La possessione è il fenomeno per cui un organismo o spirito estraneo, diavolo o demone, prende possesso del corpo di una persona, si lega alla sua anima e la controlla e la tortura mentre è ancora in vita. La persona in questione viene definita indiavolata o indemoniata.
Un demone ballerino si è impossessato di me.
Un Jinn burlone, un satanello adulatore mi ha abbindolato con promesse di fantastici passi e figure di tango sbarbandomi dal mio comodo divano davanti alla tele, con false lusinghe mi ha trascinato in pista da ballo e ora che mi controlla fa il cazzo che gli pare.
Non c’è altra spiegazione al fatto che quando ballo non so mai cosa potrà accadere: potrei andare bene o anche sbagliare tempo e passi, stare su o stare giù con le spalle, schienato o addosso alla ballerina, inciampare nelle stringhe o scalciare gli avversari. Il mio ballo è totalmente fuori controllo.
Appena terminato devo guardare l’espressione di chi sta intorno per capire coime è andata e se si è fatto male qualcuno perché non sono assolutamente in grado di ricordare né di capire, come fossi in trance.
Hai voglia di dire “abbi pazienza”, “ci vuole tempo….”,
Macché tempo, ci vuole un esorcista!
Categoria: pensieri notturni
Terzo anniversario
Dio come passa veloce ! Il tempo intendo.
Eccoci ancora qui a celebrarci: terzo anno di ballo e secondo di blog, visto che le date coincidono in questa settimana di marzo.
Patriebalere ha due anni di vita.
Il blog a dicembre è migrato su piattaforma Aruba e con un dominio finalmente personale www.patriebalere.it.
Ci sono stati circa 6.200 contatti ovvero volte in cui qualcuno ha cliccato ed aperto una pagina, con una media di otto visite al giorno.
Sono molto fiero della veste grafica del blog e della suddivisione in argomenti:
pagina principale
la posta del cuore
le mie balere
lezioni di ballo fai da te
avanzi di balera
abc delle gare di ballo
Le storie che vedono protagonisti i compagni di ballo sono quasi del tutto scomparse, non è che non ci sarebbe di che raccontare piuttosto stanno diventando cose di amici, fatti personali e non mi va di metterle in piazza, ce le godiamo fra noi.
Si tratta quindi di racconti di pura fantasia anche se qualche acuto osservatore potrà riconoscere negli atteggiamenti particolari di qualche personaggio i tratti di qualcuno di noi.
La posta del cuore di Ivano Libanore è il mio divertimento maggiore, una sfruculiata goliardica totalmente priva di senso.
Le lezioni di ballo fai-da-te di Isidoro Polvani le ho scritte tutte d’un fiato l’estate di un anno fa, al mare, ne pubblico una ogni tanto. Vi sono molto affezionato ma so che non piacciono molto.
Sono rammaricato che le recensioni de Le mie balere non aumentino, ma per una serie di circostanze il sabato sera non andiamo quasi più a ballare e la cosa ci manca molto.
Al contrario l’abc delle gare da ballo si arricchisce settimanalmente di nuovi capitoli, cose che ci toccano personalmente o vediamo da vicino nei palazzetti di mezza Italia.
Avanzi di balera infine è la mia sfida più rilevante, l’embrione di una storia articolata con luoghi e personaggi da piccolo romanzo. Ci sto lavorando sodo, ogni tanto esce un capitolo a mo’ di esperimento.
Tre anni di ballo
Il 12 marzo 2009 assistemmo attoniti alla nostra prima lezione collettiva di ballo da sala, un giovedì sera fortunato in quel di Candeglia.
Non sapevamo niente del tango, del valzer, del foxtrot e di qualunque altra cosa che invogliasse a muovere piedi e fianchi a tempo di musica ed eravamo intimamente convinti che fosse un tentativo inutile.
Ieri, tre anni dopo, abbiamo partecipato al trofeo Lunidanza a Livorno, gara competitiva nazionale danze standard classe B3 categoria 56/61 anni.
Non interessa come è andata , interessa piuttosto che si può fare, come si usava dire
YES WE CAN
È vero la filosofia del yes we can non va più di moda in politica, ma vi assicuro che in altri campi è sempre valida.
We can, si può imparare a ballare a sessant’anni eccome se si può, ma attenzione non è tutto facile, come in ogni attività occorrono determinazione, ambizione e perseveranza ……. e un bel po’ di quattrini !
Dunque il mio invito caloroso è: andate a ballare, imparate a ballare, divertitevi e fate movimento a tempo di musica e tra la gente, non ci sono controindicazioni.
Se qualche lettore incuriosito vuole capire cosa significa divertirsi a tempo di liscio e senza impegno può andare il giovedì sera al Circolo Sperone dove i miei amici ballerini Adriano e Manola si divertono da matti e mostrano i movimenti elementari del ballo.
Se poi qualcuno volesse veramente imparare a ballare come si deve c’è una sola risposta: Dance Style Academy dei miei grandissimi, fantastici e superlativi maestri Barbara Benedetti, Marco Bartolini e Christian Costa. Il massimo.
www.patriebalere.it
Per Natale il regalo che mi sono fatto è questo blog nuovo di zecca con un marchio tutto mio “www.patriebalere.it” ! spero sia di vostro gradimento, …..a me mi garba tanto tanto tanto! …..
Ancora un Buon Natale
Sono andato a cercarmi il messaggio di auguri natalizi di un anno fa e ho fatto la conta di coloro ai quali questa volta non dovrei fare gli auguri, vuoi perché non ci frequentiamo da mesi, vuoi perché la corrente di empatia si è interrotta o le strade si sono come si suol dire divaricate.
Si tratta di un mucchio di gente.
Talvolta ci si ritrova in scelte di campo senza alcuna malevolenza accorgendosi che un poco alla volta si è intrapreso un percorso diverso che conduce verso altre frequentazioni, altre convinzioni e altri interessi.
Un pezzo di strada della nostra vita percorso assieme e poi l’oblio.
Non c’era niente di sbagliato prima, non c’è niente di sbagliato adesso, è solo che le cose cambiano anche senza di noi, anche sopra di noi.
Così il mio pensiero è ora rivolto a tutti coloro con i quali incrociamo i ricordi di ieri e le aspirazioni di oggi.
Auguri dunque al popolo dei ballerini e dei sedentari, agli assidui frequentatori di balere disponibili a lasciarsi andare per il fugace tempo di una canzone, auguri a maestri e allievi, ai virtuosi danseur impomatati chiusi nei frac e agli indaffarati, disarticolati tirocinanti, alle danseuses appannate e pur sempre eteree e alle spose esuberanti fasciate di crinoline e pajettes con tante prospettive alle spalle.
Auguri a quelli che alla sera in macchina, tornando a casa, ascoltano le canzoni della radio, a quelli che non sono ancora sazi di musica, a quelli che rimandano ostinatamente l’ora del rientro, a quelli che prima di dormire parlano ancora una volta di giro naturale ed a chi fa già progetti per la prossima sera.
Auguri a chi dopo una sera di ballo si getterà sul letto ancora truccata con la voglia di dimenticare tutto e a chi toglierà il fondotinta con flemma davanti allo specchio ripensando a proposte di incontri futuri, accarezzando speranze che al risveglio non saranno più le stesse.
Auguri a quelli che per una notte hanno dato il meglio e non sono ancora appagati e a quelli che hanno trascorso un’altra serata da soli, a guardare gli altri sorridere, e tuttavia non hanno abbandonato la speranza.
Auguri a quelli che domani dormiranno fino a tardi e non ricorderanno le avventure di oggi ed a quelli che sogneranno la ballerina con cui hanno condiviso una fugace beguine, auguri a quelli che hanno già sonno e non combattono più.
Auguri a voi compagni di passione e di di queste notti di musica e danza, auguri a voi che animate queste storie di speranza e malinconia, auguri a tutti voi, pipistrelli notturni, compagni della mia sera.
e chi vi ferma a voi !
“Danzare è come parlare in silenzio. E’ dire molte cose, senza dire una parola.”
(Yuri Buenaventura grande cantante colombiano di salsa)
LAIDE Libere Associazioni di Idee……. a ferragosto
Oggi è ferragosto dal latino feriae augustae, giorni feriali introdotti dall’Imperatore Ottaviano Augusto per la fine della raccolta del grano e nei quali gli uffici e le scuole restavano chiusi, ci si dava all’allegria e si facevano regali.
Il Cristianesimo, una volta divenuto religione dell’Impero, inserì diverse feste proprie al posto di quelle pagane, ferragosto è diventata la festa dell’Assunta: la Madonna, al momento del suo trapasso, chiamato anche Dormizione, si trasferì immediatamente, sia con l’anima che con il corpo, in Paradiso fu “assunta”, ricevuta, accolta in Paradiso.
L’Assunta è anche una ballerina di Ripafratta, dove c’è l’omonima stazione ferroviaria incustodita, il sabato va a ballare il liscio al circolo dei lavoratori disoccupati.
La disoccupazione in Italia è in forte crescita, dunque ci sarebbe più tempo per dedicarsi al ballo, però c’è sempre meno voglia perché i pensieri sono altri, altro che cazzate !
Finisce che l’Assunta non trova partner per i suoi valzer saltellanti e deve accontentarsi dei balli di gruppo da fare con altre spose, vedove e nubili donzelle del circondario di Ripafratta, i soli uomini arruolabili sono pensionati bolsi, i giovani sono incazzati neri col mondo, ridotti a comperare gratta e vinci per conservare la speranza di una vita migliore.
L’Assunta il lavoro ce l’ha, fa la manicure per corrispondenza, non si guadagna tanto ma ci sono poche spese vive, insomma se la cava,
Il giorno di ferragosto è festa grande in tutto il paese, non si lavora quindi i disoccupati si sentono più uguali agli occupati, purtroppo dura poco fino al mattino seguente giorno di San Rocco.
San Rocco era nato a Montpellier, proprio per merito suo oggi esistono frazioni e quartieri che si chiamano San Rocco in molte città italiane e forestiere.
Anche nella mia città esiste un sobborgo che si chiama San Rocco, lì ha la casa il mio amico Claudio che coltiva pomodori e squisite susine claudie come lui che, a differenza di lui, fanno andare di corpo a più non posso.
San Rocco era anche il patrono di Popiglio.
Una volta in questo giorno si faceva gran festa e montavano l’albero della cuccagna dove salivano i poco raccomandabili, secondo mia mamma, personaggi locali: ragazzacci di bosco coi capelli incolti e lo sguardo di sfida, sempre pronti a bestemmiare e a far cose per me proibite, tipo fumare e pescare scalzi nel torrente.
A me sarebbe piaciuto arrampicarmi sul palo scivoloso con la saccoccia di farina, allora si usava quella non il carbonato di magnesio, ma non ero proprio capace e oltretutto soffrivo di vertigini.
L’albero della cuccagna non si fa più da nessuna parte, è più sbrigativo giocare al lotto, anche se poi non si vince mai niente.
Alla sera alla casa del popolo gli adulti ballavano mazurche e foxtrot coi vestiti della domenica.
Il foxtrot è una danza briosa e veloce di origine americana che letteralmente significa “trotto della volpe. Viene eseguito nelle balere con frequenza impressionante perché il ritmo è piacevole all’ascolto e lo si può ballare gradevolmente tanto in maniera elementare quanto con elaborazioni complesse. E’ l’abbecedario dei ballerini da sala, la base che consente di trascorrere comunque una serata piacevole.
Per trascorrere una serata piacevole basta un po’ di musica e gli amici, e se non ci sono quelli basta la morosa.
Avere la morosa rende la vita amabile e movimentata, per quelli che non ce l’hanno cercarne una anche temporanea a ferragosto è più facile perché tutti hanno desiderio di allentare i freni inibitori.
Certi ballerini truffaldini che conosco sono sempre all’erta per vedere se durante un merengue a qualcuna saltino i freni inibitori. Invano.
Questo ferragosto lo passo tranquillo al mare, fra bagni di sole e di tirreno, mangio e dormo, una pacchia da terza età, ma mi manca il ballo. In compenso ci sono le vespe che entrano dentro il costume e massacrano il sopraccoscio e fanno saltare come in una polka piemontese, fortunatamente la farmacia locale è ben fornita di pomatine al cortisone,
Tanti amici sono passati da qua, alla stazione di posta, hanno abbeverato i cavalli e lasciato frutta e verdura per alimentarci e tenerci in forma per l’inverno. Si prendono cura di noi e noi di loro, recano un bagaglio di affetto e premure e pettegolezzi estivi, risate e commozione e voglia di stare insieme.
Fa caldo ed è giusto così.
C’è un sacco di gente al mare, questione di una settimana, eppure questo è il momento migliore per stare in ufficio e in città, ma vaglielo a dire a chi non può muoversi da casa che lui si che è fortunato, mica noi che stiamo in vacanza !
Da domani l’estate praticamente finisce, è vero che ci sono ancora tanti giorni ufficialmente estivi, ma è sempre finita a ferragosto.
Si comincia a pensare al campionato di calcio, ai funghi e alle caldarroste, ai nuovi passi di ballo da imparare e a una buona zuppa di pane che Marcello preparerà per noi e che mangeremo tutti assieme, con gioia.
A me vanno bene tutte le stagioni, specialmente quelle dell’anima.
Anniversario
E così è passato un altro anno e adesso sono due gli anni di ballo ed in più anche un anno di blog patriebalere. Che giornata !!
Lasciatemi fare un piccolo bilancio, diciamo un bilancino.
Un anno di blog.
Ricordo che sono partito per il bisogno di sfogare l’arretrato che avevo dentro, la voglia di curiosare e raccontare non è passata anzi è diventata una piacevole e gratificante abitudine quotidiana, non passa giorno in cui non mi occupi in qualche modo di questa passioncella, girando, parlando con gli altri, curiosando su internet o nelle sale da ballo, buttando giù appunti.
Ci sono stati 3.200 contatti sul blog, cioè per 3.200 volte qualcuno ha cliccato ed aperto la prima pagina di patrie balere, che poi abbia letto qualcosa è tutto da dimostrare, con una media di più di otto volte al giorno.
Si è visto di meglio in giro ma mi accontento, cercherò di farmi conoscere di più.
Di sicuro ci sono un paio di lettori fedeli che conosco di persona, per pudore non conto mia moglie, e forse due o tre altri che saltuariamente visitano il blog, qualcuno ha commentato, pochi a dire il vero e questo mi spiace, e non so chi sono. Ci sono due commenti che appartengono a compagni di ballo ma non ho so chi siano, o se è una sola persona, è intrigante anche questo mistero dell’anonimato, sono (oppure è) persone che mi vogliono bene, e questo mi basta.
Si è parlato di noi, dei compari e di personaggi inventati, di balere reali e immaginarie, di strampalata tecnica di ballo, di posta del cuore e di lezioni surreali, resoconti di avventure dei figli di focus e ritratti degli amici.
Narrare le vicissitudini dei ballerini mi ha appagato e divertito, altre storie sono già pronte, continuerò di certo anche per il prossimo anno e migliorerò.
Due anni di ballo
E sono pure due anni di ballo, e la mia passione è aumentata ed il mio impegno pure, trascinando la mia compagna in un tour de force di allenamenti e lezioni che la sfiancano, si sa lei lavora e io non ho un cacchio da fare tutto il giorno!
Non so cosa ci riserva il futuro e se questa infatuazione ginnico artistica avrà un seguito, per adesso me la sto godendo con intensità ed attendo con trepidazione i prossimi eventi, già questo mi sembra una piccola grande conquista.
Di certo veder gli altri ballare bene mi piace, mi stuzzica e mi ispira.
Ah se avessi trent’anni di meno, anche venti, va!, ma anche dieci non sarebbero da buttar via. A questo punto farò ciò che potrò anche se davanti alle mie aspirazioni ho un muro invalicabile di articolazioni rattrappite e di muscoli flaccidi.
Brrrrr !!!!
Non so se ci sarà un ulteriore terzo anno di ballo in crescita …… speriamo.
Ma siamo scivolati nel mieloso e invece vorrei chiudere questa celebrazione con una riflessione amara, “in cauda venenum” come si suol dire
In questi mesi si è verificato ciò che un anno fa appariva impossibile: i figli di focus sono implosi e hanno generato figli di vario genere, figli di questo, figli di quell’altro, figli di nessuno e figli di buone donne. Insomma si è respirata aria pesante di distinguo e di divisione con annessa una buona dose di rancori, malintesi, equivoci, trucchi e trabocchetti, tarallucci e trappoline.
Si sono affrontate versioni discordanti ed accanite, tesi, dossier e libri bianchi, ricorsi alla corte di giustizia dell’Aja, ad Amnesty International e al giudizio popolare.
Un gran casino di parlare e riparlare, impermalimenti e bronci: lui mi ha offeso, lei non mi parla, l’altro non mi merita, e lui chi si crede di essere, esigo delle scuse e così andando, di tutto un po’ e di tutto di più, con assembramenti e formazione di gruppi, sottogruppi e comitati, delegazioni, correnti e assemblee plenarie.
Peggio di un condominio iroso dove si discute su tutto.
Sarà mica che ci siamo conosciuti meglio è sta emergendo il nostro lato peggiore ?
Questa cosa non mi è piaciuta e non mi piace.
Io tiro dritto, non ho schieramenti da difendere, vado dove mi invitano e, soprattutto, dove ho voglia di andare, senza obblighi di appartenenza o di squadra. Non porto nessuna bandiera, rivendico ed auspico per tutti autonomia di giudizio.
Voglio chiudere questa ricorrenza con un affettuoso invito a smorzare le tensioni e le punte di orgoglio. Probabilmente l’invito non verrà raccolto, ma, se non altro, prendiamoci meno sul serio nelle nostre cazzate quotidiane e rendiamo un poco di levità alla nostra vita considerando che di cose serie in giro ce ne sono già tante !
Buon Patriebalere a tutti.
Sere d’estate
Feste dell’arci, della mcl, delle acli, del santi patrono e matrona, della madonna, della croce verde, bianca, rossa, azzurra, della misericordia, del circolo, dell’estate, del partito, del rione, della contrada e del borgo, feste storiche ed allegoriche, di auspicio e di ringraziamento, feste sacre e feste profane.
La mia città è ricca di questi eventi: iniziano a giugno, ed è una attesa spasmodica dopo l’inverno, e finiscono a ottobre che non se può più.
Ogni borgo, quartiere, paese e condominio ha una sua festa, loro, i miei amici, vanno a vederle tutte, e ad assaggiare tutte le frittelle e i necci e le frappole, le sgnaccole, le polpette, le criccole e i bigattini e i ventricini e i migliacci e i noferini e i nocentini e i lapislazzuli, tutti i deliziosi troiai tipici che le massaie e i gioviali cuochi di quel posto lì dove fanno la festa mettono allegramente sulle bancarelle come se fosse un gioco.
Per buttar giù tutto questo malloppo bevono in gran quantità acqua minerale, al massimo spuma bionda, perché sono sobri e risparmiosi, tutto si potrà dire di loro, ma non che si ubriacano.
Ma più di tutti sono attratti dall’odore del fritto dei bomboloni
I bomboloni brontolano borbottando in padella: “mas fuego, mas calor, hombre !” gridano (i bomboloni sono di madrelingua spagnola). Vogliono friggere e odorar di zucchero e cannella, vogliono andar sul piatto a fare mostra di sé per qualche istante prima che una mano rapace gli afferri.
Breve vita quella del bombolone, ma ricca di soddisfazioni: il morbido impasto di dolce farina e burro, lo zucchero zuccheroso, le mani affettuose che amalgamano con fiducia, il calore dell’olio bollente, come un bagno di sole d’agosto e poi il refrigerio del mestolo forato, l’aria fresca della sera della festa e un’ultima pioggia di zucchero a velo.
Vita di passione dolce e dedizione al palato dei ballerini che sostano per uno spuntino tra una mazurca e un tango. Lui fa la fila alla cassa, lei aspetta fiduciosa al tavolo di plastica bianca e intanto discorre con le compagne guardando distrattamente la pista.
E’ come un pit stop, un rifornimento di carboidrati per ripartire con nuovo vigore, bisogna pure smaltire la bomba energetica e non aver rimorsi di stomaco a dribblare ernie iatali.
Loro, i miei compari, si fanno chilometri ogni sera annusando l’aria tiepida d’estate ad intercettare l’odore dolciastro della friggitrice, poi si fiondano in questi posti sperduti tra vivai e inceneritori e prendono disordinatamente posto.
Sconto comitiva per venti, trenta, quaranta, non si sa quanti sono i miei compagni; occupano mezza festa da soli spostando a riunire tavoli e sedie, panche e sgabelli, poi, posati i golfini sulle spalliere, si lanciano in pista con frenesia per non perder cacciata di ballo, che sia latino o romagnolo, e via, con la notte a disposizione.
Finisce che all’una del mattino l’orchestra smonta e i volontari della sagra, ci sono sempre volontari nelle sagre, rassettano e spazzano la pista, si spengono i riflettori, restano solo le lampadine volanti delle rificolone. E loro sono lì tranquilli, finalmente si sono seduti, hanno messo il golfino sulle spalle e iniziano una nuova serata di chiacchiere ad alta voce per commentare il ballo di oggi e progettare quello di domani, perché domani, è ovvio, si ricomincia.
Sono le ferie, ferie forzate di ballerini randagi da una sagra all’altra, giornate d’estate trascorse nell’attesa della sera, del fresco, del fritto e del ballo e di ritrovare i volti conosciuti dei compagni: stessi gusti e stessi gesti.
La passione per il ballo è una scusa, quello che lega è il desiderio di non stare da soli in casa, coppie intristite dall’età e dagli acciacchi che si infiammano per uno squarcio di giovinezza che, inatteso, riporta magicamente indietro il tempo delle emozioni.
Dicono: “cosa si fa domani sera?” e questa frase raccoglie la consapevolezza di non esser soli, l’entusiasmo di rivivere la frenesia e la libertà dei vent’anni, anche allora si diceva “cosa si fa domani ?” ed era un vero domani.
Oggi è solo oggi, stasera, questa festa, adesso! Domani è lontano, ed è quello che in fondo sanno tutti.
Sono teneri i miei compagni, vivono alla giornata come fosse una eternità, prendono la compagnia come una famiglia, credono ancora al futuro, sono gelosi l’uno dell’altro come ragazzi, stanno attenti ad ogni piccolo gesto di simpatia, a una parola in più o in meno, ad ogni sguardo, come non avessero già vissuto una vita intera spesso difficile. Riassaporano l’ingenuità dei sentimenti e la fragilità emotiva degli adolescenti.
Ogni tanto mi associo, mi unisco alle loro serate randagie per feste e fiere, mi lascio prendere e coinvolgere da questa tenera nostalgia fatta di amicizia, cameratismo e progetti irrealizzabili, per qualche momento dimentico gli anni e i guai.
Più tardi, molto più tardi, a letto, quando spengo la luce, ripenso un poco alla festa, al ballo e ai bomboloni, poi, non so spiegare perché, sopraggiunge la malinconia.
Buon Natale
E’ il primo Natale di Patriebalere e voglio di fare un augurio a tutti:
auguri alla bella Miriam e a Marzio, gran signore e gran portamento, perché con le renne arrivi l’ispirazione sul giro spin
auguri alla simpatica Patrizia che è sempre stanca e a Massimo che non è mai stanco, a quando ci faranno capire qual’è il loro punto di incontro
auguri a Silvana con i piedini gonfi che non possono star fermi e al geloso Stefano che sembra guardi tutte le donne ma vede solo lei
auguri a Michela dagli occhi grandi, auguri a Marcello rifugio sicuro e caro amico
auguri alla sprizzante Monica e ad Andrea tutto preso dal lavoro, affinchè trovino il tempo per un lungo tango appassionato
auguri a Manola e Adriano, sempre vivi e sempre attivi, di qui e di là, a smuovere umori e vitalizzare e rivitalizzare, tutti ballo e nipotini
auguri a Graziana e Roberto perchè babbo natale gli porti qualcosa che gli tenga sempre al calduccio testa e piedi
auguri ad Alessandra e a Luciano e che smetta di fare il burbero, tanto ormai lo sanno tutti che ha il cuore tenero
auguri a Franchina e Alfonso, quando usciranno dal rimessaggio e si faranno vedere
auguri alla dolce Grazia e al buon amico Vinicio, alle loro premure, alle loro garberie fuori moda eppur sempre di moda
auguri a Katia e Fabio che mi hanno messo in moto e mi insegnano a muovere i piedi a tempo, che il santo dei ballerini li protegga e li illumini
auguri a Vittorio e a alla loro idea di terza età che mi piace dimolto
auguri a Annalisa e Carlo deliziosi compagni di giochi di carte e di sfiziosi buffet
auguri a santa Camilla e a Fabio con la speranza che mi procuri le gomme da neve prima dell’estate
auguri a Paola che ci ha portato a ballare la prima volta, auguri a Raffaele e al “piccolo” Iago (si raccomanda di non disturbare il can che dorme)
auguri alla dolce Silvia, di fragranza appena sfornata, e al prode Sauro sempre di ferro nonostante tutto
auguri a Francesca e Pippo sempre indaffarati sempre illavorati, sempre imballati, eppur sempre disponibili
auguri ai miei amici di mare Tiziana e Maurizio e ai loro infiniti racconti di una vita di ballo e ballerini
auguri a Teresa e a Sauro, agli arrosti, ai prosciutti e alla loro tavola imbandita,
auguri alla premurosa Enza e al premuroso e instancabile tuttofare Proto, con l’augurio che riesca a portare tutti in Sardegna nel 2011
auguri alla tenace Franca, anima vitale della compagnia e a Valdo che cerca una vecchiaia che non si fa trovare, perché davvero non la trovi mai
auguri alla frizzante Gianna e a Loriano, e alla sua ernia alla quale siamo oramai tutti affezionati, sento già che ci mancherà un po’
auguri a Gabriella e Sabatino, alle battute e alle castagne, ai bomboloni e alle torte della nonna,
auguri alla signora Antonia e ai suoi compagni di ballo del sabato sera, quando ci sono, e mal che vada, ai balli di gruppo; auguri Giuseppe per le sere in cui la fa ballare
auguri ad Alba e a coloro che hanno avuto l’idea di impiombarle le caviglie per stabilizzarla in pista
auguri all’infortunata Mariagrazia e a Daniele perché il nuovo anno porti loro gare e vittorie prestigiose, sempre se ne avranno voglia
auguri a Federica e Salvatore che con dispiacere quasi non incontro più, alle loro scelte, alle loro idee, al bar e alla Sicilia
auguri a Pina e a Piero che proprio non vedo più e che pure ci mancano, perché ogni tanto tornino da noi
auguri a Cristina sempre indaffarata e a Claudio sempre reperibile, alla loro naturale predisposizione per l’amicizia
e infine tanti auguri a Monica che sopporta le mie smanie da aspirante ballerino e con dedizione mi segue in questa dolce follia senile.
