Avanzi balera: tredicesima puntata
Stasera alle 20,30 su Radio Danza Italia – http://www.radiodanza.it/streaming.html – va in onda la tredicesima puntata di Avanzi di Balera.
Al Maciucambo si festeggia il compleanno delle gemelline tuttopepe Alba e Luna Tramonti (le voci sono delle mie amiche Silvana e Patrizia) e si ricorda la loro storia d’amore in contemporanea con Rodomiro Ortiz de Ramengo, ballerino di flamenco (Roberto) mentre i Coyotes di Massalombarda ci accompagnano con il cha cha cha.
Alla posta del cuore l’amico siculo con tendenza al travestimento, scrive una nuova lettera, questa volta in tono vagamente minaccioso.
Saprà cavarsela Ivano ?
Riuscirà a tenere a freno gli interventi intempestivi di Romolo ? e…. sopratutto ….. riusciranno i nostrii eroi ad evitare il clistere quotidiano ?????
Meno male che si balla !
Sto proprio trascurando il blog ma confesso che questa cosa delle storie per radio mi intriga troppo. Sto a passà interi pomeriggio intorno al mixer ed al microfono a fare vocine e dire scemenze che Emanuele, bontà sua, manda in onda.
A proposito … visto il nuovo look di Radio Danza ? …………. e i diggei ? ……..
Una meraviglia ….. “come er corpo umano” direbbe Romolo della posta de cuore.
Intanto rifletto aspettando risposte che non arrivano
L’inganno di internet è che illude che tutto sia a porta di mano, trasfigurando la realtà oggettiva in una virtuale che, appunto, non è proprio reale .
Le amicizie di Facebook per esempio….. ma che razza di amicizie sono? un pubblico di semisconosciuti a cui triturare i marroni con le nostre elocubrazioni sul mondo !
Buongiorno universo ……. stamattina sono sereno ……(e chissenefrega !)… clicca e arriveremo a 10.000 mi piace ………(e mi piace cosa ?) ….condivido ………… (???) e poi frasi buttate là come in discorso ripreso del quale il filo …..
Stavolta mi sono proprio rotto !
È proprio vero che l’amore è cieco (?????)
La vita è un giro (???????)
Mi “taggano” in foto che non mi dicono niente e me le ritrovo sul profilo indissolubili, perennemente legate a me.
Altri pubblicano filmati del cavolo nei quali appaio senza chiedermi neppure il permesso, magari mi pescavano con la ganza
Oggi dieta macrobiotica ….. esticazzi !
Odio la juve ……… io no !, ma perchè lo dici al mondo ?
Uno dei miei contatti aspetta come un avvoltoio che apra Facebook per mandarmi un ciao hai niente da fare oggi ?” è diventato un tormentone “Ho da fare ma pure se non avessi un cazzo da fare non starei comunque con te a discutere !
Co sto cavolo di realtà virtuale perdiamo di vista la realtà. C’è gente che ha mille amici sui social network e sta chiusa in casa, da sola.
Si crede di proporre idee interessanti con un clic “invia a…” e finisce che non ti caca nessuno
E intanto si balla ! e meno male !
Ciao mare
Ciao Sardegna, due mesi di sole spettacolare, lunghe nuotate e perfetto relax.
Un saluto a Francesco Decandia e Sabrina Laconi grandi ballerini, maestri competenti e cortesi che ci hanno accolto nella loro bella scuola e dei cui insegnamenti faremo tesoro,
Un saluto ai compagni di ballo Gianni e Antonia, Sandro e Grazia, Alessandro e Elena, Alessandro e Laura, Alberto e Antonella e un “in bocca al lupo” per le loro competizioni.
Un saluto a Quirico Bacciu che ci ha come sempre allietato nelle sue serate di musica e un augurio per il suo prossimo cd.
Un saluto, e un grazie, a quelli che si sono sforzati di insegnarci lo scottis ahimè con scarsi risultati.
Un saluto ai ballerini occasionali delle feste paesane sul sagrato della chiesa, volti che diventano familiari settimana dopo settimana e che ritroviamo da un paese all’altro.
Un saluto a Chiodino e alla sua ferramenta ultrafornita che ci salva da tutti i guai.
Un saluto alla mia spiaggia del cuore ed al ginepro che ha reso leggero il sole pomeridiano.
