Le indagini del maresciallo Battaglia – 18° – Rozzano

Il giorno 28 febbraio c.a. presso questo comando veniva sporta denuncia da parte di Friarielli Domenico fu Giuseppe, di anni 52, celibe e Tempestino Manrico di anni 45 coniugato con Tizzi Fernanda, nullatenente, incensurata, verso ignoti per il furto di oggetti ritenuti atti al lavoro dal loro furgone Ford Transit targato RZ 123 XX di colore grigio di anni 18 regolarmente riveduto e corretto.

I fatti

Il giorno 27 febbraio, che poi sarebbe ieri, i due denuncianti, che potremmo definire operai, parcheggiavano  il loro furgone nel sottosuolo del locale supermercato, identificato come Lidl, e indi salivano al piano superiore per accedere al market onde acquistare beni di prima necessità di tipo alimentare barra commestibile da consumarsi a pranzo barra merenda.

Nello stesso momento un individuo, che definiremo ladro, era appostato all’interno del garage suddetto in attesa di facili prede. Quando ha visto i due operai parcheggiare il furgone e salire al piano superiore per accedere al market, è entrato prontamente in azione. Dopo essersi accertato che in quel momento non transitavano veicoli barra persone, ha rotto il vetro posteriore dell’automezzo e ha rubato dal bagagliaio due grosse borse cariche di utensili da lavoro e non, un bottino dicesi di grande valore. Una volta terminati gli acquisti, dettagliati in allegato B, e tornati al furgone, i due operai hanno avuto l’amara sorpresa ed hanno chiamato la centrale operativa tramite cellulare di marca coreana.

L’agente Tumiriello Genesio che trovavasi di piantone alla centrale richiedeva subitamente ai denuncianti gli estremi atti alla compilazione del modello 345 Ter “Intervento per Furto su furgone” composti da identità, residenza, stato civile, codice fiscale, scadenza della patente, tessera sanitaria, codice del Green Pass e ultimo ma non ultimo luogo del presunto furto quindi, dopo una mezz’ora circa, allertava prontamente la pattuglia di ronda formata da: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al cui didietro come di consueto stava l’ausiliario Rino Badalà.

L’agente Tasselli, richiesta l’autorizzazione al capo macchina, sospendeva il pedinamento  di tale Ermelinda  Freuler, in arte Erika, massaggiatrice a domicilio e con una rapida inversione a U che abbatteva alcuni motocicli imprudentemente parcheggiati sul lato opposto della carreggiata, si recava a folle velocità presso il luogo del misfatto, in particolare all’interno del garage sotterraneo del supermercato Lidl di cui sopra dove peraltro urtava inavvertitamente una autovettura Volvo 640 con targa straniera.

Quivi giunti, una volta raccolte le prime testimonianze di curiosi e non, l’ausiliario Badalà suggeriva una perlustrazione dell’area di sosta  e il maresciallo Battaglia decideva di effettuare  la perlustrazione stessa.  Dopo  pochi istanti fu rinvenuto, diciamo pure  casualmente,  un portafoglio sul pavimento. Lo stesso fu quindi aperto usando le precauzioni del caso compresi guanti in lattice azzurro  e indi controllatone il contenuto: documenti ed effetti personali di tale Manrico Fanciullacci di anni 56 di Castellammare del Golfo, altezza metri 1,50 peso 56 chili occhi marrone, contenente 15 euro.

Il maresciallo Battaglia supponeva trattassesi di uno sfortunato smarrimento e avvertiva la centrale per poter riconsegnare il portafogli allo smarritore, senonché a fronte di pronto accertamento risultava che lo stesso Fanciullacci fosse ben noto alle forse dell’ordine locali col nome di “O’Piccirillo” reo di numerose condanne per furto con destrezza e maltrattamenti su animali da cortile.

Avveniva quindi che l’ausiliario Badalà suggerisse che forse lo smarritore del portafogli fosse proprio il ladro della borsa degli attrezzi e quindi per una fortunata e rara coincidenza il caso potesse assumere una svolta tanto inattesa quanto risolutiva. Il Maresciallo Battaglia di fronte  a tale ardita ipotesi decideva  di chiudersi in se stesso per una pausa si riflessione e dopo una ventina di minuti circa emergeva dallo stato di trance esclamando che grazie al suo intuito aveva capito che il portafogli smarrito apparteneva al ladro.

A questo punto fiutata la  pista sono iniziati i controlli a tappeto presso il domicilio del Fanciullacci, in via del Salsero, il quale rinvenuto a casa sua e messo alle strette sotto la minaccia di percosse, dopo qualche esitazione, confessava il misfatto e restituiva le borse cariche di attrezzi da lavoro sottratte dal furgone qualche ora prima, tuttora intonse.

Il ladro è stato quindi denunciato a piede libero per furto mentre il bottino è stato restituito agli operai che peraltro non ritenendosi de tutto soddisfatti quivi si sono rivolti davanti al sottoscritto per  sporgere denuncia per furto e perdita di una giornata di lavoro al nero per i motivi di cui a verbale “ la devono pagare questi ladri del cavolo che noi si lavora e ci si fa un culo così e loro non fanno un tubo dalla mattina alla sera e si drogano e ci violentano le donne… e via  e via con l’ova…“.

In allegato B:

elenco dei beni di consumo acquisiti dai due operai al supermercato Lidl per pranzo barra merenda.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://giornaledeinavigli.it/cronaca/ladro-sbadato-ruba-furgone-perde-il-portafoglio/

https://giornaledeinavigli.it/cronaca/ladro-sbadato-ruba-furgone-perde-il-portafoglio/

Le indagini del maresciallo Battaglia – 17° – Cagliari

Alle ore 00.00 circa di ieri notte, cioè di oggi, si presentavano presso questo comando il maresciallo Battaglia e l’ausiliario Rino Badalà posizionato seppure in piedi alle spalle del maresciallo stesso, unico assente l’autista agente semplice Tasselli Gerardo che trattenevasi semiaddormentato nell’auto di servizio.

La truppa trascinava seco in manette tale Giandomenico Serra di anni 53 e mesi 4, nato a Pozzolatico e residente a Decimumannu (CA), censurato varie volte per reati minori contro la pubblica quiete.

Scossosi dallo stupore, vista l’ora desueta, l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al maresciallo Battaglia sul perché ed il percome e soprattutto come mai a tale ora tarda. A tali precise richieste, utili peraltro alla compilazione del modulo RAV 74 del “Manuale delle corrette modalità di arresto e detenzione”, il maresciallo  in maniera piuttosto esagitata asseriva che trattavasi dell’autore del furto della lancia metallica della statua di San Michele Arcangelo risalente al XVII secolo  che trovavasi nell’omonima chiesa di Cagliari, furto dai più definito sacrilego e vilipendioso che destò sgomento nella locale popolazione di credenti e non.

I fatti:

Lo scorso mese di aprile un malvivente si introduceva nella chiesa di San Michele, fingendosi un comune devoto e  approfittando del fatto che la statua dell’Arcangelo, rimessa a nuovo da un lungo e costoso restauro pagato dalla banca locale, era stata posizionata davanti all’altare invece che nella sua nicchia centrale, aveva rubato la lancia uscendo poi dal luogo di culto con cosiddetta noncscialans usando la spada di San Michele come un comune bastone da passeggio, sebbene molto appuntito, e passando dunque inosservato fra la folla dei fedeli che peraltro risultava assente. Il furto era stato denunciato il 19 aprile allorquando il sacrestano, tale Virgilio Amoruso di anni 97 disoccupato, si era accorto del sacrilego furto in quanto il Santo, ad una attenta osservazione, risultava in posizione definita ambigua in quanto il braccio destro in alto impugnava qualcosa che non c’era, ovvero la lancia di cui sopra.

Il parroco aveva quindi fatto prontamente togliere dalla mano sinistra dell’Arcangelo anche la bilancia per evitare che facesse la stessa fine della lancia e San Michele risultava quindi desolatamente a mani vuote ed aveva infine esortato i fedeli a pregare un’Ave Maria per chi si era reso colpevole dello sfregio e che, sempre a detta del religioso, farà poco guadagno nel venderla, a meno che non voglia usarla per altri riti non meglio definiti.

Veniva dunque allertato il comando generale che assegnava il caso definito spinoso al drappello del Maresciallo Battaglia ritenuto a ben vedere specializzato in tutela del patrimonio artistico in quanto notoriamente appassionato delle videotrasmissioni di tale Alberto Angela, incensurato. La pattuglia investigava prontamente tralasciando vari casi di pedinamento di prostitute in corso. Ricostruiti faticosamente i fatti  grazie a un serrato interrogatorio del sacrestano, furono poscia esaminati i filmati della videosorveglianza della chiesa e di alcuni negozi della zona che portarono alla identificazione dell’autore sorpreso nell’atto efferato, ovvero il ben riconoscibile dai tratti somatici Serra, già tristemente noto alle autorità locali per atti vandalici e spesso inconsulti.

Rintracciato prontamente il 53enne Serra veniva messo alle strette dall’atteggiamento minaccioso del  Maresciallo e confessava  adducendo motivazioni definite di matrice spirituale: soffriva nel vedere la lancia che lacerava le carni al Diavolo. Così approfittando di un momento di solitudine e penombra della chiesa, aveva sfilato dalle mani della statua lignea seicentesca di San Michele,. «È stato il diavolo a ordinarmi di rubarla. Non sopportava più il dolore provocato da quella lancia, specialmente temendo che venisse direzionata verso le parti basse».

Il Serra confessava inoltre di averla tenuta gelosamente per qualche ora, il tempo di arrivare in piazza Matteotti e prendere il primo autobus per Flumini e solo lì abbandonava la sacra arma in un canneto dove a tempo debito saranno indirizzate  le ricerche. Precisasi che la lancia non è autentica è risale al XIX secolo, è di metallo ma non di pregio.

A questo punto avendo reperito i dati necessari alla compilazione del modulo RAV 74 l’agente Tumiriello dava il nulla osta affinché il Serra venisse tradotto in ceppi presso la camera di sicurezza locale e ivi venisse trattenuto a disposizione in attesa di essere incriminato per demenza senile e sottoposto a giudizio sommario per atti efferati contro la religione cattolica e non, come da regolamento, oppure essere trasferito al locale Ospedale psichiatrico.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante

Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://www.lanuovasardegna.it/cagliari/cronaca/2021/07/09/news/rubo-la-lancia-di-san-michele-nella-chiesa-di-cagliari-me-l-aveva-ordinato-il-diavolo-1.40480740

Le indagini del maresciallo Battaglia – 16° – Reggio Emilia

Addì 20 luglio dell’anno corrente si verbalizza l’indagine portata a termine nei giorni precedenti dalla pattuglia mobile al comando del maresciallo Battaglia.

La pattuglia risultava così composta: autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al didietro del quale stazionava come d’uso l’ausiliario Rino Badalà.

Il giorno 15 luglio u.s., anniversario di San Camillo,  la pattuglia stava perlustrando l’area adiacente alla località Bagnolo dove segnalavasi la presenza di signorine di facili costumi, quando  veniva richiamata dal piantone di guardia per una indagine urgente e dirottata  presso il condominio Fatebenefratelli di via del Salsero su segnalazione di tale Erika Manescu, di anni 52, infermiera, nubile  e vegetariana, di genere rumena.

