Alle ore 23.30 circa di ieri notte, cioè quella che precede oggi, l’agente semplice Tumiriello Genesio in servizio di piantone notturno veniva svegliato da un sonno ristoratore da una telefonata allarmata con la quale un individuo maschile richiedeva aiuto utilizzando le testuali parole:
“Presto ….. aiuto…… madre santa .. ….la mi’moglie mi vuole sparare.”
Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante: generalità, data di nascita, domicilio fiscale, estremi della patente di guida e ultimo ma non ultimo (?) l’indirizzo dal quale stava chiamando.
A tali precise richieste, utili peraltro alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere, l’individuo rispondeva in maniera piuttosto concitata declamando solo l’indirizzo che appuravasi essere quello di Piazza degli Ortaggi della ridente località di Correggio senza peraltro specificare il numero civico, dettaglio che come vedremo rivestiva la sua importanza.
A questo punto pur insistendo per reperire i dati mancanti per la compilazione del modulo con il richiedente aiuto che farfugliava frasi sconnesse, l’agente Tumiriello allertava la pattuglia di ronda notturna con l’altro telefono in dotazione al centralino, in quanto detto centralino ha per l’appunto più apparecchi telefonici a disposizione come da regolamento.
Veniva quindi allertata subitamente la pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia che trovavasi in auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo e l’ausiliario Rino Badalà posizionato alle sue spalle. La pattuglia stazionava in località Fosdondo nelle vicinanze di una passeggiatrice abusiva conosciuta come Luana che peraltro stava opponendo resistenza verbale alle forze dell’ordine. Lasciata perdere momentaneamente la passeggiatrice abusiva, l’auto si dirigeva a folle velocità lungo la strada provinciale in direzione di Correggio e precisamente sul luogo denunciato dal richiedente aiuto e quivi giungeva in circa dodici minuti avendo polverizzato ogni precedente record di celerità sebbene con qualche danno secondario ad alcune autovetture parcheggiate sul lato destro della strada.
Giunti in Piazza degli Ortaggi la pattuglia si mostrava incerta sul palazzo nel quale effettuare l’intervento di soccorso, il maresciallo Battaglia comandava allora l’ausiliario Badalà affinché suonasse con insistenza tutti i campanelli dei palazzi circondanti la piazza al fine di reperire quello giusto. Il Badalà eseguiva di buon grado tale fanciullesca mansione e al sesto tentativo, dopo aver raccolto diversi insulti ed improperi da numerosi cittadini risvegliati in piena notte, individuava la casa giusta nella fattispecie l’appartamento posto al piano secondo del numero 17 intestato a Filippo Santiloni di Varazze quivi domiciliato e residente con la moglie Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi.
I militi piombavano subitamente nell’appartamento e quivi rinvenivano la signora Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi con in mano una Luger 08 (talvolta chiamata P08 Parabellum) che agitava in maniera maldestra e minacciosa in varie direzioni declamando le seguenti parole: “ Quel porco mi tradisce, se non mi fa subito vedere il cellulare gli sparo, sorbole !”.
Facendosi scudo col corpo recalcitrante dell’ausiliario Badalà, il maresciallo Battaglia abbastanza esterefatto intimava l’altolà alla Benesperi che come risposta traccheggiava, nel frattempo l’agente Tasselli piombava alle sue spalle e con una decisa mossa di arte marziale detta ta-che-vondo stendeva a terra la donna e le montava sopra con tutto il peso del corpo schiacciandola pesantemente sotto i suoi novanta chili vestiti.
Mentre la donna guaiva dal dolore e dalla frustrazione il maresciallo provvedeva ad apporre le manette ai polsi ed a recuperare la pistola e indi procurarle un paio di scariche a scopo intimidatorio tramite il nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla pattuglia.
Avendo ridotta finalmente al silenzio la Benesperi si sentiva aprire cautamente la porta del bagno posto in fondo al corridoio a sinistra e una testa di uomo affacciavasi nel vano della porta. Tale testa risultava appartenere al corpo del richiedente aiuto Santiloni Filippo di anni 40 coniugato, impiegato statale e incensurato fino ad oggi, il quale uscendo lentamente dal bagno si presentava in vestaglia da camera color azzurro e ciabatte di pelo e tutto tremante passava accanto alla donna ammanettata e ancora distesa a terra esanime sotto il possente corpo dell’agente Tasselli.
Riportata una calma apparente nell’appartamento il maresciallo sottoponeva a stringente interrogatorio il Santiloni al fine di ricostruire l’accaduto e veniva così a sapere che la signora Ardia-con-l’accento-sulla-i Benesperi, scoperto che il marito aveva inserito una nuova pass-uord al cellulare, non poteva più controllare il registro dei messaggini detti uo-zap in entrata ed uscita e quindi non poteva verificare le scappatelle amorose di costui. In preda a un attacco di gelosia parossistica la signora aveva pertanto recuperato la pistola Luger del marito malamente custodita nel cassettone e l’aveva minacciato di morte e danni materiali permanenti se non le avesse rivelato la nuova pass-uord del telefonino. Vista la mala parata il Santiloni, avendo evidentemente qualcosa di sessuale da nascondere dentro il cellulare, temeva di rimanere vittima di insana gelosia, e si era barricato in bagno recando seco il telefono con il quale aveva allertato il centralino del comando.
Questi i fatti prontamente ricostruiti dal maresciallo Battaglia.
A questo punto non restava che tradurre la signora incatenata in cella di sicurezza con l’accusa infamante di minaccia a mano armata nei confronti del coniuge, rissa e resistenza passiva a pubblico ufficiale e quivi trattenuta in attesa di processo sommario.
Al signor Santiloni veniva sequestrata la pistola Luger il porto d’armi, la patente di guida e il cellulare di marca cinese che viene consegnato alla autorità giudiziaria onde verificare la cronologia dei messaggi amorosi da archiviare come prova agli atti processuali.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo