rubrica degli indirizzi che peraltro conosco a memoria! beh insomma si fa per darsi un tono.
L’Iphone qui lo comprano ai bambini dell’asilo al posto dell’aquilone, proprio come un regalino simbolico della infanzia, del resto si tratta di un prodotto tipicamente americano. I
Che devo dire ? qui c’è fretta per principio: c’è fretta nella fila per fare la Metrocard, devi aver deciso prima cosa ti serve non puoi chiedere informazioni se non sei padrone della lingua stretta e hai ben chiaro cosa vuoi,  c’è fretta nel salire e scendere dal vagone della metro, educati ma determinati, senza spinte ma con una pressione costante avanti/dietro, c’è fretta nel fare le ordinazioni al ristorante, non ti danno il tempo di capire il contenuto di quel panino assurdamente rigonfio, non c’è la possibilità di farsi consigliare, di chiacchierare un pochino col cameriere “lei cosa prenderebbe al posto mio sa sono un po’ nostalgico della cucina italiana ma vorrei assaggiare qualcoa di tipicamente americano, cosa mi consiglia ?” scordiamocelo. Il piatto così è spesso una sorpresa “guarda che voleva dire quella cosa lì …. Uh, ma sarà commestibile ?” C’è fretta nel passeggio per strada. Anche i semafori segnalano i secondi ancora a disposizione per i pedoni per ottimizzare i tempi: tra venti, diciannove diciotto secondi le auto partiranno  a razzo e se sei ancora sulle strisce sono cavoli amari, forza puoi farcela mancano otto secondi, dai !I

Insomma è un concetto diverso, la città non si ferma, non rallenta solo perchè ci siamo noi, ha un ritmo proprio ed è un ritmo vibrante, come il rimbombo che sale attraverso le grate che si aprono sotto i piedi sulle linee oscure della metro e rimandano cupi brontolii di treni in corsa e fumo e sbuffi di calore.
Mi trovo un po’ a disagio, non ho questi ritmi, sono un provinciale della piccola provincia italiana e per di più, fortunatamente, non ho orari, per cui tendo a bighellonare più che andare nei posti. Decisamente tra questa folla in movimento sono un elemento di disturbo, un ostacolo deambulante, un intralcio inutile.

Eppure mi piace questa frenesia, è così diversa da me, mi sento come se mi facessi trasportare dalla corrente: loro vanno spediti per la loro meta, avranno pure una meta, penso,  io galleggio ondeggiando come un galleggiante tra le onde, con ritmo diverso, asincrono rispetto agli altri, ma vado, mi muovo comunque. Una specie di trasporto pubblico gratuito, la folla che ti guida portandoti con se, dove si va non lo so, ma si va  dove va la corrente più forte degli altri, tanto dovunque si vada qui a New York, a me piace sempre

clic ed ascolta la mia voce ,,,,,, e sopratutto la musica

 

Radionotes from NYC: Starbucks Stardust – Starbucks e la polvere di stelle

La Starbucks fondata a Seattle nel 1971, è una catena internazionale di caffetterie  che offre ai propri clienti una ottima varietà di caffè, cappuccini e pasticceria. Il nome Starbuck deriva da Moby Dick, era il nome del primo ufficiale del “Pequod”,  il logo è una sirena  a due code stilizzata, i colori sono  bianco e verde.

Negli Stati Uniti è considerato luogo di ritrovo per giovani, qui a New York è l’approdo sicuro per gli appassionati di internet, i freddolosi, i disorientati e i deboli di vescica.

Mi spiego: Innanzitutto è uno dei pochi luoghi dove la rete wireless consente il  collegamento internet gratuito a cellulari e notebook,
Bisogna sfatare il mito  che in America la rete wi-fi sia onnipresente  e gratuita, non è vero, funziona come in Italia, le migliaia di reti presenti in città sono protette salvo alcuni luoghi istituzionali, qualche piazza e, appunto, tutti gli Starbucks.
Dentro questi locali stazionano quindi gruppi  di giovani e meno giovani intenti a navigare e chattare al modico costo di un cappuccino, che tanto modico poi non è in se per se, se non in relazione ai servizi aggiunti, si vai dai tre dollari in su.

Altro servizio aggiuntivo che gli Starbucks offrono in inverno è la temperatura ambiente che consente di riparare le estremità dal freddo pungente della metropoli, il personale è giovane e disponibile, non rompono le balle se con un caffè ce ne stiamo seduti per ore, stanno dalla nostra parte.

Questa catena funziona bene anche come luogo di appuntamento, punto di appoggio, ovvero come non perdersi nella grande città andando da uno di questi Starbucks all’altro.
E poi quando hai finalmente capito come è fatto un “cinnamon dolce latte” e l’hai pure imparato a pronunciare ti ci attacchi indissolubilmente   e te lo puoi ordinare in ogni posto, è sempre quello, fa parte delle piccole certezze della vita quotidiana.

E vogliamo parlare dei bagni ? sembra che in città non esista l’obbligo dei servizi igienici nei locali pubblici, quindi se si ha un bisogno urgente di tipo collettivo familiar-turistico e pensiamo di entrare in un bar qualunque e al costo di un caffè lungo o di una coca andare in bagno in cinque a intasare il water siamo sulla cattiva strada. Moltissimi locali non dispongono di bagno, o fanno finta di non disporne, è quindi sempre bene chiedere se è presente prima di ordinare, altrimenti grazie lo stesso.
Gli Starbucks invece hanno i restroom e sono a disposizione. Grandiosa sicurezza quando si è fuori per strada dalla mattina alla sera. A proposito restroom è una delle parole fondamentali da imparare, non usare dizioni tipo wc, toilet, water, salle de bain o ritirata, non capirebbero.

Sono tante le catene di caffetterie a New York, magari più buone o più raffinate ma gli Starbucks hanno questa poliedricità di funzioni, questa capacità di attrazione, questa popolarità universale che gli altri non hanno.

Appendice degli Starbucks è portarsi il caffè bollente per strada e sorseggiarlo lentamente camminando veloce, attenzione perché si tratta di due movimenti a sincronismo opposto. D’inverno è utilissimo per tenere la mano al caldo e poi fa tanto status symbol portarsi il bicchierone di cartone, è un must di New York,  l’ho fatto anch’io naturalmente, ci mancherebbe anche a costo di fare casino fra tracolla, ombrello, macchina fotografica e guanti.
Insomma un approdo, un riferimento, una stazione di posta, un faro nella notte.
Per fortuna New York è piena di Starbucks, oltre duecentocinquanta, piazzati in tutti i punti strategici, quindi anche per noi turisti è facile darsi un appuntamento ed ordinare con noncuranza un Caramel frapuccino fingendo di essere  Tom Hanks e Meg Ryan in  You’ve Got Mail – C’è posta per te. E a proposito di polvere di stelle, prossimamente avremo anche un film  diretto da Gus Van Sant: How Starbucks Saved My Life – Come Starbucks mi salvò la vita.
Beh, io non sono ancora a questo punto.

di seguito la versione originale: audio, rumori e musica

La Magione

La Magione
Via Perticaia, 35 – 51030 Serravalle Pistoiese (PT)
tel. 0573.518066www.lamagione.it
Quando si balla  
domenica sera liscio con disck jockey
Prezzo  
12 euro con pizza e bevuta
Pista da ballo  
10 passi x 9 passi
Parcheggio  
Davanti al locale
Dove si mangia  
Si viene per la pizza, il ballo è un extra

Non so neppure io il perché della recensione di questo locale: non è una balera, un dancing, night, casa del popolo o circolo. E’ solo una pizzeria ristorante con prezzi popolari che la domenica sera propone come appuntamento fisso il ballo liscio abbinato alla pizza.
Sarà perché ci siamo capitati in una ventina di lisciomani affamati dell’una e dell’altro in una serata di umore favorevole, sarà perchè ci abbiamo trovato un altro gruppone di malati di ballo come noi, sarà perché la pizza è buona e abbondante e il prezzo contenuto, o perché il personale è cordiale, o perché si trova a metà strada fra la valdinievole e la città, comunque fatto sta che ci siamo stati bene e vale la pena di segnalarlo.
La pista da ballo è parte della sala ristorante, un po’ di sgombero di tavoli et voilà ecco comparire il pavimento a qudrelloni avorio con dieci passi per dieci liberi da intralci.
Non è molto, ma ricordiamoci che non è un locale finalizzato al ballo.
Beh a dire il vero un problemino c’è: si tratta di una colonna portante in cemento che troneggia in mezzo alla pista e che rappresenta un certo rischio per le giravolte, fate conto di avere qualche ballerino ottantenne che si struscia nel mezzo e scansatelo con garbo, anche perché se non scansate vi farete male, cosa che non accade di solito con i ballerini ottantenni immobili che pomiciano.
Ah già,  la musica: non si può pretendere un’orchestra, basta un disck jockey con l’impianto, non so se l’impianto è fisso però è sufficiente per i malati di liscio e del cico cico, ciquito, mambo e chachcacha, insomma dei balletti che si usano fare in gruppo.
Un locale per ballerini accoppiati, infatti  non c’è una frequentazione da sala da ballo, pertanto non ci troverete il partner se non ve lo portare da casa.
Per il resto, via,  la domenica sera ci può stare, è amichevole e non impegnativo.
E poi per dodici euro vi danno pizza, birra dolce e ballo … volete mi’a anche ‘na fettina di ‘ulo cò pinoli, eh ?, come dicono a Livorno.
Mezzo ballerino …..e una quattro stagioni!