Giunti sul posto, interno 5, pianerottolo a destra, il maresciallo Battaglia e i suoi uomini raccoglievano la testimonianza della Manescu che in quanto rumena si esprimeva in una lingua del tutto incomprensibile:

 “Vecina mea are sex spinto, da,  și io zento rumore de toate note  și dimensiunile nu mă fac dormire niet. Essere io poverina  în terapie psichiatrica, da”

Non avendo capito niente ma notando un atteggiamento per lo più isterico della Manescu l’ausiliario Badalà, essendo il più istruito della squadra, suggeriva di usare il traduttore di Google sul telefonino e il maresciallo pure se diffidente delle tecnologie avanzate ne autorizzava l’utilizzo per mezzo del quale traducevasi:

«La mia dirimpettaia fa sesso spinto e i rumori di ogni genere e dimensione non mi fanno dormire la notte. Ora sono in terapia psichiatrica, povera me».

Facendosi uno spiraglio di luce nella conversazione la Manescu proseguiva a briglia sciolta: 
“E' Un incubo che dura da tre anni. Sono disperata, ho dovuto modificare le mie abitudini di vita, temendo di essere coinvolta nelle sue porcherie, come dite voi italiani sporcaccioni”.
“Este un dolor que  se întâmplă de trei ani. Sunt disperat, a devut changer ma vita , temându-mă să mă implic în murdăria lui porvcate come dite vuie Italiani sporcaccioni”.

Incuriositosi il maresciallo Battaglia decideva quindi di bussare imperiosamente alla porta di fronte, lato sinistro del pianerottolo, al campanello di tale Rita Belvedere oggetto di tali insinuazioni.

Apertasi la porta raccoglieva la testimonianza della Belvedere, in arte Genevieve, di anni 44, originaria di Lamezia Terme, divorziata e procace, di professione pedicure a domicilio la quale a sua volta intendeva denunciare la Manescu per le stesse ragioni erotiche, ovvero secondo la Belvedere la vicina intratteneva vieppiù rapporti sessuali violenti con estranei di vario genere e nazionalità, con  finestre che sbattono, porte che cigolano, pugni contro il muro, risate e radiosveglie che partono a ogni ora del giorno e della notte, dice ella.

A questo punto la situazione risultava alquanto confusa e completamente opposta alla versione dell’altra donna.

Il maresciallo Battaglia anche se esperto di liti condominiali, non sapeva più a quale delle due credere e nemmeno il ben noto acume del Badalà era in grado comprendere da quale parte pendesse la ragione e da quale il torto propendendo per un pareggio di responsabilità o al massimo una connivenza.

Essi trovavansi quindi fra i famosi due fuochi tanto più che le due contendenti venute a confronto diretto stavano alzando di molto il livello dell’alterco  e cominciavano a usare le mani in maniera impropria sul pianerottolo comune. Non  sapendo più a chi dare retta e non volendo addentrarsi in questioni femminili ad alto rischio e per garantire l’incolumità degli innocenti condomini che affacciavansi al vano scale, il maresciallo Battaglia decideva di trarre in arresto sia la Manescu che la Belvedere  per molestie e stalking reciproco e verso terzi condomini e le traducevano senza manette, ma con la forza persuasiva nell’auto di servizio.

Quivi inserite sul sedile posteriore ai due lati dell’ausiliario Badalà le due contendenti reiteravano il tentativo di  prendersi a ceffoni l’una verso l’altra al punto che l’ausiliario stesso, richiesta autorizzazione semplice al capopattuglia, provvedeva ad ammanettarle al maniglione sopra il  finestrino per non essere a sua volta malmenato.

Giunti al comando il maresciallo scioglieva le due vicine di casa e le traduceva in due  celle di rigore separate a regime di  pane e acqua. La Manescu attraverso le sbarre apostrofava il maresciallo Battaglia “Tu, militare, essere peggio di  Ponzio Pilato!”

Il maresciallo chiedevasi chi fosse questo Ponzio a lui ignoto ma pur sospettando che trattassesi di offesa soprassedeva  e utilizzando tutto il suo proverbiale buon senso non denunciava la Manescu per oltraggio a pubblico ufficiale.

Raccolte le reciproche denunce gli atti del caso venivano quindi inoltrati al giudice di pace affinché  si guadagni la pagnotta anche esso o essa che sia.

Il resto del carlino – luglio 2016

Le indagini del maresciallo Battaglia – 15° – Orbetello

In data di oggi 10 dicembre c.a. si presentavano qui davanti al sottoscritto piantone Paccosi Settimio i signori Fanfani Pietro e Ulivagnoli Demetrio, pensionati e incensurati almeno fino a questo momento, i quali intendono sporgere denuncia in forma anonima verso ignoti rei di atti vandalici e scritte imperscrutabili.

I fatti.

Da alcune settimane i denuncianti, dai più definiti umarelli, nel corso dei loro sopralluoghi giornalieri ai cantieri stradali atti a monitorare l’efficienza degli operai comunali, si imbattevano ripetutamente in scritte definite misteriose con vernice nera su muri, cartellonistica varia, panchine e proprietà private. Le scritte in questione attiravano l’attenzione dei denuncianti in quanto non trattavasi delle consuete frasi scurrili aventi per oggetto  organi cosiddetti genitali o espressioni di fede calcistica del tipo violamerda, bensì di una sigla denominata “Q.S.B.” , ivi compresi i punti.