Un saluto alla chiavetta Wind che mi ha mantenuto in contatto col mio mondo di internet.
Un saluto, senza accidenti, al ponte sul Padrogianus con l’augurio di ritrovarlo aperto la prossima volta che capiterò da queste parti.
Ciao ci vediamo tra un anno ….. o forse prima……chissà
Lezioni di ballo fai-da-te: Can Can
Buongiorno, sono l’architetto e maestro di ballo Isidoro Polvani membro onorario del Foro di Bagno a Ripoli e ideatore del “Metodo di ballo semplificato fai-da-te del maestro e architetto Isidoro Polvani, del Foro di Bagno a Ripoli”.
Mie ardite suffragette, stavolta voglio parlarvi di una danza che sicuramente riporterà il sorriso e l’allegria sui vostri volti velati della malinconia per questa giornata di pioggia e nel contempo risveglierà sentimenti contrastanti in vostro marito quando tornerà a casa la sera stravolto dalla fatica di un massacrante doppio turno in fonderia: il can can.
Il ballo è caratterizzato dall’esibizione delle ballerine che al tempo di una musica molto veloce e cadenzata alzano ritmicamente le gambe, e nel movimento si scoprono e mostrano la biancheria intima sotto le lunghe e ampie gonne e sottogonne suscitando l’entusiasmo sfrenato degli spettatori.
Il movimento del can-can si compone di una sequenza di quattro passi che si ripetono: la base è costituita da saltelli sul posto, poi nel primo e nel terzo passo si tocca terra con tutti e due i piedi, nel secondo e nel quarto invece con un piede solo, slanciando l’altra gamba verso l’alto: il primo slancio si effettua a gamba piegata, sollevando il ginocchio, il secondo invece a gamba tesa.
Le sequenze sono variabili e le sgambate e possono essere due, tre, cinque a destra e altrettante a sinistra, a chiusura ci si gira dalla parte opposta dando le spalle al pubblico e ci si china sollevando con decisione il gonnellone e mostrando in allegria il posteriore occultato da mutandoni di pizzo della nonna.
Un classico finale di ballo è la spaccata che vi consiglio di eseguire solo se siete allenate e, sopratutto, deve essere impedita ai maschietti sbronzi in vena di emulazione, quantomeno non fatela tentare a vostro marito.
Durante tutto il tempo del balletto il pubblico ride forte e batte le mani.
Dopo aver inserito nel riproduttore audio un pezzo di can-can si può iniziare.
La prima cosa da rilevare è che si tratta di una danza tipicamente femminile e che non si esegue da sole ma in un corpo di ballo.
Un corpo di ballo di can-can che si rispetti dovrebbe contare una dozzina di ballerine scatenate, nella logica del nostro metodo semplificato fai-da-te ci accontenteremo di quattro stangone, comprese voi che sicuramente stangone non siete.
Mi rendo conto che non sarà facile trovare altre tre ballerine consenzienti: provate fra le condomine, le amiche, le commesse del vostro abituale ipermercato o la sera lungo la tangenziale dove bazzicano le moldave e le ucraine. In questo caso, e solo in questo caso, assicuratevi che siano di sesso femminile tramite il permesso di soggiorno o palpamenti diretti.
Trovate le componenti del corpo di ballo, andranno rivestite a vostre spese con piumaggi sulla testa, mutandoni di pizzo, giarrettiere e un gonnellone a più strati di colore rosso scarlatto. Per questo occorrerà che vi facciate prestare la tesserina bancomat dal vostro affezionato sposo.
Per ballare un realistico cancan bisognerebbe essere alte un metro e ottanta e portare tacchi a spillo da quindici centimetri, se proprio non lo siete dovreste adattare calzature e capigliatura con tacchi tipo trampoli e cofane cotonate di varie misure per arrivare tutte ad un’altezza di circa due metri, tale da sovrastare ed incutere soggezione in tutti i maschi presenti in sala, compreso ovviamente il vostro consorte.
Scopo di questo ballo è quello di portare al parossismo l’eccitazione degli uomini presenti attraverso la tecnica del vedo-non-vedo: si sculetta, si alzano le gonne e ci si scianca, ma in pratica non si vede niente perché l’abbigliamento intimo è del tipo ottocentesco con sottogonne spesse dieci centimetri e mutandoni fino al ginocchio.
Ma è il gesto che conturba le povere ottenebrate menti maschili.
Un aiutino lo possono dare bevande con alto grado di alcool e di assenzio da distribuire generosamente fra i convitati già un paio d’ore prima dell’esibizione, una volta completamenti strafatti faranno fatica a distinguere le nudità, gli ammiccamenti e perfino la loro mamma.
Memorizzati i passi base, con una solerte applicazione ritengo che sette otto mesi di sciancamenti possano essere sufficienti, bisognerà allora decidersi ad apportare alcune piccole modifiche al vostro grazioso appartamento posto al penultimo piano dell’edificio rivestito a lastre di travertino rosa sull’argine del fiume.
La ricostruzione attendibile del ballo prevede che il corpo di ballo sia su un lato della stanza e gli spettatori dall’altro tutti schierati a sedere, come se foste a teatro, quindi nel nostro metodo fai-da-te dovremo ricreare una calda bomboniera all’interno del vostro salotto. Qualora non disponeste di una sala sufficientemente grande dovremmo fare lo spettacolo in una stanza e mettere gli spettatori nell’altra con una resa tuttavia meno convincente, un’altra interessante soluzione è quella di posizionare il pubblico in salotto e voi con le altre ballerine sul terrazzo, in tal modo le vostre esibizioni potrebbero essere apprezzate anche da coloro che passeggiano sul lungofiume
Bisognerà liberare la sala da tutti e dico tutti i mobili, dove li metterete non è importante, e riempirla di sedie, compreso quelle di cucina, quelle dei vicini, sgabelli, panche, panchine e panchetti, dovreste ricavare almeno una cinquantina di posti a sedere per un buon effetto pubblico. Alle pareti sarebbe bene attaccare manifesti della belle epoque e ritratti di ballerine, se non trovate di meglio incollate pure calendari da gommista con donne nude che fa sempre ambiente osé e aiuta a creare un clima scollacciato.
Le bibite a base di assenzio, se non trovate l’assenzio utilizzata l’anisetta, dovrebbero essere fornite in sala da conigliette che andrete a reperire in un night del centro. Assieme alle bevande offrite anche sigari e sigarette, in questa ricostruzione è importante fumare e creare un ambiente nebbioso e puzzolente di cicche, questo particolare fra l’altro dovrebbe tornare gradito a vostro marito cui sembrerà di rivivere i vecchi tempi da scapolo.
Infine sul lato dove vi esibirete andrà dipinto un grandioso mulino rosso, il Moulin Rouge appunto e la vostra ricostruzione sarà perfetta.
E ora, mie splendide e sfiziose sposine, possiamo dare il via alle danze.
Un bel tocco raffinato sarebbe ingaggiare un piccolo gigolò d’oltralpe di cinquanta chili tutto azzimato e vestito in fracchettino nero che appena il vostro consorte strafatto di stanchezza dal lavoro all’altoforno varca la soglia di casa lo accolga allegramente al grido di “Allons dancer, Vaudou, Cancan, balais, tabouuu, frou frou et voilà le Moulin Rouge“, coprendolo di stelle filanti color fucsia.
Sono sicuro che vostro marito rimarrà senza parole.
E ora, buon divertimento dal sempre vostro
Arch. Maestro Isidoro Polvani
Lu Scottis
Sarò ripetitivo ma quando sono qui dimentico le mie abitudini e mi immergo totalmente in una nuova realtà, che sia mare, natura, ballo, formaggio o altro non ha importanza. Per coloro, e sono i più, che non l’avessero già letto lo scorso anno (settembre 2011), ricupero questa storiella su un ballo tradizionale di queste parti che rappresenta per me una specie di fissazione.
Una magica notte di una estate torrida, la festa del patrono sullo spiazzo davanti la chiesa: un’orchestrina suona classici di liscio rivisitati nello stretto dialetto gallurese, a un certo punto il cantante invita tutti a ballare assieme lo scottis o come si dice qui Lu scottisi.
Il sagrato si colma di coppie di ogni età.
Non se ne conoscono esattamente le origini, forse una danza dei mandriani giovinetti elaborata in scozia come suggerisce il nome.
Si legge che una danza detta scottish compare in Francia verso il diciannovesimo secolo, originaria dell’Inghilterra o della Germania. Secondo altri è stata introdotta nel 1848 in Inghilterra sotto il nome di Polka tedesca e poi rinominata “Scottish” agli inizi della prima guerra mondiale per evitare il riferimento alla Germania. L’etimologia del nome fa riferimento a “scottischer” ossia passo scozzese. Infine, non si sa come, migrata in Gallura. Misteri delle comunicazioni di allora!
Nella versione nostrana questi ostinati di sardi si rifiutano di indossare il kilt senza mutande al posto dei severi “cartzones” di orbace bianco infilati nelle uose di pelle, anche se pure loro hanno un gonnellino molto caratteristico, il “ragas”, un semplice rettangolo di panno arricciato in vita e indossato sopra i pantaloni.
E’ l’unico ballo di coppia che abbia preso piede in Sardegna, terra di danze di gruppo, e solo in Gallura, è una via di mezzo tra la polka e i valzer.
Lo schema più comune si evolve in tre parti: i ballerini fanno un passo di polka, ovvero due passi con una sospensione partendo con il piede sinistro per il cavaliere e destro per la dama, un passo di polka nell’altro senso partendo di piede destro per l’uomo, poi quattro passi girando in senso orario. con la coppia legata o con i danzatori sciolti, alternando passi saltellati con inchini e scambio di dama e con varianti che vengono scelte e a volte inventate secondo i paesi, più semplicemente come recita la canzone di Murrighili e Deriu
“Sedici tra passi e ghjri, illu scottisi a misura ghjusta si dè fa.
Fatt’un passu v’è l’inchinu, deci passi laterali, cattru ghjri illu finali
lestri lestri e di cuntinu torr’à cumincià”.
Fu durante uno dei giri di polka che Gavino Carrus patì l’incidente.
Nella formazione folcloristica di Macarenas Gavino faceva coppia fissa con Esmeralda una paciosa sarda di ottanta chili per un metro e cinquanta, pastora e affittacamere.
Coppia solo nel ballo in quanto Gavino era scapolo solitario e mite, dedito alla meditazione contemplativa e alla cura dei lussureggianti giardini pensili dei villaggi turistici, nonché grande appassionato di tradizioni galluresi.
>Quando si iscrisse al gruppo folcloristico di Macarenas gli fu assegnata, in quanto ultimo arrivato, la ballerina emarginata, quella con la quale nessuno voleva far coppia perché, quantunque fosse cordiale e allegra, era pesante come uno scoglio di granito e agile come una mucca da latte di Arborea, inoltre avendo il baricentro radente era anche difficile da guidare e bisognava stare sempre un po’ troppo sulle ginocchia.
Lui, in quanto mite, si adattò !
Fatto è che col ballu tundo e col ballu antigu Gavino riusciva a domarla, ma con lu scottis dove si gira e ci si inginocchia spesso occorreva imprimere una maggior potenza alle braccia, come potare una siepe di viburno alta due metri in punta di piedi, e Gavino, quella sera in occasione della festa di Santa Reparata, tira e strappa, forza e molla, a un certo punto sentì uno sinistro “cloc” e gli uscì la spalla.
La extrarotazione improvvisa e troppo energica portò alla fuoriuscita parziale della testa omerale dalla cavità glenoide, infortunio comunemente conosciuto come sublussazione traumatica della spalla, con conseguente bestemmia in antico gallurese e danno irreversibile dei legamenti deputati a mantenere la testa omerale nella sua sede.
Probabilmente l’incidente fu da attribuire alla cedevolezza del pavimento in tavole di compensato stese sullo stazzu per consentire il ballo della festa, o forse al fatto che Gavino era reduce da una settimana di dissenteria da ricotta avariata, fatto sta che il poveretto cacciò un urlo sardo e si mise a saltellare da solo rompendo la formazione del gruppo folcloristico di Macarenas.
Il pubblico parve apprezzare questa innovativa variante del solista che si stacca e salta qua e là furiosamente tenendosi la spalla e gridando richiami gutturali, tanto che gli applausi scrosciarono spontanei e gli altri ballerini si misero a darci dentro ancora di più. L’Esmeralda nel frattempo disarcionata, vagava come una pallina, si fa per dire, da flipper rimbalzando nel cerchio dei danzatori mentre la fisarmonica incalzava: “tara, tarattata, trallarallallà ……”.
Lo spettacolo proseguì ancora per i sette minuti del pezzo, nessuno osava interrompere, nemmeno Gavino che per una volta si sentiva protagonista del ballo e, pur trafitto da un lancinante dolore, tentava di abbozzare un sorriso sgangherato peraltro molto somigliante a una smorfia.