PS
Per non farsi mancare nulla al venerdì cacciucco, al sabato pizza e karaoke, pranzo della domenica e tutte le sere pizza. Evvvaiiii !

 

 

Meno male che si balla !

Sto proprio trascurando il blog ma confesso che questa cosa delle storie per radio mi intriga troppo. Sto a passà interi pomeriggio intorno al mixer ed al microfono a fare vocine e dire scemenze che Emanuele, bontà sua, manda in onda.
A proposito … visto il nuovo look di Radio Danza ? …………. e i diggei ?  ……..
Una meraviglia …..  “come er corpo umano”  direbbe Romolo della posta de cuore.

Intanto rifletto aspettando risposte che non arrivano

L’inganno di internet è che illude che tutto sia a porta di mano, trasfigurando la realtà oggettiva in una virtuale che, appunto, non è proprio reale .

Le amicizie di Facebook per esempio….. ma che razza di amicizie sono? un pubblico di semisconosciuti a cui triturare i marroni con le nostre elocubrazioni sul mondo !

Buongiorno universo  ……. stamattina sono sereno ……(e chissenefrega !)… clicca  e arriveremo a 10.000 mi piace ………(e mi piace cosa ?) ….condivido ………… (???) e poi frasi buttate là come in discorso ripreso del quale il filo  …..
Stavolta mi sono proprio rotto !
È proprio vero che l’amore è cieco (?????)
La vita è un giro (???????)

Mi “taggano” in foto che non mi dicono niente e me le ritrovo sul profilo indissolubili, perennemente legate a me.

Altri pubblicano filmati del cavolo nei quali appaio senza chiedermi neppure il permesso, magari mi pescavano con la ganza
Oggi dieta macrobiotica  ….. esticazzi !
Odio la juve ……… io no !, ma perchè lo dici al mondo ?

Uno dei miei contatti aspetta come un avvoltoio che apra Facebook per mandarmi un ciao hai niente da fare oggi ?” è diventato un tormentone  “Ho da fare ma pure se non avessi un cazzo da fare non starei comunque con te a discutere !

Co sto cavolo di realtà virtuale perdiamo di vista la realtà. C’è gente che ha mille amici sui social network e sta chiusa in casa, da sola.
Si crede di proporre idee interessanti con un clic “invia a…”   e finisce che non ti caca nessuno

E intanto si balla !  e meno male !

Circolo Ricreativo Piteccio

Circolo Ricreativo Piteccio
Via S. Felice E Piteccio – 51100 Piteccio (PT)
tel. 0573.42030
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
13 passi x 9 passi
Parcheggio  
In paese lungo le strade
Dove si mangia  
Meglio provvedere prima di venire a ballare, non c’è un servizio ristoro

Bene, bene ……, al termine di una serata sconclusionata fatta di locali chiusi e mancate cene siamo finiti a Piteccio, giusto per farsi un’oretta di movimento in compagnia, balletti di gruppo e fostrotti a tutto andare con orchestrina e spazio a disposizione, molti clienti se ne erano già andati a letto.
Solo così i miei compagnoni lisciomani potevano finire a Piteccio, per una intuizione improvvisa e non premeditata, scatenata dalla impellente esigenza di placare la febbre del sabato sera.

E’ il solito circolo arci: bar, biliardo, flipper e sala riunioni che si trasforma al sabato in sala da ballo. Niente di speciale, niente di rifinito o ricercato, nessuna pretesa, solo il riferimento musicale e danzante del paese di Piteccio.
Finalità perfettamente e felicemente raggiunta.
La sala sta dieci scalini sotto il bar, ed è al bar che si fanno i biglietti. Il fatto di scendere non è un grande impatto emozionale sembra di stare in cantina come ai tempi del beat, ma non siamo così in basso, è piuttosto che il terreno degrada repentinamente di un paio di metri e se si aprono le porte di sicurezza del locale ci si trova inaspettatamente all’aperto su un grande spiazzo di campagna. E’ più l’idea del sottosuolo della cosa in sè.
Scese le scale in un breve corridoio c’è lo stender con le grucce per il guardaroba  fai-da-te,  un bancone da birra alla spina, disattivato, cucina e bagni e finalmente la sala sa ballo.
Un androne non tanto rifinito, la pista bordata da una fila di tavolinetti in finto marmo e sediole thonet; neon sopra la porta d’ingresso e luce diretta di riflettori bianchi,  il locale è molto illuminato, volutamente poco intimo. Pavimento a listelli di gres granigliato scuro (marmorizzato ?), ci si balla bene, muri un poco scrostati con inserti colorati.
L’impressione è quella di trovarsi nella stiva di un traghetto con il soffitto altissimo o in hangar da eliporto o in una vecchia corsia di ospedale, quelle dove stavano venti letti per lato, con le pareti verdoline e le canalizzazioni elettriche a vista.
Un ambiente un po’ freddino per colori e illuminazione fatta da fari smaccatamente variopinti avvitati a tralicci metallici sporgenti.
Dieci finestre a vasistas, lassù in alto, ricambiano l’aria, il soffitto è mosso. a grandi scalini rivestiti da una cosa che non capisco sia plastica o carta da parati verde marcio, grossi dischi colorati in plastica compaiono qua e là appiccicati al soffitto e alle pareti con lo scopo di dare movimento e atmosfera, ma sono sciupati e fanno tanta tristezza.
Il lato dietro l’orchestra, posizionata in angolo, è incorniciato da quinte in muratura anche queste rivestite da carta da parati verde, nel mezzo una parete bianca presumo sia il fondale per proiezioni cinematografiche,   il piccolo palco dell’orchestra è posto davanti ad una serie di grandi disegni dei Peanuts ed alla scritta “Charlie Brown Circolo Ricreativo Piteccio 1956”.
Ospita una scuola di ballo di liscio fiorentino, una rarità da queste parti …. ma io tengo per la juve e di fiorentino e un’ voglio nulla !