Auguri a tutti coloro che mi sono scordato di citare e auguri a Luciano del circolo di Candeglia, che sempre sarà la nostra casa. Auguri alle orchestre che ci accompagnano al sabato sera ed e infine, ma si, auguri anche alla scuola del Meoni, non fosse altro perché accoglie i nostri compagni, e a tutte le scuole di ballo, auguri alle balere, ai dancing, ai night, insomma auguri e lunga vita a tutti coloro che amano, apprezzano, capiscono il ballo ed il mondo affascinante, colorato e pazzerello che lo circonda.
Ricomincia la scuola
Settembre, riaprono le scuole e riaprono anche quelle di ballo per un altra stagione di fatiche e di sogni.
Patriebalere ha svolto una indagine anonima intervistando un campione rappresentativo di popolazione, rompendo i coglioni a casaccio ai passanti frettolosi e schivi all’uscita dei supermercati, alle fermate del bus e fuori dalle fabbriche . Ecco una panoramica di quanto hanno risposto alla interessantissima domanda:
“Andrà a scuola di ballo quest’anno ?”
Si e sono contenta, non ne potevo più di passare le serate a rigovernare e dare lo straccio per terra mentre quel fannullone di mio marito se ne sta a guardare le donne mezze nude in tivvu, ora dovrà guardare me per forza, così impara.
Quest’anno non andrò a scuola perche mi sono rotto i maroni.
SI, è il mio primo anno, mi sono iscritto al liscio. Un amico che c’è stato l’anno scorso mi ha detto che qui si cucca perché ci sono più donne che uomini, speriamo perché a me di ballare non me ne frega niente.
Abbiamo deciso di iscriverci su consiglio del consulente matrimoniale perché siamo un pochino in crisi e litighiamo ogni giorno sul come sia meglio cucinare il petto di pollo o sul tipo della candeggina o su che marca di benzina mettere, insomma queste cose vitali. Forse ballare ci farà riavvicinare però io vorrei fare il tango e lui il merengue.
No, quest’anno mi dedico al giardinaggio notturno, ci si riposa di più !
Evviva ricomincia la scuola, voglio fare la polka con tutti i maschi del corso.
Ma naturale. Se l’hanno scorso ho imparato il giro spin con avvitamento dorsale, quest’inverno voglio imparare lo spin-off del reverse figurato ambiguo, poi voglio imparare a star dritto sul tacco-pianta dei piedi. Voglio fare un figurone quando per Natale vado a ballare alla capannuccia (non quella capannuccia lì che si può pensare).
Torno a ballare perché spero che la Clara dai dai me la dia!
Noi smettiamo, abbiamo fatto un fioretto di non divertirci più. Vogliamo espiare le nostre colpe molteplici.
Viva il ballo e i ballerini.
Se trovo dove mettere il nonno vado a scuola di ballo caraibico e poi vado in crociera nei Caraibi e lo parcheggio all’ospizio.
Noi siamo contenti che la scuola ricominci così possiamo perfezionarci e fare invidia ai nostri vicini di casa che credono di essere chissacchì e confondono lo chassè con lo chassis. Roba da non credere.
Ho fatto un regalo di compleanno alla nonna e l’ho iscritta alla scuola di mazurka così qualcuno se la piglierà almeno due sere a settimana e io sarò libera di frequentare il corso di danza del ventre per provare le sensazioni che questa danza etnica orientale può regalare, aumentare la mia deficiente consapevolezza corporea, e soprattutto sviluppare la mia sensualità repressa.
Purtroppo devo smettere di ballare perché non me la sento più. E’ più di un mese che non me la sento. Chissà dove l’ho lasciata.
Sono stanco di essere depresso, non sono fatto per questo stato d’animo, sono un lottatore pertinace e in questi anni di delusioni e porte in faccia non ho mai mollato, il mio cervello ha lavorato di fantasia e dal nulla è emersa un’idea pazza prima apparsa come in un film o in sogno, poi pian piano fattasi convincente: iscrivermi ad una scuola di ballo liscio alla filuzzi e cercare una donnetta con la quale accoppiarmi in sala, accoppiarmi in senso metaforico per il momento ma senza mettere limiti alla provvidenza.
Vorrei iscrivermi alla scuola di flamenco del maestro Aragones ma finché non mi passa la peristalsi intestinale sarà meglio di no, non vorrei che a forza di sbattere i tacchi sul pavimento scappi anche qualcos’altro.
Come si vede le opinioni e le aspettative sono le più svariate e variegate al cioccolato.
E’ luogo comune che le scuole dell’obbligo del ballo si protraggano per due anni, principianti e intermedi, dopo questo periodo generalmente si ha la svolta: chi voleva imparare a muoversi decorosamente in pista e nei balli consueti ha raggiunto lo scopo e, ritenendosi soddisfatto, smette per dedicarsi alle uscite del sabato sera in balera. Chi ha desiderio di imparare nuovi balli e non li trova nella vecchia scuola va in cerca di nuove esperienze con la speranza di non dover ripartire daccapo e di non esser mai più considerato un principiante, chi apprezza l’impegno settimanale in sala o in palestra con il gruppo si iscrive ad un terzo corso avanzato che promette perfezionamento un po’ fine a se stesso perché ciò che si imparerà non lo si metterà mai in pratica in pista. C’è poi chi è stato colpito dalla patologia e passa alle lezioni private per scoprire i propri limiti fisici e di passione ed inizia una nuova e diversa avventura.
Generalmente fra i corsisti dei due anni di base si è formato un rapporto di cameratismo e amicizia che è doloroso interrompere E’ sempre un momento critico veder andar via i vecchi compagni di serate di polka e di tango con i quali abbiamo condiviso emozioni e inceppamenti e con i quali ci siamo illusi di aver imparato un poco di armoniosità, ma la vita va avanti comunque ed è naturale che ognuno faccia la propria scelta.
Così anche la nostra scuola riapre con programmi ed orari nuovi, ci saranno inevitabilmente cambiamenti anche per noi che per due anni siamo stati assieme in tante serate speciali come in una serie di appuntamenti che sembrava non dovessero mai finire, perderemo le vecchie abitudini, prenderemo altre strade.
E’ proprio per voi, compagni di passione e di avventura di tante notti di musica e danza, di questa forza inesplicabile, di questi splendidi anni di dolce declino, per voi che animate queste storie di amore e solitudine, di speranza e malinconia, per voi amici di semplici baldorie, è per voi che siedo al mio tavolo, ricordo e scrivo, ascoltando una dopo l’altra canzoni che si diffondono lentamente.
Per quelli di voi che in macchina, tornando a casa, ascolteranno le canzoni della radio, per quelli che non sono ancora sazi di musica e per quelli che rimandano disperatamente l’ora del rientro.