Se va bene la testa omerale può riposizionarsi spontaneamente nella sua sede naturale in pochi secondi, si chiama riduzione spontanea, altrimenti la riduzione deve essere eseguita tempestivamente da uno specialista ortopedico.
In assenza sul luogo di questa figura professionale intervenne prontamente Efisio Camedda, il fabbro del paese detto “Filu-ferro” per la duplice connotazione di abile artigiano e grande bevitore di grappa.
Efisio non si intendeva di ballo e di tradizioni popolari galluresi, né tanto meno di ortopedia applicata, ma era dotato di una forza erculea associata a una certa precisione, se sobrio, che gli avevano procurato un certo credito nella raschiatura di portoni ossidati da salmastro.
Sciaguratamente quella sera Efisio non era sobrio, ma completamente strafatto di mirto e spiedini di porceddu: da un’oretta stava fissando con sguardo assente il balletto, quando questo terminò si accorse dell’incidente e, colto da un raptus di altruismo, balzò sul palco di compensato, afferrò saldamente Gavino alle spalle, senza dargli troppo tempo per protestare e bofonchiò
“Sapè io como fari, aju fattu milli volte a lu cabaddu”(So io come fare l’ho fatto mille volte alla cavalla) e girò con decisione.
Ciò che avvenne dopo è raccontato a veglia nelle lunghe sere di inverno nei ripari dei pastori di Gallura come monito a non farsi i cazzi altrui.
Gavino svenne immediatamente, ma la festa continuò con altri balli e canti fino al mattino, il gruppo di Macarenas si fermò a cena gratis e poi tutti se ne tornarono a casa alla spicciolata.
Il poveretto fu depositato su un covone di fieno e lì rimase disteso per dodici ore, il giorno seguente fu preso e condotto all’ospedale dove, per errore, gli fu riscontrato un fecaloma concallato e gli fu inserito un catetere rettale in neoprene a doppio palloncino. Si sa, al pronto soccorso c’è sempre confusione.
La spalla era oramai disarticolata ed il braccio pendeva triste sul fianco. Quando ci si accorse del malinteso era trascorso un po’ troppo tempo per rimediare efficacemente, Gavino non protestò neppure, si trattava veramente di un tipo accomodante.
Per la mortificazione Efisio si diede alla macchia, nessuno lo ha più visto in officina né in paese, si dice che vaghi sul Sopramonte insieme a branchi di mufloni e cinghiali selvatici (Sus scrofa meridionalis) ai quali fa dei piccoli lavoretti di falegnameria.
Gavino adesso ha il braccio destro completamente inerte, spenzolante a lato del corpo, ha perduto il suo lavoro di giardiniere e di ballerino del gruppo di Macarenas, però l’Esmeralda, sentendosi colpevole dell’incidente, l’ha in un primo tempo assunto come aiuto pastore d’altura, poi si è perdutamente innamorata della sua mitezza e ora fanno coppia fissa e vanno a vedere gli altri che ballalo lu scottisi.
Come ancora recita la canzone di Murrighili e Deriu
“ ..zitti zitti , cori a cori
so sbucciati tanti amori
cori a cori spaddha a spaddha senza cuntrastà”
Recentemente, grazie ai costanti progressi della scienza medica, gli è stato prospettato un intervento in artroscopia a cielo aperto che, seguendo le istruzioni su google, si è offerta di eseguire gratuitamente la signora Agnese Inzaina, abile sarta e rammendatrice di Calangianus.
Gavino ci sta pensando su.
LU SCOTTISI
Testo Giaccomo Murrighili Armonizzazione Carlo Deriu
Chistu baddu, a cantu pari
era danza rusticana
di la Scozia luntana
ch’è sbalcata da lu mari cent’anni sarà
Da un seculu in Gaddhura
c’è lu baddhu ch’ogghj ammiri.