Attenzione a non sottovalutare: questo circolo è molto vitale e ospita volentieri le iniziative dei giovani del posto e della città, una circostanza rara e preziosa da salvaguardare.

Giudizio
Un po’ “naif”, ognuno del posto ha messo del suo per personalizzare  un ambiente polifunzionale legato ad eventi giovanili ed esigenze di tarda età, insomma è il circolo di questo paese e guai a chi lo tocca. E chi lo vuol toccare !!!!

Fatto sta che le rare volte che vengo qui mi sembra un po’ di disturbare l’intimità del posto, però mi trovo bene e siamo sempre i benvenuti. I like it !
Un ballerino pieno pieno

Ponte alle Tavole

Ponte alle Tavole
Via Gora e Barbatole, 209 – Pistoia tel. 0573.401260
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con orchestra
domenica pomeriggio liscio con musica riprodotta
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
19 passi x 9 passi
Parcheggio  
A fianco del locale, sterrato
Dove si mangia  
Meglio provvedere prima di venire a ballare, non c’è un vero servizio ristoro

Una premessa: per un motivo o per un altro i miei approcci con questo locale sono sfortunati.
La mia prima esperienza è legata a un periodo di alcuni anni or sono di tentativi di ballo miseramente naufragati, tentativi che mi convinsero che non ero propriamente portato per queste cose, che poi non era neppure vero !
La seconda volta sono incappato in una serata di  calore insopportabile e di  pienone, era in giugno, alla chiusura della stagione. Si trattò di un’avventura tra gente, sudore, bibite ghiacciate e ballo, fortunatamente  si esibiva un ottimo gruppo musicale.
Ci siamo divertiti … (???), alla fine sembravamo reduci dal Camel Trophy, il lato positivo è che abbiamo perso qualche chilo di peso a testa.
Sono poi ricapitato alle due del mattino di una fine anno pensando ingenuamente di entrare gratis o con poca spesa e sono stato respinto con un “no” secchissimo. “Entra solo chi ha pagato la cena” e capirai ….. …
Infine sono tornato il pomeriggio della domenica per curiosare, pagando il biglietto ovviamente ed ho trovato di  nuovo la sala strapiena, non  c’era l’orchestra ma un attempato disck jockey faceva girare pezzi di liscio terzinato a go go.
Questa volta ho intercettato il presidente del circolo per avere informazioni sulle caratteristiche e le storie del posto e mi sono sentito sbattere la porta in faccia, per fortuna in senso figurato.
In pratica si è tassativamente rifiutato di rispondermi, non si fidava delle mie intenzioni, non credeva nel mio interesse di documentarista delle balere, anzi mi ha liquidato con maniere scortesi ed ostili. E stata l’unica volta che è capitato nelle mie peregrinazioni di balere.
Bene, faremo a meno della sua collaborazione.