Per quelli che prima di dormire parleranno ancora una volta di giro naturale, per quelli che hanno dato il meglio e non sono mai appagati e per quelli che hanno trascorso un’altra serata da soli, a guardare gli altri risplendere, ma non hanno abbandonato la speranza
Per quelli che domani dormiranno fino a tardi e non ricorderanno le avventure di oggi, per quelli che sogneranno la ballerina con cui hanno condiviso un passo di tango, per quelli che hanno sonno e non combattono più.
La serata è finita, e ancora resta sospeso un momento di struggente inquietudine.
La crociera
Mi trovavo a bordo di una nave da carico in rotta per l’oriente alla ricerca di nuove danze etniche quando fui improvvisamente colpito da una violenta febbre del sabato sera con induzione alle emorroidi.
Appena la cosa fu nota venni posto in quarantena dal medico di bordo che mi sbarcò con la forza su una sperduta isola delle Cicladi per timore di epidemie a bordo dove l’equipaggio, composto di soli uomini allupati, avrebbe potuto creare disordini e ammutinamenti.
Dovetti così far sosta per un lungo periodo in una minuscola e verde isola del mare Egeo, ospite dei caritatevoli monaci ortodossi del convento di sant’Ermenegildo Zegna.
Caddi quindi preda di una fase di prostrazione fisica e morale; mi assentavo per lunghe ore dalle cure per girovagare sulle bianche spiagge dell’isola alla vana ricerca di consolazione.
Fu nel corso di uno di questi pomeriggi di profonda malinconia che mi imbattei in una bottiglia di colore verde scuro che galleggiava a breve distanza da riva, sospinta dalle dolci maree.
La curiosità in me innata mi indusse a inoltrarmi fra i flutti alla conquista dell’oggetto. Con mia grande sorpresa notai che essa era sigillata da un bel tappo di sughero. Sull’etichetta ancora parzialmente leggibile era scritto “Ferrochina Bisleri – il beverone che fa benone” una bevanda estranea alle mie pur ampie conoscenze enologiche e gastroenteriche.
La portai quindi con me alla casa dove venivo amorevolmente accudito e con molta cura provvidi ad estrarre il tappo. Dentro vi era un manoscritto recante alcune pagine di scrittura fitta e minuta, faticosamente decifrabile.
Il desiderio di saperne di più mi assalì e, seppure fossi ancora in preda alla malattia, mi misi a stendere con bramosia i fogli su un tavolaccio del convento ed a leggere avidamente.
Trattavasi della cronaca di un viaggio svolto da una congrega di adepti di una setta denominata “figli di Focus” non saprei dire in quale epoca né a quale scopo, ma sicuramente nelle stesse acque che stavano ospitando le mie stanche membra.
Il contenuto era sorprendente per motivazioni e ed accadimenti e mi affascinò oltre luogo tanto da risollevarmi lo spirito e rendere meno aspro il frizzore al deretano.
Adesso che sono finalmente tornato alla mia abituale vita di bagordi sento di doverlo raccontare non esimendomi dal precisare che non so se si tratti di storia reale o di avventura fantasticata dall’anonimo narratore.
Lascio a voi, miei lettori occasionali, il giudizio e la curiosità di scoprire se le cronache ivi raccontate possano o meno rispondere a verità.
domenica
La nave è enorme e ci accoglie nel grembo materno come la balena di Pinocchio, dentro c’è di tutto e noi andiamo in esplorazione morbosamente curiosi.
Ci sono grandi saloni e piccole piste da ballo, poltrone e divani a perdita d’occhio, corridoi di chilometri e quindici ponti, come un grande palazzo lussuoso, e poi pianoforti e orchestrine, camerieri e bar, salottini e palestre.
Ad ogni angolo ci si imbatte in un distributore automatico di igienizzante per le mani, chiunque transiti non può fare a meno di porre il palmo sotto il getto e disinfettarsi, il livello di pulizia delle mani dei passeggeri è altissimo, su quello del resto del corpo non scommetterei.
La colazione ha una certa regolarità di orari e alle dieci è terminata per tutti, la cena si effettua in due turni a causa del sovraffollamento, inizia alle diciannove e termina alle ventitre, tutto i resto del giorno è ora di pranzo.
Il pranzo è rappresentato da un ricco buffet, si ha la sensazione che più si caccia dentro il vassoio più si guadagna, tant’è che si notano passeggeri con chili di cibarie mescolate nel piatto che poi verranno regolarmente lasciate d’avanzo e buttate via.
Vedere i nostri bravi camerieri che ogni giorno gettano con rassegnazione quintali di cibo nei rifiuti e magari pensano ai familiari rimasti in Bangladesh o a Sumatra fa riflettere, o meglio, dovrebbe far riflettere.
Le cabine si dividono in vere camere, con tanto di splendido balcone affacciato sul mediterraneo, e loculi interni. Ad alcuni di noi è toccato uno di questi, anche a Concetta che soffre di claustrofobia e ogni volta che entra in camera le sembra di fare una risonanza magnetica.
il direttore di crociera mister Patrick si esprime in uno strano idioma rotondo: conosce perfettamente cinque lingue ma finisce che le mescola suo malgrado, le biascica e le mastica restituendo un italiano che sa di francese e spagnolo, un tedesco che sa di inglese e francese, uno spagnolo che sembra italiano e inglese e così via, con digressioni in turco e yiddish. Nessuno capisce niente nella propria lingua ma sommando le cinque versioni si intende il significato di ciò che vuol dire.
“I noxtri artosti ascpettan une gronde opplouso !” è la sua frase preferita.
Si veste elegantemente con sacchi di vario colore a quattro bottoni ed è grasso come un porcello (porc in francese, cerdo in spagnolo, pig in inglese, schwein in tedesco, χοίρος in greco, כאַזער in Yiddish e via e via).
Gli spettacoli sono splendidi, ci si chiede dove vivano tutto il giorno gli artisti e specialmente le ballerine che sono piuttosto discrete, e quel topone della cantante, che vivano sottocoperta ? o piuttosto sotto-le-coperte ?
Le vasche idromassaggio presuppongono un livello di conoscenza accettabile tra gli ospiti visto che è teoricamente possibile scaricarvi qualunque residuo corporale senza che nessuno se ne accorga. Di fatto il colore dell’acqua a fine giornata tende al beige scuro. C’è gente che trascorre l’intero pomeriggio nella vasca, manca solo che ci porti il vassoio con la merenda e getti dentro briciole di pane e schizzi di mostarda.
Gli asciugamani per i lettini e le piscine vengono forniti gratuitamente, sono di colore blu per la nave e arancio per le escursioni. C’è chi ne prende cinque per volta, tanto sono gratis, c’è solo il problema della riconsegna serale che è un poco scocciante.
Le piscine sono carine, hanno una densità di frequentazione di quattordici ragazzetti urlanti al metro quadro con tanto di tuffi, che sarebbero vietati, e grassi genitori stravaccati al bordo.
La zona circostante le piscine è off limits: è piena di cartelli di “fare attenzione”, ma la gente continua a scivolare e a battere crepenti a tutte le ore del giorno, l’infermeria lavora essenzialmente per loro.
Il personale di bordo è di tutte le razze, con unico elemento comune l’appartenenza a paesi del terzo mondo dimenticati dal benessere.
Sono tutti giovani, disponibili e bravi, e soprattutto indifesi, per questo sono talvolta oggetto della protervia maleducazione dei buzzurri presenti in buon numero che credono di aver acquistato, assieme al biglietto a prezzo scontato, anche dei servi da maltrattare. La presenza costante di questi figuri loschi e abietti è uno dei lati negativi del viaggio, un vero peccato non poterli gettare ai pesci.
Un altro aspetto negativo è rappresentato dalle interminabili code: code a colazione ed al buffet, code per trovare posto nei saloni, code per le uscite ed i rientri a bordo, il naviglio è sovraffollato e con una alta percentuale di maleducati.
Magic moment di oggi l’uscita dal canale della Giudecca a Venezia la sera, a bocca aperta per la delicatezza ed il colore dei palazzi, la navigazione non potrebbe iniziare meglio.
lunedì
La nostra rotta ci conduce a Bari ridente città nota per i tre Nicola: la chiesa di San Nicola, lo stadio di San Nicola e il cantante bruttino degli anni sessanta Nicola, detto appunto Nicola di Bari. Pare che per decreto prefettizio a Bari tutti i maschi, almeno una volta nella vita, si debbano chiamare Nicola.