Sedici tra passi e ghjri,
illu scottisi a misura ghjusta si dè fa
Fatt’un passu v’è l’inchinu,
deci passi laterali,
cattru ghjri illu finali
lestri lestri e di cuntinu torr’à cumincià
Lestri baddhu chi si baddha
zitti zitti, cori a cori
so sbucciati tanti amori
cori a cori spaddha a spaddha senza cuntrastà
Senza dissi mancu muttu,
zitti, ma tra ghjri e passi
li so corilu di fassi
s’hani dittu suttu suttu tuttu illu baddhà
Baddh’a tempu di sunettu
o di rittimu cantatu
da tinori accumpagnatu
da lu falzittu cumprettu cun dilliridà
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Gianfranco Salis – http://www.youtube.com/watch?v=-_hcXn82r9I&feature=related
Gruppo Folk Olbiese http://www.youtube.com/watch?v=-BYnJpsQ4j0
Sanno una sega …loro !
Tutto nasce da questa improvvisa, ritardata e rimandata passione per il ballo.
Marzo 2009: il primo collettivo di ballo da sala, e poi le serate in balera, la passione che cresce, nuovi amici della stessa età con la stessa passione e la stessa voglia di invecchiare sorridendo.
Un mondo misterioso che si dischiude. Così un ballo tira l’altro e un altro ancora e ancora una serata . E poi le lezioni e una nuova scuola e poi le prime gare e le prime scarpe col vellutino, e la scoperta di nuovi orizzonti. “A sessanta anni è tardi”, mi dicono, a sessanta anni si può, rispondo ! Statevene voi sul divano a sorbirvi la tivvu.
Poi il bisogno quasi fisico di scrivere, di raccontare queste emozioni e da qui nel 2010 nasce Patriebalere, il mio blog di piccole storie di ballerini. Nel 2011 una raccolta di novelle mai pubblicata, quest’anno trasformata in un romanzetto rosa in cerca di editore e infine (e perché no?) il gusto di leggere le mie storie, di inventarne di altre, ascoltando il sussurrio della sala da ballo, di farle ascoltare e di intervallarle con la nostra musica e con le voci autentiche dei veri avanzi di balera. Una timida proposta a Radio Zeta, manco considerato di striscio, neppure una risposta, e poi finalmente ……. Radio Danza.
Adesso non smetto per davvero, né di ballare, né di scrivere, né di raccontare !
Certi vecchi conoscenti mi dicono “carine le storie” , ma neanche le ascoltano, “…però che musiche lagnose”, e neppure sanno cosa si suona il sabato in balera, manco ci sono entrati il sabato sera in balera. Sanno una sega loro !!!!
Circolo Ricreativo Piteccio
Circolo Ricreativo Piteccio | |
Via S. Felice E Piteccio – 51100 Piteccio (PT) | tel. 0573.42030 |
Quando si balla | |
sabato sera | liscio e revival con orchestra |
Prezzo | |
inferiore a 10 euro | |
Pista da ballo | |
13 passi x 9 passi | |
Parcheggio | |
In paese lungo le strade | |
Dove si mangia | |
Meglio provvedere prima di venire a ballare, non c’è un servizio ristoro |
Bene, bene ……, al termine di una serata sconclusionata fatta di locali chiusi e mancate cene siamo finiti a Piteccio, giusto per farsi un’oretta di movimento in compagnia, balletti di gruppo e fostrotti a tutto andare con orchestrina e spazio a disposizione, molti clienti se ne erano già andati a letto.
Solo così i miei compagnoni lisciomani potevano finire a Piteccio, per una intuizione improvvisa e non premeditata, scatenata dalla impellente esigenza di placare la febbre del sabato sera.
E’ il solito circolo arci: bar, biliardo, flipper e sala riunioni che si trasforma al sabato in sala da ballo. Niente di speciale, niente di rifinito o ricercato, nessuna pretesa, solo il riferimento musicale e danzante del paese di Piteccio.
Finalità perfettamente e felicemente raggiunta.
La sala sta dieci scalini sotto il bar, ed è al bar che si fanno i biglietti. Il fatto di scendere non è un grande impatto emozionale sembra di stare in cantina come ai tempi del beat, ma non siamo così in basso, è piuttosto che il terreno degrada repentinamente di un paio di metri e se si aprono le porte di sicurezza del locale ci si trova inaspettatamente all’aperto su un grande spiazzo di campagna. E’ più l’idea del sottosuolo della cosa in sè.
Scese le scale in un breve corridoio c’è lo stender con le grucce per il guardaroba fai-da-te, un bancone da birra alla spina, disattivato, cucina e bagni e finalmente la sala sa ballo.