Si tratta di una pista storica per la città, con una tradizione ininterrotta di molti anni di ballo. E’ la “cosa” che più assomiglia al significato di balera.
La balera è un locale da ballo tendenzialmente orientato verso un pubblico di estrazione popolare che si caratterizza per il tipo di musica che in essa si suona e balla: il liscio. Per questo la balera non riscuote particolare successo fra i giovani, mentre rappresenta un sicuro punto di aggregazione e socialità per coppie mature ed anziani.
Ecco, ho detto tutto.
Sulla grande pista in  piastrelle di gres chiaro si incontrano e si incrociano nel liscio coppie mature, molto mature.
Si tratta di uno stanzone molto ampio, una specie di capannone con le pareti spoglie pitturate di bianco e una illuminazione al neon da sala macchine, quattordici  fari sui quattro lati diffondono luci colorate da sala da ballo.
Il  guardaroba sta dentro la sala ed è del tipo minimalista: una serie di stender con grucce, ovviamente incustodito. Dietro il palco dell’orchestra un brutto murales raffigurante fiori esotici, il pavimento è a piastrelloni bianchi con inserita una cornice a scacchi che delimita la pista ideale, le sediole sono rosse del tipo conferenza, credo che qui si tengano spesso riunioni assembleari, e i tavoli piccoli, non si sta comodi a chiacchierare. La biglietteria è appena fuori la porta della sala, un tavolinetto con il bigliettaio che stacca i biglietti.
Opportuni lavori di ristrutturazione hanno tolto di mezzo le quattro aggressive colonne che un tempo troneggiavano in sala togliendo spazio ai ballerini e visuale ai sedutini, e creando pericoli per le corna dei camerieri (ma mi sa i camerieri non siano previsti).
C’è un pubblico di fedelissimi e variopinti ballerini di tutte l’età, intendo dai sessanta in su, età che tende ad elevarsi nel pomeriggio domenicale, una sana alternativa alla partita a briscola e alle bocce.
Qui si viene per stare insieme, ritrovare parenti e compagni, habitué con lo stesso “vizio” del liscio.
Non so se nascono amori senili qui dentro di certo la gente si diverte e mostra una affezione al locale difficilmente riscontrabile altrove.
Una scuola specializzata in ballo latino e caraibico tiene i corsi in  questa sala durante la settimana, è l’unica folata di movimento e gioventù.

Giudizio
Adatto a signore e signori molto attempati, economico e con buone orchestre, si ballerebbe bene sulla grande pista ma il pienone che sembra esserci sempre toglie spazio, i frequentatori non sono ballerini rifiniti piuttosto amanti della compagnia e del movimento lento, li troverete su ogni centimetro della sala compreso il centro dove ristagnano con i loro passettini in tranquilla convivialità, se uno intoppa una vecchia conoscenza si ferma e si mette a discorrere in mezzo alla sala, tanto gli altri ci gireranno attorno .
Ambiente paesano dove si ritrovano vecchi amici e una tradizione di musica e ballo di tutto rispetto
Mi sembra però un posto chiuso, diffidente, riservato alla tarda età e che non gradisce le novità, capisco perché i miei compagni ballerini  lo evitano con somma cura.
L’ho detto, sono sfortunato negli approcci con  questo locale, ma ora che ho fatto la mia recensione mica ci torno più !
Beh, se un sabato sera non doveste trovar posto in nessun altro locale della provincia, balera, night, discoteca, bocciofila, circolino, pianobar o pub ……… potete sempre optare per il cinema !
Un ballerino … e mi sciupo

Brigidino

Dancing Brigidino
Via Leonardo da Vinci 26 – Borgano – Lamporecchio tel. 0573.82351   347.7878774
Quando si balla  
sabato sera liscio e revival con orchestra
domenica sera liscio e revival con orchestra
Prezzo  
inferiore a 10 euro
Pista da ballo  
17 passi x 12 passi
Parcheggio  
Non molto grande a fianco del locale
Dove si mangia  

I brigidini sono i tipici dolci di Lamporecchio:  cialde dorate friabili, di forma ondulata e rotondeggiante di circa sette centimetri di diametro, gli ingredienti sono zucchero, farina, uova ed essenza di anice. Quando si morde scrocchia.
Lo si trova facilmente sulle bancarelle delle fiere  e delle sagre toscane, nei luna park, e fuori delle chiese nelle feste del patrono. Gli ambulanti lo cuociono sul posto tramite un marchingegno che è un indecifrabile misto tra un impastatrice ed un bidone di benzina, confezionandolo in un tipico sacchetto trasparente dalla forma stretta e allungata dal costo oscillante dai tre ai sette euro.
La leggenda vuole che nel medioevo siano state le suore del vicino convento di Santa Brigida, il cui compito era quello di produrre le ostie, ad inventare per sbaglio il brigidino. Tutto cominciò con un errore di una qualche monachina che si confuse mentre stava preparando l’impasto delle ostie. Per non sprecare quel composto, che pure doveva già essere gradevole, le sorelle pensarono di ingentilirlo aggiungendovi dei semi di anice.
Secondo me  la monachina era  precedentemente strafatta di anice e pasticciò con l’impasto concependo quindi questo meraviglioso portento.
Nacque così quel chicco destinato a divenire una tradizione a Lamporecchio, dove la ricetta si tramanda di generazione in generazione dando vita a molte botteghe artigianali specializzate proprio nel brigidino, i miei gusti privilegiano da sempre la Pasticceria Carli che per inciso sforna anche un delizioso berlingozzo composto dello stesso impasto, ma molto più morbido.
Si dice nella piana che a Lamporeccchio si siano fatti ricchi coi brigidini e ci deve essere del vero. Ecco dunque che anche la sala da ballo locale rende omaggio allo sfizioso manicaretto ed abbiamo quindi il Brigidino di Lamporecchio, per l’esattezza di Borgano di Lamporecchio.
Sarebbe un po’ come intitolare al Castagnaccio la sala da ballo di San Marcello, o il Ventricino quella di Piancastagnaio, e così il Lampredotto di Scandicci e il Mallegato di Pescia.
Ma non è proprio così, è piuttosto che a Lamporecchio sono orgogliosi del brigidino e effettivamente gli devono molto. Il brigidino  è una specie di nume tutelare del posto.