Bari è famosa anche per Cassano e le cassanate e sopratutto per essere il terrore dei viaggiatori. Pare infatti che appena messo piede dentro le mura i turisti foresti vengano depredati dei loro averi e motteggiati con minacciosi proverbi locali del tipo:
“Na parola mangande e retirde a ccaste” (Una parola in meno e ritirati a casa tua), oppure “Le mazzate sò ssèmbe o cane mazze” (Le mazzate vanno sempre al cane bastonato) o anche “Nan tande a trà la zoche, se no se spèzze” (Non tirare troppo la fune, altrimenti si spezza).
Così la maggior parte della nostra ciurma terrorizzata ha pensato bene di non mettere piede a terra (pied-a-terre in francese) e di trascorrere una anonima ma protettiva giornata a mollo nella vasca idromassaggio del ponte tredici, anche per rifarsi della stanchezza del giorno precedente, perché è cosa risaputa che attività stancanti come la crociera non ce ne sono.
Coloro che hanno sfidato la sorte sono stati premiati: hanno girato la città con poca spesa e notevole soddisfazione, tutti quanti hanno visto la famosa basilica di San Nicola di Bari e hanno anche preso un caffettino senza essere picchiati selvaggiamente.
Non so se sono stati loro a portarseli dietro, ma so che a sera quando siamo salpati la nave era piena di baresi e napoletani, corredati di numerosa prole, che al mattino non c’erano e che hanno preso possesso di tutto ciò che di libero esisteva: poltrone, sdraio, frutta e soprattutto i divanetti del Tucano, il nostro localino preferito.
I meridionali si sono impadroniti del piroscafo.
Non ci sono stati incidenti o feriti; Federica e Salvatore sono impegnati in una sorta di staffetta di mal di testa a coppia. Lo tengono sei ore per uno, quando passa a lei inizia lui e così via; quando uno ce l’ha si chiude in cabina e riemerge lo stretto lasso di tempo necessario per passarlo all’altro. Stanno tentando di battere il record dei tre giorni consecutivi.
Si sono avuti i primi giuochini degli animatori ufficiali del bastimento i quali sono subito entrati in sintonia con i nostri animatori interni Proto, Massimo e Valdo.
Tre volte al giorno, mattina pomeriggio e sera si scambiano opinioni e argute battute e anche qualche spintarella o scappellotto.
Nel corso di uno di questi simposi colloco il magic moment del giorno: si è bandita una gara di destrezza col lancio del hula hoop alla quale hanno partecipato praticamente tutti i passeggeri e le maestranze fallendo miseramente il bersaglio: a un certo punto Carlo, con una dose di sicumera perfino superiore al suo abituale standard, si è alzato con flemma dalla poltrona e ha tentato facendo centro al primo colpo fra lo sbigottimento generale. Da standing ovation.
Inevitabile la battuta “La classe non è acqua!”.
A notte fonda c’era ancora qualcuno al vento del ponte tredici che tentava di emularlo.
martedì
Finalmente è stato rintracciato Loriano che si era eclissato all’imbarco ed era stato cercato per giorni da una Gianna leggermente turbata: la si vedeva a più riprese, ogni volta abbigliata in tuniche di diverso formato e colore e calzari dal tacco ripido, in vari angoli, in coperta e in sottocoperta, in plancia e in sottoplancia, con aria enigmatica, sempre alla caccia della figlia o del marito, una vera cacciatrice come la divina Artemide (in greco Ἄρτεμις, Ἀρτέμιδος), figlia di Zeus e di Leto, sorella gemella di Apollo, e moglie di Loriano aggiungo io, che fu una tra le più venerate divinità dell’Olimpo e i cui simboli sacri erano il cervo e il cipresso, particolare del quale a noi non frega niente.
Si sé così scoperto che il disperso non era tale, ma si era dedicato anima e corpo alla esplorazione minuziosa del natante: da questo momento Loriano è la persona con maggiori conoscenze logistiche della nave e potrebbe fare da guida allo stesso comandante.
La nostra rotta ci conduce a Kalakolon un piccolo porto sulle coste occidentali del Peloponneso che è anche la porta di Olimpia, località pastorale prescelta direttamente dal re degli dei e luogo di culto mitologico più importante della Grecia tradizionale, una meta immancabile alla quale peraltro hanno rinunciato volentieri tutti, o quasi tutti.
Primo tentativo di sbarco di massa della comitiva con conseguenti assemblee interminabili su itinerari, prezzi, mezzi da utilizzare e finalità del viaggio, con mozioni contrastanti sulle attività da svolgere: bagni di mare, acquisto di ricordini, pranzi tipici o puro bighellonaggio.
Alla fine la maggior parte è andata al mare con vari mezzi di fortuna.
Narra la ridente Silvia che la spiaggia fosse munita di ombrelloni e sdraio gratuiti, cosa inconcepibile per la nostra società avanzata, e che venissero fornite leccornie indigene in abbondanza accompagnate da fresca acqua di fonte alla modica cifra di tre euro a piatto, cosa ancor più incredibile se non fosse stata riportata da persona di tanta grazia e gentil portamento.
Uno sparuto manipolo composto da Vinicio Mariagrazia Monica e Gianfranco ha avuto la pensata di prendere un pulman locale per Olimpia, distante oltre trenta chilometri greci, che sono notoriamente più lunghi e meno rettilinei di quelli francesi o germanici.
Il tempo a disposizione non era granché e fra il viaggio e le prime dotte disquisizioni sui resti del ginnasio e del laboratorio di Frisia, con tanto di foto ricordo e commenti vari, si erano già giocati un’oretta, così il poco tempo rimanente si è trasformato in una sorta di omaggio commemorativo al luogo attraverso una esaltante corsa ad ostacoli fra i ruderi del Leonidaion, il tempo di Zeus ed il museo, è stato scelto quello sbagliato ma più vicino perché quello giusto era troppo lontano.
Il museo è stato visitato, invero con una certa superficialità, nel tempo record di due minuti e trenta secondi, compresa un breve escursione ai bagni pubblici e poi a perdifiato verso il pulman per il rientro sotto il sole cocente.
Una esperienza gratificante.
La sera cena di gala. Le donne sono tabogate alla morte: lunghi abiti e tacchi alti, scialle, labbra rosse e mascara, con l’opportunità di conquistare tutti i passeggeri e l’equipaggio con uno sguardo malizioso ed un movimento di fianchi.
Gli uomini finalmente in giacca emersa dal fondo degli armadi, per una volta via magliette, calzoncini e orribili sandali, sarà pure vero che l’abito non fa il monaco, ma tutti si sentivano un poco più amabili e gentili, beh quasi tutti.
Questa impegnativa giornata ci ha riservato anche l’elezione di mister musica, allegra manifestazione alla quale ha naturalmente preso parte Proto, era inevitabile, che si è ben comportato anche nel delicato momento della esibizione della mutanda nera.
E’ risultato vincitore un imbattibile tamarro che oltre alla mutanda ascellare ha esibito anche una canotta della salute e una notevole peluria senile, un essere repellente che si è dato pure un sacco d’arie. Proto ne è invece uscito con dignità.
Il magic moment del giorno: un lento fox trot sulla pista del Tucano, soli io e la mia dama. Fantasticavo di trovarmi su un set al centro del mondo, l’ombelico fatato della nave, una sensazione che è durata il tempo del pezzo morbidamente eseguito dall’Elegance Quartet.
mercoledì
Approdo a Santorini, terra di vulcani sottomarini. Un gruppo decide di salire al paese di Fira (Φηρά) in cima al costone di roccia a dorso di mulo, un altro con la funivia. Molto più carina la prima opzione che pure produce qualche scuotimento delle parti basse mascoline con conseguenti disturbi urinari.
Ci aggiriamo negli stretti vicoli tra il bianco ed il blu in attesa degli altri che salgono in funicolare e ci gustiamo gli scorci da cartolina prima dell’afflusso dei naviganti delle numerose navi all’attracco.
Una volta ricostituita la comitiva solita assemblea condominiale per decidere cosa fare nelle due ore rimanenti, alla fine ognuno si è mosso a casaccio per proprio conto arraffando la prima opzione disponibile. Sei audaci hanno noleggiato, a prezzi spropositati tre squassatissimi quad, quadricicli fuoristrada di derivazione motociclistica concettualmente derivati dagli ATV prodotti negli anni sessanta, detti anche muli meccanici.
Uno è stato immediatamente tolto di mano a Gianfranco dal noleggiatore per evitare rischi a danno di cose e persone locali, sostituito con un più maneggevole ed altrettanto scassato motorino. Massimo ha sdegnosamente rifiutato il casco a noleggio per timore dei pidocchi e per non rovinare l’increspatura bionda.
E’ stata una bella gita: faticosa uscita dal parcheggio, ricerca del distributore, metti soldi di benzina con invettive conseguenti, ripartenza alla ricerca della strada per Oia rintracciamento della strada per Oia, dietrofront e ritorno alla base visto che era già passata un’ora. Non mi sono sembrati molto disinvolti neppure Vinicio e Massimo nella guida di questi quad da battaglia, ma è stato divertente.
Qualcuno di noi ha fatto ritorno a piedi lungo la mulattiera: bell’itinerario ripido spalmato di sdrucciolevole merda di ciuco, necessaria la massima attenzione onde evitare frittate.
A sera finalmente a Mikonos
Non sappiamo perché Mikonos negli anni si sia costruita questa fama di isola licenziosa e rifugio degli omosessuali di mezzo mondo, sta di fatto che da quando dal mare abbiamo avvistato le candide case l’unico argomento di discussione è stato quanto avremmo dovuto stare attenti alle avances dei pederasti indigeni.
Si sono quindi intrecciati lazzi e frizzi, battute e mimiche nelle quali si sono distinti Loriano, Paolo e Stefano, con mani a protezione delle terga e improvvisi piegamenti dimostrativi a novanta gradi .
Ad ogni maschio che incontravano lungo il cammino veniva fatta una radiografia per percepirne le tendenze, non parliamo poi di coloro manifestamente e orgogliosamente gay intorno ai quali si creavano capannelli ammiccanti di turisti curiosi a scattar foto ricordo.
La principale attrazione dell’isola ci è sembrato un grande pellicano accudito da un tizio che abbiamo bollato subito e senza alcun motivo per finocchio.
Il paesino e fichissimo strapieno di localini, bottegucce, angoletti bui e gioventù.
Si narra infatti che sia meta prediletta di chi vuol trasgredire in quantità di accoppiamenti di ogni genere e natura in piena libertà, vale sia per uomini che donne, animali e suppellettili varie.
Il magic moment odierno è una riflessione amara e malinconica di fronte al bel lungomare, allo scorcio dei mulini e alla musica che fuoriesce dai locali strapieni di varia umanità: sono nato troppo presto, ai miei tempi altro che Mikonos, ci si accontentava di giocare a tappini. Beata gioventù !
giovedì
Giornata ricca di avvenimenti a bordo
La nostra peregrinazione ci conduce al centro della regione Attica nella prefettura della mitica città di Atene dove, dopo una notte di navigazione tranquilla, siamo sbarcati alle prime ore del mattino.
Stefano e Silvana non hanno messo la sveglia e non si sono presentati all’appuntamento fissato per lo sbarco: li abbiamo chiamati per misericordia e solo dopo aver messo ai voti la decisione, siamo o non siamo nel regno della nascita della democrazia? In dieci minuti si sono svegliati, hanno indossati calzari e vesti appropriate alla canicola e ci hanno raggiunto. Stefano con grande sconforto ha rinunciato alla colazione e questo credo che non ce lo perdonerà mai, del resto avrebbe preferito mille volte perdere il Partenone che l’ovetto sodo.
Le guide per l’Acropoli sono state Carlo e Claudio con l’ausilio della stagista Cristina che fa tutto questo come volontariato: sono stati perfetti. Sono riusciti nell’impresa di mantenere compatto un gruppo di ben ventitre sciagurati senza perderne neppure un pezzo. Uniti e coesi siamo saliti fino al Partenone assieme a un paio di milioni di turisti incolonnati scesi da una flotta di navi da crociera da far invidia alla spedizione di Troia. Ci siamo pestati abbondantemente i calcagni sospinti dalla ressa e da una leggera brezza che ha evitato insolazioni e rincoglionimenti.
Abbiamo potuto ammirare la sommità dei templi che era l’unico punto non occultato dall’orda di turisti totalmente disinteressati. Sono però state scattate un milioneequattrocentomila fotografie a casaccio con vari gruppi misti: mogli con gambe di passaggio di altra gente, teste di turisti spagnoli che sbucano tra le spalle del cognato e così via. Un bel ricordo per quando torneremo a casa.
I commenti sull’Acropoli sono stati i più vari e profondi “.. ma chi me l’ha fatto fare ?” “L’ha indovinata chi è rimasto a bordo” “Ma qui è tutto rotto!” “A che ora si mangia?” “E’meglio il colosseo”” ma che bella visuale” “Amore, attento a non farti male” “Quello laggiù dev’essere lo stadio del Panathinaikos” e così andando.
Bollettino di giornata
Sulla strada del ritorno Annalisa si è ingegnosamente procurata una storta alla caviglia, curata con bendaggi ed unguenti dal maniscalco di bordo per la modica cifra di cinquanta euri nautici.
Claudio è stato vittima di uno scippo del portafoglio sulla metro oppure sull’autobus, oppure al mercato della Plaka, o forse lo ha semplicemente perduto. Il fatto comunque contribuirà ad accrescere la meritata fama di ladri e borseggiatori dei pacifici abitanti del luogo.
Da rilevare che tutta la nave era ben conscia di non doversi portare appresso valori, ebbene il nostro si era voluto distinguere portandosi carta di credito, bancomat carta d’identità e cospicuo contante, mancava solo la tessera della Coop e la frittata sarebbe stata completa. Probabilmente era la sola persona sbarcata in mattinata con tutto quel bendiddio appresso. La cosa mette in evidenza l’arcinota astuzia degli ateniesi che evidentemente sono dei fenomeni, infatti qualsiasi altro avessero scippato non avrebbero cavato quasi niente.
Fortunatamente Claudio è un gentleman e l’ha presa bene. Allegria.
Al rientro a bordo Raffaele ha preso la bronchitella abituale nel passaggio tra la doccia e il self service al piano tredici, cento gradi fahrenheit di sbalzo.
Sembra un uccellino bagnato. Ce lo siamo giocato per un paio di giorni.
A chiusura di giornata Gianfranco si è sfracellato a bordo piscina saltando sugli infradito traditori: molteplici danni al costato, alla testa ed alla spalla e sopratutto ai coglioni che hanno preso a girare furiosamente.
Finalmente a cena. Serata di gala con dolce a sorpresa consistente in una torta gelato sammontana con al colmo un ciotolino di benzina incendiata. Flambé, si dice.
L’elezione di Miss Musica ha riservato un fuori programma di Valdo che ha impersonato una convincente versione del noto pornoattore Rocco Siffredi, con tanto di appropriata camicia nera lucida. Come sempre Valdo ha contagiato il folto pubblico con la sua simpatia e mimica, ha perfino accennato la mossettina di bacino che lo ha reso famoso su tutte le navi da crociera del Mediterraneo.
Dopo l’elezione della miss, ovviamente ha vinto la partner di Valdo, Stefano e Silvana hanno improvvisato una spettacolare sceneggiata napoletana di litigio coniugale con soggetto libero dal titolo “Ti avevo detto che aspettavo in discoteca e tu mi ti fermi al Cristal, cazzo!” Splendida anche l’interpretazione di Concetta che pure in un ruolo minore ha recitato la parte con grande impegno. Per alcuni minuti le grida dei tre hanno sopraffatto l’orchestrina Blue Sound Band.
Visti i numerosi infortunati di giornata a un certo punto Proto si è trovato a ballare un mambo con sei ballerine sei, tre ad ogni lato e tutte sincronizzate. E’ stato un ulteriore momento memorabile.
La sera si è chiusa in discoteca, cosa poco gradita dai giovani della compagnia che colà stanziano a tempo pieno.
Ammirare nella notte il mare da poppa e la lunga silenziosa candida scia della nave con le luci de Peloponneso sul magico fondale dell’orizzonte è stato stupendo, il magic moment di oggi.
venerdì
Oh dolce Kerkira, morbidi rilievi ammantati di verde, alte scogliere e spiagge sabbiose, patria dei Feaci, ove approdò il naufrago Ulisse, ricca di bar dai prezzi stracciati e ove approdiamo pure noialtri.
Quanto è rilassante il bagno nelle tue calme acque profonde, e quanto fresca l’ombra sotto l’unica pianticella occupata dai bianconi Valdo e Loriano.
Odo il suono allegro del buzuki e rumor di danze sarde, che non c’entrano niente, e forse non sono sarde ma di questi posti qui però ci somigliano assai.
Il bagno nel mare fresco mi ispira rime baciate e mi rigenera
dal cibo eccessivo del bastimento
di pieno gradimento
ma ricco di condimento
che mi rende corpulento.
Visitiamo le piccole stradine alla caccia di souvenir e di foto ricordo a coppie, singoli misti, incrociati e scambiati e gruppi compositi. Manca solo il febbricitante Raffaele che è rimasto a bordo per la mestizia di Paola che non si gode il passeggio e il paesaggio.
Il posto ricorda le nostre terre natie per architettura e usanze, non certo per i prezzi che sono modici. Monica cerca tendaggi e tendine, Gianna scarpe e scarpine, Enza cerca di non perder Proto a sua volta perso dietro a curiose femmine obese.
Dopo la refrigerante abluzione si rientra sul naviglio stanchi e contenti, pronti al notevole sforzo della cena perché dovete sapere che anche il mangiare così di frequente spossa le membra di noi viaggiatori.
Quindi la combriccola si espande dappertutto come chiazza d’olio: c’è qualcuno di noi in ogni recondito angolo del piroscafo, e questo è un bene per l’armatore perché rechiamo l’armonia e la felicità del culto di Focus e facciamo proseliti un po’ dappertutto.
Enza e Gabriella si appartano misteriosamente complici, stanno cercando un posticino sul ponte dove fumare in pace senza che qualcuno le rimbrotti.
Sulla pista a mezzaluna del Cristal si esibiscono in un delicato paso doble i fieri Paola e Proto inventori, per la goduria degli occhi e delle orecchie, del famoso passo della lambretta, con tanto di messa in moto e smanettamento di gas
Sul ponte, Franca accenna passi di danza con tutti gli animatori contemporaneamente: è la nostra musa ispiratrice e sacerdotessa, ma in questa spedizione non è al massimo del vigore fisico, attorniata dalla premurosa Patrizia e dal consorte è comunque il baricentro della nave e delle nostre attenzioni.
Paolo e Massimo stanno proseguendo il censimento che dall’inizio del viaggio compiono sulle femmine imbarcate classificandole per età, peso e girovita, mentre le rispettive consorti Cosetta e Patrizia, a loro volta, monitorano con discrezione, scuotendo il capo, che i due non allunghino troppo il passo o le mani.
Vinicio e Mariagrazia come incrociano un foxtrot e uno spazio libero si mettono a ballare seri seri, possibilmente da soli, Stefano è un po’ fuori dal suo mondo, ritrova se stesso solo in sala da pranzo, nel tempo rimanente girovaga tra discoteca Q32, Crystal e Tucano senza sapere cosa scegliere e intanto Silvana, che nel frattempo si è infortunata ai piedi scuotendoli con troppa energia nell’acqua della piscina, non lo segue più, non ballano mai assieme, e questa è una notizia .
Concetta e Pasquale si aggirano perplessi tra i piani e i corridoi per ritrovare la cabina.
Sauro e Silvia sono inseparabili, galleggiano a un metro dal suolo felici e contenti che è un piacere, Annalisa cerca in giro spunti per aggregarsi a balli di gruppo, a giochi di gruppo, a bischerate di gruppo mentre Carlo, sornione, accenna qualche passetto distaccato e si risiede comodamente ad osservare, dividendo l’attenzione tra i compagni di viaggio, il giornale e il cellulare.
Sabatino non rinuncia alle battute ed al jive che esibisce senza risparmio su qualsiasi ritmo, Gabriella ciarla a destra e a manca mentre Valdo è in compagnia degli animatori o dei camerieri o di altri passeggeri o di qualcun altro, ma sempre in compagnia sta.
Salvatore e Federica stanno bene in salute contemporaneamente e ne siamo felici, Gianfranco invece è acciaccato e Monica cerca di prendere la linea al telefono con qualcuno di casa.
Come sempre, ogni volta che ballano, Massimo e Patrizia discutono se la guida debba essere decisa o flessibile, se il passo a destra o sinistra, se le braccia incrociate o distese, si lasciano e si riprendono, si rilasciano e vien loro da sorridere, non si prendono sul serio.
Raffaele è riemerso dal letto col golfino di lana e si aggira per i fatti suoi, Claudio filma anche la sciacquatura dei bicchieri del bar e il rullare della batteria mentre Cristina vorrebbe scendere in pista, ma è pure contenta che lui registri tutto a futura memoria.
A fine giornata viene stilato il bollettino medico:
due feriti leggeri da contusioni in condizioni stabili dal giorno precedente, un ammalato di bronchite in via di guarigione, una doppia storta alle caviglie di giornata, alcuni mal di testa risolti positivamente. Concetta ha ritrovato la cabina e può andare a nanna.
Il momento magico oggi è questa consapevolezza che assaporo di poter girovagare a casaccio in questo enorme contenitore, fra migliaia di persone, come in un formicaio immenso e non sentirmi solo, in ogni luogo incontro un amico e mi sento fortunato per questo.
sabato
Sbarco nella splendida città slava di Dubrovnik, o Ragusa, raggiunta dopo una lunga e faticosa camminata.
Luogo affascinante offuscato dalle migliaia di visitatori, perennemente incolonnati tipo stadio nel giorno del derby, tra piedi, scarpe e gambe di varie nazionalità e lingua si è perfino intravisto il pavimento marmoreo dello Stradun la strada principale che collega le due porte principali. Ci siamo perduti e ritrovati con tutti gli altri una mezza dozzina di volte, ci hanno pure costretto a cambiare i nostri pregiatissimi denari in una valuta inutile come le kune che abbiamo utilizzato per comprare biglietti del tram e ricordini indigeni made in china, e buttando ai pesci il resto.
La visita ci ha fatto scoprire alcuni aspetti sociali interessanti:
- questo popolo non fa salire sull’autobus se non si è in possesso di regolare biglietto,
- alcuni rappresentanti di questa terra non sono molto cortesi con gli stranieri come noi
- sull’autobus Concetta ha preso una accanita discussione con una spagnola con tema “vai indietro che c’ero prima io” che ci fa capire quanto i rapporti siano tesi anche all’interno della Comunità Europea
Pasquale si è mostrato molto combattivo e, ovviamente, solidale con Concetta soprattutto sul fatto che gli stranieri, specie se slavi, specie se croati, ma anche spagnoli, ma anche tutti, dovrebbero starsene a casa loro e non venire da noi a spaccare i marroni e non pagare il biglietto del tram.
Si sono avuti numerosi interventi concitati e poco costruttivi da quali si trae la conclusione che sarebbe bene che ognuno facesse i fatti suoi e specialmente non invadesse Casalguidi.
Più tardi, tornati a bordo, Concetta e Pasquale si sono calmati.
Magic moment odierno al tardo pomeriggio: un sodalizio di trenta persone legate dalla pratica devozionale della danza che decidono di fare a meno dell’animazione di bordo ed organizzano autonomamente giochi fanciulleschi sul ponte tredici attirando bambini gioiosi e commenti benevoli dei grandi, e, soprattutto, divertendosi un sacco.
Adoro la levità senile che anima i miei compagni di viaggio, mi fa sentire vicino a loro ed alla mia perduta giovinezza, mi ispira un sospiro.
Mare mosso
Da questo pomeriggio il mare si è agitato, stasera a cena i tavolini erano inclinati e il brodo disteso a quarantacinque gradi dentro la scodella faceva uno strano effetto. I ponti esterni sono stati chiusi col lucchetto (in inglese look-at). Silvia si è avvicinata sorridendo e dondolando, qualcosa era inclinato paurosamente, o lei o il pavimento.
Paola prima ha mangiato abbondantemente poi è sparita nella stiva a distendersi per non fare i maialini sui tappeti blu.
Qualche audace ha tentato dei passi di ballo liscio al Crystal Lounge, ho notato Vinicio e Maria Grazia e Salvatore e Federica che barcollavano, sembrava di esser sul Tit….. , ma non lo voglio nemmeno nominare.
Il piano bar funziona anche adesso, al Tucano c’è uno spettacolino con la gente che si aggrappa alle poltrone per non cadere, il vento soffia forte e piove, non c’è nessuno che passeggia per non sbandare e battere boccate sulla moquette. Il personale di bordo chiude gli stand dei ricordini e ripone tutto in bauli verdi.
Ho deciso di prendere le pagine del diario di bordo di questi ultimi sette giorni e chiuderle nella bottiglia di Ferrochina Bisleri comprata al Vitamin Bar per soli tremila euro pagabili in comode rate mensili che mi sono testé scolato per farmi coraggio, sto facendo debiti, tanto a questo punto chissenefrega.
Adesso chiuderò la bottiglia con un bel tappo e la getterò fuori dalla nave.
Qualora dovesse accadere l’irreparabile il mondo un giorno saprà come i figli di Focus hanno vissuto questi giorni di navigazione: tutti insieme, appassionatamente.