Un androne non tanto rifinito, la pista bordata da una fila di tavolinetti in finto marmo e sediole thonet; neon sopra la porta d’ingresso e luce diretta di riflettori bianchi, il locale è molto illuminato, volutamente poco intimo. Pavimento a listelli di gres granigliato scuro (marmorizzato ?), ci si balla bene, muri un poco scrostati con inserti colorati.
L’impressione è quella di trovarsi nella stiva di un traghetto con il soffitto altissimo o in hangar da eliporto o in una vecchia corsia di ospedale, quelle dove stavano venti letti per lato, con le pareti verdoline e le canalizzazioni elettriche a vista.
Un ambiente un po’ freddino per colori e illuminazione fatta da fari smaccatamente variopinti avvitati a tralicci metallici sporgenti.
Dieci finestre a vasistas, lassù in alto, ricambiano l’aria, il soffitto è mosso. a grandi scalini rivestiti da una cosa che non capisco sia plastica o carta da parati verde marcio, grossi dischi colorati in plastica compaiono qua e là appiccicati al soffitto e alle pareti con lo scopo di dare movimento e atmosfera, ma sono sciupati e fanno tanta tristezza.
Il lato dietro l’orchestra, posizionata in angolo, è incorniciato da quinte in muratura anche queste rivestite da carta da parati verde, nel mezzo una parete bianca presumo sia il fondale per proiezioni cinematografiche, il piccolo palco dell’orchestra è posto davanti ad una serie di grandi disegni dei Peanuts ed alla scritta “Charlie Brown Circolo Ricreativo Piteccio 1956”.
Ospita una scuola di ballo di liscio fiorentino, una rarità da queste parti …. ma io tengo per la juve e di fiorentino e un’ voglio nulla !
Attenzione a non sottovalutare: questo circolo è molto vitale e ospita volentieri le iniziative dei giovani del posto e della città, una circostanza rara e preziosa da salvaguardare.
Giudizio
Un po’ “naif”, ognuno del posto ha messo del suo per personalizzare un ambiente polifunzionale legato ad eventi giovanili ed esigenze di tarda età, insomma è il circolo di questo paese e guai a chi lo tocca. E chi lo vuol toccare !!!!
Fatto sta che le rare volte che vengo qui mi sembra un po’ di disturbare l’intimità del posto, però mi trovo bene e siamo sempre i benvenuti. I like it !
Un ballerino pieno pieno
Ponte alle Tavole
Ponte alle Tavole | |
Via Gora e Barbatole, 209 – Pistoia | tel. 0573.401260 |
Quando si balla | |
sabato sera | liscio e revival con orchestra |
domenica pomeriggio | liscio con musica riprodotta |
Prezzo | |
inferiore a 10 euro | |
Pista da ballo | |
19 passi x 9 passi | |
Parcheggio | |
A fianco del locale, sterrato | |
Dove si mangia | |
Meglio provvedere prima di venire a ballare, non c’è un vero servizio ristoro |
Una premessa: per un motivo o per un altro i miei approcci con questo locale sono sfortunati.
La mia prima esperienza è legata a un periodo di alcuni anni or sono di tentativi di ballo miseramente naufragati, tentativi che mi convinsero che non ero propriamente portato per queste cose, che poi non era neppure vero !
La seconda volta sono incappato in una serata di calore insopportabile e di pienone, era in giugno, alla chiusura della stagione. Si trattò di un’avventura tra gente, sudore, bibite ghiacciate e ballo, fortunatamente si esibiva un ottimo gruppo musicale.
Ci siamo divertiti … (???), alla fine sembravamo reduci dal Camel Trophy, il lato positivo è che abbiamo perso qualche chilo di peso a testa.
Sono poi ricapitato alle due del mattino di una fine anno pensando ingenuamente di entrare gratis o con poca spesa e sono stato respinto con un “no” secchissimo. “Entra solo chi ha pagato la cena” e capirai ….. …
Infine sono tornato il pomeriggio della domenica per curiosare, pagando il biglietto ovviamente ed ho trovato di nuovo la sala strapiena, non c’era l’orchestra ma un attempato disck jockey faceva girare pezzi di liscio terzinato a go go.
Questa volta ho intercettato il presidente del circolo per avere informazioni sulle caratteristiche e le storie del posto e mi sono sentito sbattere la porta in faccia, per fortuna in senso figurato.
In pratica si è tassativamente rifiutato di rispondermi, non si fidava delle mie intenzioni, non credeva nel mio interesse di documentarista delle balere, anzi mi ha liquidato con maniere scortesi ed ostili. E stata l’unica volta che è capitato nelle mie peregrinazioni di balere.
Bene, faremo a meno della sua collaborazione.
Si tratta di una pista storica per la città, con una tradizione ininterrotta di molti anni di ballo. E’ la “cosa” che più assomiglia al significato di balera.
La balera è un locale da ballo tendenzialmente orientato verso un pubblico di estrazione popolare che si caratterizza per il tipo di musica che in essa si suona e balla: il liscio. Per questo la balera non riscuote particolare successo fra i giovani, mentre rappresenta un sicuro punto di aggregazione e socialità per coppie mature ed anziani.
Ecco, ho detto tutto.
Sulla grande pista in piastrelle di gres chiaro si incontrano e si incrociano nel liscio coppie mature, molto mature.
Si tratta di uno stanzone molto ampio, una specie di capannone con le pareti spoglie pitturate di bianco e una illuminazione al neon da sala macchine, quattordici fari sui quattro lati diffondono luci colorate da sala da ballo.
Il guardaroba sta dentro la sala ed è del tipo minimalista: una serie di stender con grucce, ovviamente incustodito. Dietro il palco dell’orchestra un brutto murales raffigurante fiori esotici, il pavimento è a piastrelloni bianchi con inserita una cornice a scacchi che delimita la pista ideale, le sediole sono rosse del tipo conferenza, credo che qui si tengano spesso riunioni assembleari, e i tavoli piccoli, non si sta comodi a chiacchierare. La biglietteria è appena fuori la porta della sala, un tavolinetto con il bigliettaio che stacca i biglietti.
Opportuni lavori di ristrutturazione hanno tolto di mezzo le quattro aggressive colonne che un tempo troneggiavano in sala togliendo spazio ai ballerini e visuale ai sedutini, e creando pericoli per le corna dei camerieri (ma mi sa i camerieri non siano previsti).
C’è un pubblico di fedelissimi e variopinti ballerini di tutte l’età, intendo dai sessanta in su, età che tende ad elevarsi nel pomeriggio domenicale, una sana alternativa alla partita a briscola e alle bocce.
Qui si viene per stare insieme, ritrovare parenti e compagni, habitué con lo stesso “vizio” del liscio.
Non so se nascono amori senili qui dentro di certo la gente si diverte e mostra una affezione al locale difficilmente riscontrabile altrove.
Una scuola specializzata in ballo latino e caraibico tiene i corsi in questa sala durante la settimana, è l’unica folata di movimento e gioventù.
Giudizio
Adatto a signore e signori molto attempati, economico e con buone orchestre, si ballerebbe bene sulla grande pista ma il pienone che sembra esserci sempre toglie spazio, i frequentatori non sono ballerini rifiniti piuttosto amanti della compagnia e del movimento lento, li troverete su ogni centimetro della sala compreso il centro dove ristagnano con i loro passettini in tranquilla convivialità, se uno intoppa una vecchia conoscenza si ferma e si mette a discorrere in mezzo alla sala, tanto gli altri ci gireranno attorno .
Ambiente paesano dove si ritrovano vecchi amici e una tradizione di musica e ballo di tutto rispetto
Mi sembra però un posto chiuso, diffidente, riservato alla tarda età e che non gradisce le novità, capisco perché i miei compagni ballerini lo evitano con somma cura.
L’ho detto, sono sfortunato negli approcci con questo locale, ma ora che ho fatto la mia recensione mica ci torno più !
Beh, se un sabato sera non doveste trovar posto in nessun altro locale della provincia, balera, night, discoteca, bocciofila, circolino, pianobar o pub ……… potete sempre optare per il cinema !
Un ballerino … e mi sciupo
Avanzi di balera
PATRIEBALERE SBARCA SU RADIO DANZA
Da lunedì 11 giugno alle 20.30 con replica ogni giovedì alle 16 su Radio Danza.it
AVANZI DI BALERA
Un contenitore di storie semiserie di balere e ballerini
Ideato, scritto e interpretato da
Gianfranco Lotti
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Come si riceve Radio Danza, direte voi ? ebbene solo su pc o iphone o ipad, niente frequenze radio tradizionali. Siamo avanti noi eh eh ehe