Ma veniamo al dunque
Finalmente i miei compagnoni lisciomani sono venuti con me al Brigidino.
Questa sala da ballo si trova in località Borgano e qui ci tengono a specificare che non si tratta di Lamporecchio anche se i due abitati sono contigui.
Il paese è in posizione strategica non troppo lontano dalle città per scoraggiare gli appassionati, accoglie gli affezionati frequentatori del posto e solo chi ha veramente voglia di ballare tanto da farsi qualche chilometro in più da Pistoia e Prato o dalla vicina Valdinievole.
L’edificio è un parallelepipedo munito di tetto spiovente, proprio come nei disegni infantili. In origine sede dell’associazione Reduci e Combattenti è da 35 anni il circolo arci di Borgano. Mantiene viva con orgoglio la tradizione del ballo liscio per due giorni a settimana e comunque rappresenta luogo di aggregazione per tutto l’anno aprendosi anche per feste e rappresentazioni delle scuole.
E’ un pochino stantìo come si dice dalle nostre parti, un po’ vecchiotto insomma, ma ci sono scelte funzionali difese a spada tratta dal gestore Enrico Leporatti, anfitrione squisito e appassionato, di una gentilezza di altri tempi.
Le sedie in plastica ad esempio, sono quelle bianche da giardino che costano pochi euro e decisamente non sono belle, rispondono però ad una logica, sono impilabili e facilmente trasportabili, consentono di trasformare la sala in una grande palestra per la scuola di ballo o per altre manifestazioni, e poi sono più facilmente pulibili rispetto ai divanetti di stoffa che tendono ad assorbire e rilasciare con insospettabile lentezza la polvere di secoli di ballerini, e poi, ammettiamolo, sono pure comode.
Ciò che si perde in belluria si guadagna in funzionalità, quel fenomeno del Leporatti mi ha quasi convinto con le sue teorie.
Sul botteghino, però, non accetto scuse, andrebbe rifatto perché pare una garitta con la cassiera incastonata al buio come una sentinella tra cassetti e scontrini.
Anche il guardaroba non è propriamente moderno, in compenso la guardarobiera è una signora affabile e spiritosa, verrebbe voglia di fermarsi a chiacchierare tutta la sera senza neppure entrare.
Il bar è da casa del popolo, il che non è necessariamente un’offesa, fuori moda e accogliente, senza grandi pretese né ambiziosi barman, ma coi quotidiani e le carte da gioco sui tavolini, la sala giochi e la tivvu sempre accesa, da paese insomma.
Tra convenevoli e chiacchiere alla fine si entra nella bella sala rettangolare: palco dell’orchestra rustico in legno sullo sfondo, grande quanto basta, ai lati una fila di tavoli e sedie ed in fondo una triplice fila, sulla parete opposta all’orchestra troneggiano i grandi specchi per far rimirare le signore e soprattutto i ballerini della scuola di ballo “Dance Project Toscana”di Francesco Calcò che qui tiene i corsi.
Pavimento in piastrelloni di gres marmorizzato color mattone, pareti tinteggiate di rosa con tendaggi azzurri, tavolinetti bianchi e, come detto, sedie bianche da giardino.
Il soffitto è a doghe color marrone arricchito da luci colorate e quattro ventilatori a pala, non è altissimo.
Al Brigidino si balla bene perché chi viene qui, scuola o no, si muove a tempo e con garbo, lasciando spazio agli altri e senza spingere, si conoscono le buone regole di comportamento della pista, i balli di gruppo sono racchiusi in brevi serie di due tre pezzi e le signore indossano scarpette da ballo estratte come per magia da  minuscoli necessaire.
In pista aria respirabile, ai tavoli si può discorrere senza bisogno di alzare la voce in un clima di cordialità agevolata dalla presenza premurosa e costante del gestore. Può ospitare fino a 250 persone.
Ovviamente a un certo punto della serata, la direzione fa girare piatti di brigidini su tutti i tavoli, e ci mancherebbe ! Si balla fino alle due e la gente si attarda volentieri.
Le orchestre sono quelle del giro, senza cadute di stile e senza slanci. E’ il regno del terzinato.
Giudizio
Non smetterei più di parlare di questo locale, mi aggrada assai, e poi mi stanno simpatici tutti. Il mio giudizio potrebbe non essere obiettivo, ma mi sento di dargli il massimo, tre ballerini, ci metterò un meno solo perché l’ingresso alla sala non è degno della qualità del posto.
Coraggio Enrico, spendiamo un po’ di soldi per il nostro croccante friabile gustoso Brigidino di Borgano.

meno

Liscio Più

Liscio più
Via A.Boito,11 Ponte Buggianese (PT) tel. 0572.635063 – 380.2629681
Liscio più é su Facebook
Quando si balla  
martedì sera liscio e tradizionale con  orchestra
giovedì sera cio e tradizionale con  orchestra
sabato sera liscio e tradizionale con  orchestra
domenica pomeriggio liscio e tradizionale con  orchestra
Prezzo  
10 euro con consumazione
Pista da ballo  
21 passi x 16 passi
Parcheggio  
parcheggio di fronte al locale
Dove si mangia  
pizzeria e ristorante gestiti dal locale

Non capisco perché nel mio gruppo di sodali buontemponi questo locale stia un poco ai margini delle preferenze, eppure ha tutto quello che essi, noi, i ballerini, i lisciomani, insomma gli appassionati di questo genere possono chiedere a una sala da ballo.
Grande, arioso, pulito, buone orchestre, personale gentile, ottimo bar, pista scorrevole, poltrone comode, tante serate, ristorante annesso.
Un locale dedicato al ballo, esclusivamente al ballo.
Il Liscio Più è questo, un grande edificio colorato in mezzo al paese, una spaziosa sala con triplice fila di divanetti e dodici colonne rivestite di specchi che delimitano  una buona pista da ballo in piastrelline quadrate 5 x 5 bianche  con inserti celesti e blù dove si scorre piacevolmente. Poi  un grande palco centrale in grado di ospitare nutrite orchestre incorniciato da due colonne e un architrave a ricreare la facciata di un tempietto classico.
Le pareti sono bianche interrotte da strisce di luci rosse, i divanetti marrone scuro a righe sottili, tavolinetti essenziali quadrati e  spazio fra le file dei divani con passaggio agevole da un settore all’altro.
Si viene a creare un’atmosfera rosea un poco ammiccante che meriterebbe di essere valorizzata con una illuminazione più tenue.
Il soffitto è alto e tre ventilatori a pale garantiscono un ricambio d’aria sufficiente a far ballare a tutto ritmo senza sudare e soffocare dal caldo, l’acustica è buona, si ascolta la musica e si riesce a parlare col vicino senza sforzi vocali.
Il bar è grande e ben fornito ed il servizio squisito, pasticcini e stuzzichini vengono messi a disposizione  a getto continuo. Accanto un megaschermo tv per chi proprio non  ne può fare a meno.
Una breve rampa di scale conduce al ballatoio, dal quale si gode una bella vista sull’orchestra e la sala, e alla terrazza esterna destinata ai fumatori.
Il sistema di pagamento è diverso dagli altri locali, si paga all’uscita in base alle consumazioni effettuate che peraltro hanno un costo a scalare: si parte dai 10 euro con una bevuta, si sale a 15 con due bevute, 18 con tre, 20 con  quattro, 21 con cinque bevute, 21,50 con sei bevute, praticamente più ci si sbronza e meno si paga !!!!
Tranquilli, alla settima bevuta quando saremo completamente strafatti, dovremo tirare fuori ulteriori 20 euro, dopo ….. spero sia previsto l’intervento della croce d’oro ….. e meno male che non ci sono i buttafuori.
La frequentazione è per ogni età, stato sociale e civile, coppie e scoppiati, giovani e vecchi, uomini e donne, belli e brutti, ricchi e poveri e matia bazar  e si balla di tutto liscio, gasato e rockenrolle e le orchestre in programma sono tra le migliori ascoltabili nel circondario, sempre di livello molto buono.
Ci sono anche dei difetti: le sedie in plastica del bar stridono con tutto il resto e non rendono giustizia alla buona varietà di bevande e spuntini proposti e il ballatoio meriterebbe una valorizzazione maggiore perché è un ottimo angolo per vedere e chiacchierare.
Il locale nel complesso è un po’ usurato, con uno stile demodè e l’ingresso della biglietteria è angusto.
Non è una semplice balera da circolo, ma neppure accattivante e luccicante come un dancing moderno.
Giudizio
Proprio non capisco perché nel mio gruppo di sodali buontemponi questo locale sia un poco ai margini delle preferenze …… a me sembra un gran bel locale.
Ci sarebbe solamente bisogno di un intervento di rinnovamento perché l’ambiente lo merita ampiamente.
Tre ballerini e un meno

    meno

Post Scriptum
Avrei descritto volentieri anche altre cose del Liscio Più: la storia, gli aneddoti, i personaggi e le orchestre famose che qui sono transitate, per questo ho chiesto più volte alla cortese direttrice informazioni che al momento non ho ricevuto.
Se c’è qualcuno che sa qualcosa di interessante sulla vita di questo locale può inserirla nei commenti e sarà cosa sicuramente gradita.

La posta del cuore: Irina sfiancata

Gentile dottor Libanore, fermo posta del cuore del SAMBA
Mi chiamo Irina, mi vergogno a dirlo, ma mio marito è affetto da satirismo, nel senso che è diventato famelico di sesso, preda di una esaltazione degli impulsi sessuali che lo spinge alla continua ricerca di nuove conquiste. Non dà pace né a me né alle mie amiche né alle donne che incrocia al lavoro o in qualsiasi altra circostanza.
Sono un paio di anni che si comporta così: prima era solo focoso, ora è un ossesso scatenato che ha perduto ogni inibizione.
Non so come fare per placarne i roventi spiriti, io mi presto purché non vada con le altre, ma sono veramente sfiancata e giù di corda.
Lei si chiederà: ma cosa c’entra con il ballo ? Niente !
Ogni tanto andiamo al Savoiardo a fare del liscio piemontese, ma in effetti non c’entra niente, lui è assatanato in sala da ballo come in ufficio o a casa, non cambia nulla. E’ che all’ingresso del Savoiardo ho visto la locandina del SAMBA ed ho letto della sua grande esperienza di vita e della sua rubrica di posta del cuore e mi rivolgo a lei per un consiglio disinteressato.
Esiste un rimedio dottor Libanore ? Ho qualche speranza che gli passi questa mania ?
La prego mi illumini.

———————————————————————————————————————

Cara sfiancata
Confesso che è la prima volta che mi si pone un quesito che con il ballo non ha a vedere nulla, proverò comunque a sollevarti dalle tue ambasce
Il tuo caso mi riporta agli anni sessanta quando caddi preda di una specie di ossessione erotico possessiva che per alcuni mesi mi sconvolse l’esistenza.
Ero reduce dal servizio di leva in quel di Pordenone, ameno luogo dove convivevano una media di venti militi in calore per ogni donna vivente, e l’astinenza dalla amata presenza femminile mi aveva prostrato anima  e corpo.
Quando finalmente mi congedai fui preso da raptus maniacale da coito che mi portò a rinchiudermi in un casa di tolleranza clandestina di Udine per un mese intero, periodo nel quale mi misi in pari con gli arretrati e con gli interessi a discapito del mio stato complessivo di salute fisica e mentale: fu in questa circostanza che  mi resi conto che esagerare fa male anche per quelle cose lì.
Solo dopo che mi fui sfogato ben bene riuscii a riprendere una vita pressoché normale, ma ti confesso che ancora oggi quando vedo una divisa mi coglie uno sturbo interiore che, come reazione, mi costringe a ricercare immediatamente una donna.
Bene se il tuo uomo soffre di questo satirismo credo che tu possa farci poco, ci vorrebbe la camicia di forza, ma non credo che sarebbe contento.
Si dice che il satiriaco ricerchi il contatto sessuale non per provare nuove sensazioni e piaceri, ma per avere un soddisfacimento psichico e fisico che non riesce mai a raggiungere. Se la mettiamo in questi termini per curare la sua mente potresti cominciare  a sciogliere con regolarità ogni mattino delle pasticchine di bromuro di potassio nel suo cappuccino, è un rimedio da sempre in uso negli eserciti  per tenere a bada la truppa ed impedire che, in preda alla voglia ed in assenza di donne, i giovani esuberanti  si inchiappettino l’uno con l’altro senza freno.
Tieni tuttavia conto che in un caso analogo una sfortunata signora  di Mentone è finita in carcere con l’accusa di tentato omicidio del marito libertino, pertanto dovresti essere piuttosto contenuta con le dosi.
Prova a chiedere consiglio a qualche maresciallo sulla durata ed intensità della cura, io non sono proprio la persona più indicata in quanto aborro il bromuro.

Tieni anche conto che il bromuro possiede caratteristiche di  fotosensibilità, in quanto sotto forma di gelatina era impiegato nelle prime fotografie di fine 800.
Veniva  spalmato su una lastra metallica ed allorquando era esposta alla luce, bromo e argento si scomponevano. La successiva fase di lavaggio del supporto portava via il bromuro d’argento più o meno scomposto, che corrispondeva alle parti meno scoperte della foto, e lasciava intatte le parti esposte, e così risultava l’effetto di chiaroscuro fotografico.
Se dopo la doccia tuo marito presentasse sul torace insolite riproduzioni di inquadrature del tinello o di scorci cittadini potrebbe dipendere dal fatto che il suo ombelico ha preso a funzionare come una reflex e produce ottime negative.
Prendiamone il lato buono considerando che potresti fare dei ritratti originali senza spesa aggiuntiva.
Per tua doverosa informazione sappi anche che il bromuro di potassio è  usato anche come farmaco anticonvulsante per cani e gatti, e solo alcune nazioni ne autorizzano la somministrazione agli esseri umani.
Insomma se oltre a volerti rinfrancare non vuoi rimanere vedova,  vacci piano