La cosa faceva insospettire i denuncianti i quali, disponendo di molto tempo libero, si spingevano oltre il perimetro cittadino di loro competenza per verificare la presenza di tali scritte in altri luoghi. Con sgomento da questa verifica risultava che la scritta appariva qua e là come per dire ovunque, infatti  nel sottopasso della ferrovia la scritta QSB  spuntava a caratteri definiti cubitali sulla parete del tunnel, è poi appariva sul muro di un condominio, in via Sicilia era stato imbrattato il divanetto dipinto da un artista locale, creazione a cui i denuncianti erano molto affezionati e via via fino oltre la frazione di Albinia, passando per le campagne del Guinzone, dove è presente sui pali della luce, fino a Orbetello, quivi presente sulle pareti della pensilina che si trova alla fermata dei pullman e, come se non bastasse, le lettere sono comparse anche sui basamenti delle statue che si trovano proprio sotto il Comune.

Nella circostanza dei sopralluoghi i due pensionati venivano dati per dispersi in quanto rincasanti presso i loro domicili solo a notte fonda.

Numerosi  cittadini di Albinia e di Orbetello si ponevano domande prive di risposta sul significato della sigla misteriosa: essa poteva significare “Quanto sei bona” oppure “Quanto sei bischero” o “Qui si beve”. Ma nella realtà che ai più appariva romanzesca nessuno sa cosa significhi Q.S.B. e già alcuni mormoravano tratterebbesi di una sigla eversiva di origine islamica, visti i molteplici immigrati presenti in zona.

Nessuno sa darsi una spiegazione. L’interpretazione popolare dimostrava lo sdegno nei confronti di chi imbratta: quella scritta è infatti uno sfregio a proprietà di privati cittadini e a panchine e spazi civici e non.

Se una scritta poteva essere tollerata, le decine che sono comparse sono percepite come uno sgarbo alla comunità Albinese.

A questo punto la comunità locale omertosa invitava i signori Fanfani e Ulivagnoli a darsi da fare e sporgere denuncia contro ignoti.

E qui siamo alla data odierna.

A specifica richiesta i signori Fanfani e Ulivagnoli si rifiutavano tuttavia di firmare la denuncia in quanto  timorosi di vendette trasversali da parte di ignoti molestatori, la presente denuncia è pertanto redatta in forma anonima.

Visto il malcontento  popolare il comando generale decideva di assegnare un pattugliamento costante delle vie cittadine alla squadra volante composta dall’agente semplice Gerardo Tasselli, alla guida della vettura, dal maresciallo Battaglia sedente anteriore, e dall’ausiliario Rino Vadalà posto al suo didietro. La pattuglia che sarà dotata della più moderna tecnologia investigativa, veniva quindi distolta dal servizio di appostamento a fine contravvenzioni a raffica in località lungomare per dedicarsi anima e corpo alla soluzione del caso vandalistico.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://iltirreno.gelocal.it/grosseto/cronaca/2020/12/09/news/una-sigla-misteriosa-imbratta-muri-e-panchine-1.39641496

Le indagini del maresciallo Battaglia – 14° – Modena

Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato a seguito di una chiamata anonima presso la tabaccheria Caponcini posta in località Navicello.

L’agente di servizio al centralino contattava prontamente la pattuglia di ronda che risultava così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro era stabilmente posizionato l’ausiliario Rino Badalà.

I fatti:

La pattuglia volante sopra specificata stava stazionando di fronte al negozio di modista di  tale Iovanka Branescu detta “la rossa” di anni 45,  divorziata e incensurata, in località San Donnino. Ricevuta la segnalazione l’autovolante abbandonava la postazione di sorveglianza della modista e si recava a folle velocità verso la località del richiamante aiuto che trovasi al lato opposto della pacifica città di Modena. Il tragitto fu percorso nel tempo di 11 minuti, semafori rossi compresi, stabilendo un record definito invidiabile per le forze dell’ordine locali.

Il dichiarante fa presente che alcune autovetture transitanti in senso opposto di marcia del percorso sono state danneggiate in più punti e potranno rivolgersi alla locale agenzia SAI Unipol per richiesta di danni e non.

Giunto sul luogo del crimine il maresciallo Battaglia provvedeva alla ricostruzione dei fatti:

Alle ore nove del mattino circa Cesare Caponcini di anni settantadue, coniugato proprietario della tabaccheria omonima,  trovavasi da solo nel suo locale composto da un ingresso nella parte anteriore, sulla destra un lungo bancone con sigarette e altri articoli da spaccio, alla metà stazionava immobile il registratore di cassa, in fondo, di fronte all’ingresso eravi un bancone più piccolo, definito trespolo, con un’altra apparecchiatura che sembravasi erroneamente come una cassa atta invece a compilare schedine del Superenalotto. Il settantenne trovavasi dietro a quest’ultima, ovvero dietro al bancone piccolo.

E qui viene riportata la sua testimonianza 

«A un certo punto sono entrati quei due tunisini o marocchini, insomma quei neri tanto sono tutti uguali di circa ventotto anni e si sono precipitati verso di me. Avevano non due coltellini, ma due coltellacci, con delle lame lunghe come una mano e anche di più. Me li hanno strofinati sul petto spingendomi con le lame e mi hanno urlato “Caccia li sordi, brutto rincojonito, li sordi, vojamo li sordi!” in un dialetto secondo me tendente all’ arabo o al laziale. D’istinto mi sono appoggiato indietro. Uno dei due allora ha spinto il trespolo verso di me, come per chiudermi all’angolo e  raggiungermi meglio col coltello. Mentre l’altro mi teneva sotto tiro, quello che si era sporto ha allungato un braccio rufolando a casaccio nella cassettiera del trespolo, ma i primi tre cassetti li tengo chiusi, lui prova e non riesce ad aprirli. Poi arriva all’ultimo cassetto, ci ha infilato la mano, e io furbo con un ginocchio ho spinto il cassetto che si è chiuso di scatto e gli ha schiacciato la mano. Lui si è messo a urlare “Li Mortacci tua. Cazzo che male, boia che dolore !”  e allora io gli ho menato alcuni cazzotti. Con l’altra mano nel frattempo ho afferrato  una bomboletta al peperoncino che tenevo da quelle parti ma mi è caduta. Quello picchiato intanto urlava all’altro “daje ‘na cortellata ! menalo!  ”. Allora io grido: “calma ragazzi, non vi agitate, vi do i soldi, non sono qui, ma là, in quella cassa dell’altro banco”. Così sono andato all’altra cassa e i banditi si sono un po’ calmati mentre uno si teneva la mano sanguinolenta. Ho fatto  finta di aprire il registratore dove sapevo di avere un’altra bomboletta spray al peperoncino più grossa, come un sifone, l’ho afferrata e ho iniziato a spruzzare lo spray in faccia ai due che si sono  coperti il volto urlando frasi irripetibili e si sono voltati saltellando, a quel punto ho preso la mazza da baseball che tengo dietro il bancone e l’ho abbattuta contro la schiena di un malvivente che si è piegato a libro,  l’altro nella foga è scivolato sul pavimento e ha battuto una craniata  nello spigolo di ferro della porta tirando una cosa che secondo me era una bestemmia araba o laziale. A questo punto i due sono fuggiti a gambe levate e mi sono calmato e ho rimesso a posto il trespolo e la mazza da baseball perché non si sa mai.

Avevo premuto anche il campanello del sistema d’allarme collegato con la polizia ma qualcosa non è andato, forse si è inceppato, meglio così, ma se ci fosse stata mia moglie sarebbe andata molto peggio per loro, lei è tremenda !».

Il maresciallo Battaglia chiedeva allora al Caponcini se intendesse sporgere denuncia verso i due malviventi ignoti fino a un certo punto, ma il tabaccaio asseriva di non aver fatto nessuna chiamata al pronto intervento perché tanto se l’era cavata da solo e non voleva problemi con la giustizia che non si sa mai, e neppure con la moglie che si arrabbia di nulla, infatti si stava domandando perché la pattuglia fosse lì a disturbare.

A questo punto, raccolta la testimonianza, il maresciallo Battaglia concludeva con perspicacia che la chiamata non era pervenuta dal Caponcini stesso bensì dai due ladri alias vittime della controaggressione mentre tentavano essi medesimi un aggressione al tabaccaio, come una specie di rinculo, e proponeva l’archiviazione della pratica come se nulla fosse in quanto nella fattispecie non era agevole individuare il colpevole.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

Le indagini del maresciallo Battaglia – 13° – Aquileia

Alle ore 07.00 di questa mattina si è presentato qui davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Battistini Adolfo coniugato Pandolfi, incensurato per ora, originario di Pozzolatico, pensionato statale, in qualità di presidente onoris causa della associazione “Amici della zuppa” per sporgere regolare denuncia nei confronti di ignoti boicottatori della imminente sagra della zuppa di Aquilea.

Il denunciante riferiva di una serie di avvenimenti tesi a danneggiare la sagra. Il primo episodio avveniva pochi giorni or sono, alla vigilia del prima settimana della sagra della zuppa, allorquando accorgevasi che tutti i manifesti propagandistici della sagra attaccati nelle vie di Lucca erano stati abilmente strappati o impunemente imbrattati con vernice rossa. Dopo aver  constatato  con rammarico che evidentemente a qualcuno non piace la zuppa anche se tale circostanza sembra impossibile o quantomeno improbabile, visto che la tradizionale zuppa di Aquileia garba a grandi e piccini, provvedeva di persona coadiuvato dal segretario della associazione e alcuni  volontari all’uopo reclutati, ad affiggere un altro congruo numero di manifesti nelle vie cittadine. La mattina successiva anche questa serie di cartelli risultava lacerata e quindi illeggibile. E così deduceva che trattavasi di vandali che per propria iniziativa o ingaggiati da organizzatori di sagre concorrenti, avevano ben pensato di boicottare l’evento realizzato dal comitato paesano.

Nella notte di ieri, il terzo episodio, quello che toglieva qualunque dubbio sulla possibilità che trattassesi di un’operazione studiata a tavolino: «Abbiamo ancora una ventina di cartelli sparsi per Lucca – spiegava commosso il  Battistini – e li abbiamo trovati con sopra, attaccato, un foglio con la scritta “evento annullato, se Dio vole !”


Su Faceboc, che funge da tam tam mediatico, in tanti si domandano se questo significava che la sagra fosse stata annullata e rinviata, e gli organizzatori hanno avuto il loro bel daffare per spiegare che tutto è regolare.

Agli organizzatori non è rimasto altro da fare che salire in auto, controllare tutti i cartelli e sistemarli col pennarello aggiungendo la scritta “Invece si fa !” perché la sagra di Aquilea deve andare  avanti, nonostante il boicottaggio: nella circostanza il denunciante precisa che oltre alla parte gastronomica sarà presente il Dj Pippo Pieretti di Altopascio  e domenica 11 il gran finale con l’orchestra Amedeo che proporrà liscio e balli di gruppo, ricchi premi e cotillons.

Rimane, tuttavia, l’amarezza per qualcosa che non era mai successo in 44 anni di storia della manifestazione.

Per le indagini e gli accertamenti del caso è stato incaricato  il maresciallo Battaglia  e la sua squadra volante, già resisi protagonisti di scioglimento di casi intricati, il quale ha assicurato che non verrà tralasciato alcuno sforzo per assicurare i malviventi alla giustizia: come primo intervento ha provveduto nonostante le proteste del Battistini al sequestro dei manifesti corpo del reato per la rilevazione delle impronte digitali e ha assicurato la presenza costante della sua squadra negli orari di pranzo e  cena  alla sagra della Zuppa.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2019/08/09/news/boicottati-i-cartelli-della-sagra-della-zuppa-1.37323935

Le indagini del maresciallo Battaglia – 12° – Cannigione

Addì ieri alle  ore 21.30 circa l’agente semplice Tumiriello Genesio stava approfittando del  turno di guardia notturno per godersi un meritato riposo quando veniva bruscamente svegliato da una telefonata anonima comminata dal proprietario del Bar Cristallo sito in località Cannigione che richiedeva l’intervento urgente di una pattuglia di forze dell’ordine.

Scossosi dal giustificato torpore l’agente Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante atte alla compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere: generalità, codice fiscale, domicilio, estremi della patente di guida e financo l’indirizzo dal quale stava chiamando che era appunto quello del bar Cristallo. Nonostante un apparente nervosismo l’individuo chiamante rispondeva esattamente alle varie domande di rito.  

Espletate le formalità l’agente Tumiriello procedeva con l’allertamento della  pattuglia di servizio  che nella fattispecie risultava essere quella della volante 41/bis comandata dal maresciallo Battaglia seduto in  auto con al fianco sinistro l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  e l’ausiliario Rino Badalà posizionato direttamente alle sue spalle. La pattuglia era in servizio di perlustrazione sul lungomare alla ricerca di  passeggiatrici  abusive e non.

Ricevuta la chiamata l’auto procedeva ad una repentina  inversione a “U” sulla litoranea causando alcuni lievi tamponamenti e si dirigeva a velocità sostenuta e sirene spiegate e luci azzurre verso il luogo del delitto.

Quivi giunti il maresciallo Battaglia si accorgeva immediatamente che il Bar Cristallo trovavasi all’interno del Camping Bellavista della medesima località e ne faceva parte integrante.

All’interno del bar veniva rilevata la presenza di un uomo di tipo  romano di anni 50 che appariva su di giri e della moglie di genere procace e di un vacanziere austriaco di età imprecisata, anch’egli in modalità alterata. Erano presenti anche il gestore stesso del Bar Cristallo chiamante soccorso e un altro gruppuscolo di persone definite curiosi di circa un centinaio di capi facenti parte del gruppo vacanze del Camping sopracitato, tutti peraltro in  abiti succinti essendo la temperatura ancora elevata per la stagione.

Poiché gli animi risultavano ancora alquanto surriscaldati e maneschi il maresciallo Battaglia ordinava all’ausiliario Badalà di brandire minacciosamente il  dissuasore modello X26 in dotazione alla pattuglia in grado di procurare  ustioni e abrasioni varie.

Calmati i bollenti spiriti dietro la minaccia di scariche elettriche ad alta tensione si poteva finalmente procedere alla ricostruzione dei fatti dai quali risultava che il succitato turista austriaco, del quale non  faremo il nome per la privacy, aveva poche ore prima preso il mano il suo cellulare di origine cinese e scattato alcune foto nel locale da molteplici angolazioni ed altezze. Un gesto questo che faceva  andare su tutte le furie il 50enne della capitale convinto che oggetto degli scatti non fosse l’arredo del locale ma il lato B della moglie, dove per lato B si intende il posteriore anale della suddetta.

Avveniva quindi che senza ascoltare le parole giustificative dell’austriaco che in un tedesco che gli astanti definivano gutturale continuava a ripetere di aver fotografato solo il bancone e le sedie in pivvucci  il turista di Roma perdeva le staffe e procedeva a schiaffeggiare ripetutamente l’austriaco nonostante le reticenze della moglie procace.

Al termine del prolungato schiaffeggiamento gli asportava il telefonino e provvedeva  alla cancellazione di tutte le fotografie presenti nella memoria, odierne e non.

A questo punto il romano sembrava calmarsi ma  il  turista e austriaco non si riteneva soddisfatto e non faceva finta di niente. Lui che fino dal primo momento sosteneva di non aver immortalato nessun posteriore, al suo fianco c’erano anche la moglie e i figli,  non ha voluto assolutamente lasciar perdere e intendeva  denunciare  l’aggressore con la testimonianza  degli astanti che infatti provvedevano immediatamente a dileguarsi.

A questo punto al gestore del Bar Cristallo non restava che richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Ricostruiti i fatti il maresciallo Battaglia provvedeva  a raccogliere pazientemente la denuncia del turista Austriaco e al sequestro del telefonino del medesimo che  in assenza di prove tangibili veniva inviato alla unità scientifica per tentare il recupero del corpo del reato ovvero le presunte foto del culo della signora.

All’uomo di genere romano in quanto sospettato di violenze ingiustificate su turista straniero venivano  ritirate la patente di guida e il libretto di circolazione in attesa di provvedimenti e veniva per il momento rilasciato a piede libero ma senza mezzi di trasporto.

Si procedeva infine a accogliere le  generalità e le testimonianze di tutti presenti ammontanti a un centinaio di astanti per gli atti processuali e alla segnalazione alla ASL competente per i tamponi resisi necessari in quanto partecipanti ad un assembramento non autorizzato in abiti succinti e senza la mascherina regolamentare. L’operazione si è protratta fino all’alba di questa mattina.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

https://www.lanuovasardegna.it/olbia/cronaca/2020/08/25/news/cannigione-foto-al-lato-b-della-moglie-volano-gli-schiaffi-1.39231789

Le indagini del maresciallo Battaglia – 11° – Altopascio

Il giorno 15 ottobre c.a. la volante contraddistinta col numero 41/bis avente a capo pattuglia il maresciallo Battaglia che trovavasi in  auto con l’autista agente semplice Tasselli Gerardo  mentre l’ausiliario Rino Badalà si posizionava al lato della strada statale con la paletta alzata al fine di comminare contravvenzioni  fermava una autovettura di marca  Polo Volkswagen di colore begiolino che procedeva con andatura definita sospetta. 

All’altolà fermi o sparo pronunciato dal Badalà imbracciante la paletta rossa  l’autovettura si fermava sul ciglio della strada. Affacciatosi   con cautela al finestrino  il milite notava una moltitudine indistinta di arti inferiori e superiori all’interno della vettura e insospettito dal caos che regnava dentro estraeva prontamente l’arma di ordinanza peraltro munita di sicura, intimando agli occupanti di scendere cautamente uno alla volta e con le mani in alto.

A questo punto la pattuglia assisteva incredula ad una scena raccapricciante in quanto dalla Polo  scendeva una folla di occupanti di ogni razza, specie ed età.

Su quell’auto, stretti come sardine, erano state infatti stipate  dieci persone. Il maresciallo Battaglia spinto dalla curiosità era frattanto sceso dall’autopattuglia e richiedeva i documenti al conducente,  tale Radu Ciobanu trentenne di origine rumena ma  residente a Capannori disoccupato e nullatenente che dichiarava la propria estraneità ai fatti in un italiano definito approssimativo.

Il Ciobanu risultava non essere in possesso di patente o di altri documenti, ma solo di una tessera nominativa del FrescoMarket di Altopascio che veniva posta sotto sequestro cautelativo. Gli altri nove passeggeri declinavano la loro nazionalità che risultava essere mista fra italiana, marocchina e albanese, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, alcuni dei quali con precedenti penali e non. L’auto intestata a un certo conte Manfredi di Ripafratta risultava inoltre priva di assicurazione, con la revisione scaduta da quattro anni, le gomme usurate e i fanali posteriori di stop non funzionanti. Dal controllo incrociato effettuato con la centrale conseguivasi che il Ciobanu non solo non era in possesso di patente ma neppure ne aveva mai fatta richiesta e possedeva bensì precedenti penali di ubriachezza molesta e maltrattamento di animali da cortile. Difficile mettere insieme così tante infrazioni. L’ausiliario Badalà spalleggiato da tutta la pattuglia, comminava una contravvenzione record di euro 10.420 di cui 5mila solo per la guida senza patente e per la quale il Ciobanu testualmente  affermava “Pazienza, tanto soldi non ci sono !”

La macchina è stata posta sotto sequestro  tramite intervento di carro attrezzi e la moltitudine degli occupanti è stata rilasciata a piede libero. Il Ciobanu è stato tradotto senza manette alla centrale per la prova del palloncino e per dare una lezione alla popolazione giovanile del luogo. Il giudice preliminare deciderà con calma cosa fare.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/10/12/news/in-dieci-su-una-polo-priva-di-assicurazione-multa-da-6mila-euro-1.17346259?ref=search

Le indagini del maresciallo Battaglia – 10° – Pisa

In data 25 settembre si presentava qui davanti a me verbalizzante tale Marta Sandretti di anni 52 nubile e illibata residente a Vecchiano di professione guida turistica la quale trovavasi per lavoro a transitare nel percorso turistico alternativo denominato “Curiosando di qua e di là” che percorre alcuni camminamenti lungo le case adiacenti le mura di Pisa.

La Sandretti stava procedendo unitamente a  gruppo di quarantaquattro  famelici turisti di ogni genere e nazionalità sul suddetto percorso quando da un giardinetto, posto a circa metri sei, protendevasi verso di loro con fare definito minaccioso un individuo di razza bianca impugnante un fucile di grosse dimensioni che così appellava il nutrito gruppo: «Andate via, cosa avete da guardare brutte merde ? andate via sennò vi sparo».

A seguito di tale minaccia armata alcuni turisti in età avanzata venivano colti da malori di varia natura quali svenimenti, vomito, fuggi fuggi e diarrea e si veniva quindi a creare un panico definito incontrollabile nella comitiva.

Al termine del caos la Sandretti effettuava la conta tramite appello nominale con alzata di mano dal quale appuravasi  che quattro anziani di genere maschile e femminile dovevano ricorrere alle medicazioni della Misericordia per ecchimosi sparse da calpestio maldestro. Inoltre una coppia effettuante il viaggio di nozze d’oro originaria di Wuttenberg (Germania) risultava dispersa  fino a tarda notte quando veniva rintracciata in una cappella mortuaria  di proprietà della famiglia Nencini nell’adiacente camposanto monumentale.

Poscia la suddetta Sandretti si faceva carico di sporgere  denuncia contro ignoti, peraltro riconoscibili, per minaccia  a mano armata, offese a turisti stranieri e non, provocazione e lesioni multiple e abbandono di anziani.  

In data di ieri 29 settembre, come la famosa canzone, veniva inviata sul camminamento in oggetto una pattuglia investigativa formata dal maresciallo Battaglia e dall’ausiliario Badalà, in quanto il terzo componente agente semplice Gerardo Tasselli stazionava nell’auto volante parcheggiata in temporaneo divieto di sosta.

Dopo accurate ricerche percorrendo il suddetto camminamento turistico il maresciallo Battaglia veniva minacciato anch’esso da una coppia agguerrita e, disvelatosi, appurava che trattavasi di tale Joele Pancani di anni 65 e della sua legittima consorte Nadia Lottini in Pancani di anni 65 anche lei, pensionati  residenti nell’appartamento posto al numero civico 2 della strada adiacente il didietro delle mura di Piazza dei Miracoli di Pisa.

A seguito di sopralluogo trattavasi di appartamento di modeste dimensioni ad equo canone godente di una superba vista sulle mura stesse e sul camminamento sopra citato.

Di fronte al persuasivo e stringente interrogatorio effettuato in loco  i due  Pancani ammettevano il proprio comportamento e lo giustificavano asserendo che ogni giorno, tre volte al giorno una manipolo di sfaccendati turisti di ogni genere e religione transitavano davanti al loro giardinetto  gettando sguardi invasivi e spesso commentando in maniera malevola le loro abitudini alimentari ed il loro abbigliamento definito casual o trasandato. Il Pancani sosteneva altresì di essere stato oggetto in alcune circostanze di lancio di noccioline e banane da parte di turisti parlanti lingue straniere, forse americane.

I due coniugi protestavano con veemenza e intendevano sporgere denuncia contro numerosi ignoti per disturbo della quiete familiare e calunnia acciocché venisse fatta giustizia nei loro confronti in quanto non beneficianti di alcun corrispettivo economico per queste visite con sosta, bensì essendo vittime di sbeffeggiamenti ilari e non.

I due intendevano inoltre richiedere i danni materiali e morali  alla agenzia “Viaggi Ardimentosi srl” organizzatrice dei tour “Curiosando di qua e di là”.

Il maresciallo Battaglia trovavasi quindi nella invidiabile posizione di essere il terzo fra i due litiganti e procedeva di autorità  al sequestro dell’arma, un fucile a pallettoni e ad una cartucciera piena di cartucce a sale grosso fatte a mano dalla tesso Pancani.

A questo punto nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e anche della donna per favoreggiamento  e contestualmente il processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/pisa/cronaca/2018/12/02/news/punta-un-fucile-contro-i-turisti-sulle-mura-basta-guardare-dentro-la-mia-proprieta-1.17521860

Le indagini del maresciallo Battaglia – 9° – Capannori

Alle ore 07.00 di questa mattina si presentavano qui davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Genesio Baccolini fu Giovanni di Turrita di Siena celibe e incensurato fino a questo momento e il signor Attanasio Furgiuele originario di Pozzuoli nullatenente seppure perito informatico, i quali venivano qui scortati dalla pattuglia comandata dal maresciallo Battaglia nelle loro vesti dei due litiganti.

Ma veniamo ai fatti

Nel corso della serata quasi notturna di ieri sera in località Capannori si stava svolgendo presso il Bar Stellarossa di proprietà di tale Xu-Xiaohao-Kozu di origine cinese una partita di calciobalilla a due ritenuta molto accesa dai testimoni avente in palio una serie di bevute per tutti gli avventori nel corso della quale venivano segnati molti goals da parte della squadra degli omini di colore rosso manipolati dal Baccolini tramite manovra detta “frullone”, modalità non prevista dalla contesa secondo il regolamento vigente nel bar Stellarossa essendo essi qualificati come non professionisti del settore calciobalilla.

Nonostante le reiterate proteste del Furgiuele il Baccolini insisteva svariate volte nella effettuazione del suddetto tiro a frullone infliggendo numerosi punti all’avversario ed avviandosi quindi a concludere  trionfalmente la partita  a proprio favore.

All’ennesimo utilizzo del tiro proibito ed alle parole che secondo le testimonianze il Baccolini rivolgeva all’avversario “Te tu sei una sega a biliardino!” il Furgiuele evidentemente esasperato dalla tattica aggressiva dell’avversario aveva una reazione dai più definita sopra le righe in quanto estraeva dalla tasca posteriore dei calzoni una pistola scacciacani a pallini di gomma parecchio dura  ed esplodeva alcuni colpi in varie direzioni, dette anche a casaccio, colpendo una fila di bottiglie del bancone, due avventori di striscio e più che altro il torace del Baccolini.

A questo punto scatenavasi una baraonda generalizzata all’interno del Bar Stellarossa e mentre il proprietario cinese chiamava utilizzando la lingua italiana il pronto intervento i due contendenti più un folto numero di avventori procedevano ad una rissa tramite spintoni, calci e numerosi cazzotti.

Il caso volle che la pattuglia volante comandata dal maresciallo Battaglia trovassesi  nelle vicinanze di ronda presso il cinema Eden dove veniva proiettato il film a luci rosse “Malattie veneree”   e quindi poteva intervenire nel giro di pochi minuti.

Al  sopraggiungere della pattuglia i contendenti che erano già fuoriusciti dal locale e si trovavano nella strada antistante ove proseguivano incessantemente i combattimenti, tentavano di allontanarsi il Baccolini a piedi e il Furgiuele salendo su una autovettura Clio verde con targa VY 345 GH, indi detto Furgiuele dava una sgommata dai più definita poderosa e si dirigeva ad andatura costante verso il Baccolini colpendolo nel posteriore tramite  cofano anteriore e gettandolo a terra ove veniva trascinato per metri dodici.

Dopo di che il Furgiuele, non sazio, scendeva dall’autovettura impugnando  il cric e, nonostante il timido  intervento dell’ausiliario Badalà, cercava di calarlo sul cranio del Baccolini inerme.

Il maresciallo Battaglia decideva quindi di intervenire e provvedeva  ad applicare una scarica di botte al Furgiuele tramite il  manganello d’ordinanza  annientandone le velleità e quindi a tradurlo ammanettato mani e piedi in centrale.

Trasportato al nosocomio di Capannori al Baccolini veniva riscontrato oltre allo scioc  emotivo, anche un politrauma e contusioni sparpagliate dappertutto che i medici giudicavano guaribili in un mese e quindi dimesso avendo firmato la liberatoria sanitaria.

L’arma, una modello 92 di scacciacani modificata calibro 8 marca Bruni con canna di 15 centimetri è stata sequestrata.

Presentatisi qui davanti a me verbalizzante i due contendenti rifiutavano una pacificazione bonaria in quanto il Baccolini intendeva sporgere denuncia per aggressione a mano armata e tramite autovettura nei confronti del Furgiuele mentre costui gridando “ommesfaccimmo”  tentava ancora di colpirlo tramite una sedia facente parte dell’arredo del commissariato centrale. 

Nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e contestualmente il processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.

Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo

http://iltirreno.gelocal.it/lucca/cronaca/2018/11/18/news/spara-al-rivale-del-calcio-balilla-e-lo-travolge-con-la-macchina-1.17475024

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