Buongiorno, sono l’architetto e maestro di ballo Isidoro Polvani membro onorario del Foro di Bagno a Ripoli e ideatore del “Metodo di ballo semplificato fai-da-te del maestro e architetto Isidoro Polvani, del Foro di Bagno a Ripoli”.
Mie ardite suffragette, stavolta voglio parlarvi di una danza che sicuramente riporterà il sorriso e l’allegria sui vostri volti velati della malinconia per questa giornata di pioggia e nel contempo risveglierà sentimenti contrastanti in vostro marito quando tornerà a casa la sera stravolto dalla fatica di un massacrante doppio turno in fonderia: il can can.
Il ballo è caratterizzato dall’esibizione delle ballerine che al tempo di una musica molto veloce e cadenzata alzano ritmicamente le gambe, e nel movimento si scoprono e mostrano la biancheria intima sotto le lunghe e ampie gonne e sottogonne suscitando l’entusiasmo sfrenato degli spettatori.
Il movimento del can-can si compone di una sequenza di quattro passi che si ripetono: la base è costituita da saltelli sul posto, poi nel primo e nel terzo passo si tocca terra con tutti e due i piedi, nel secondo e nel quarto invece con un piede solo, slanciando l’altra gamba verso l’alto: il primo slancio si effettua a gamba piegata, sollevando il ginocchio, il secondo invece a gamba tesa.
Le sequenze sono variabili e le sgambate e possono essere due, tre, cinque a destra e altrettante a sinistra, a chiusura ci si gira dalla parte opposta dando le spalle al pubblico e ci si china sollevando con decisione il gonnellone e mostrando in allegria il posteriore occultato da mutandoni di pizzo della nonna.
Un classico finale di ballo è la spaccata che vi consiglio di eseguire solo se siete allenate e, sopratutto, deve essere impedita ai maschietti sbronzi in vena di emulazione, quantomeno non fatela tentare a vostro marito.
Durante tutto il tempo del balletto il pubblico ride forte e batte le mani.
Dopo aver inserito nel riproduttore audio un pezzo di can-can si può iniziare.
La prima cosa da rilevare è che si tratta di una danza tipicamente femminile e che non si esegue da sole ma in un corpo di ballo.
Un corpo di ballo di can-can che si rispetti dovrebbe contare una dozzina di ballerine scatenate, nella logica del nostro metodo semplificato fai-da-te ci accontenteremo di quattro stangone, comprese voi che sicuramente stangone non siete.
Mi rendo conto che non sarà facile trovare altre tre ballerine consenzienti: provate fra le condomine, le amiche, le commesse del vostro abituale ipermercato o la sera lungo la tangenziale dove bazzicano le moldave e le ucraine. In questo caso, e solo in questo caso, assicuratevi che siano di sesso femminile tramite il permesso di soggiorno o palpamenti diretti.
Trovate le componenti del corpo di ballo, andranno rivestite a vostre spese con piumaggi sulla testa, mutandoni di pizzo, giarrettiere e un gonnellone a più strati di colore rosso scarlatto. Per questo occorrerà che vi facciate prestare la tesserina bancomat dal vostro affezionato sposo.
Per ballare un realistico cancan bisognerebbe essere alte un metro e ottanta e portare tacchi a spillo da quindici centimetri, se proprio non lo siete dovreste adattare calzature e capigliatura con tacchi tipo trampoli e cofane cotonate di varie misure per arrivare tutte ad un’altezza di circa due metri, tale da sovrastare ed incutere soggezione in tutti i maschi presenti in sala, compreso ovviamente il vostro consorte.
Scopo di questo ballo è quello di portare al parossismo l’eccitazione degli uomini presenti attraverso la tecnica del vedo-non-vedo: si sculetta, si alzano le gonne e ci si scianca, ma in pratica non si vede niente perché l’abbigliamento intimo è del tipo ottocentesco con sottogonne spesse dieci centimetri e mutandoni fino al ginocchio.
Ma è il gesto che conturba le povere ottenebrate menti maschili.
Un aiutino lo possono dare bevande con alto grado di alcool e di assenzio da distribuire generosamente fra i convitati già un paio d’ore prima dell’esibizione, una volta completamenti strafatti faranno fatica a distinguere le nudità, gli ammiccamenti e perfino la loro mamma.
Memorizzati i passi base, con una solerte applicazione ritengo che sette otto mesi di sciancamenti possano essere sufficienti, bisognerà allora decidersi ad apportare alcune piccole modifiche al vostro grazioso appartamento posto al penultimo piano dell’edificio rivestito a lastre di travertino rosa sull’argine del fiume.
La ricostruzione attendibile del ballo prevede che il corpo di ballo sia su un lato della stanza e gli spettatori dall’altro tutti schierati a sedere, come se foste a teatro, quindi nel nostro metodo fai-da-te dovremo ricreare una calda bomboniera all’interno del vostro salotto. Qualora non disponeste di una sala sufficientemente grande dovremmo fare lo spettacolo in una stanza e mettere gli spettatori nell’altra con una resa tuttavia meno convincente, un’altra interessante soluzione è quella di posizionare il pubblico in salotto e voi con le altre ballerine sul terrazzo, in tal modo le vostre esibizioni potrebbero essere apprezzate anche da coloro che passeggiano sul lungofiume
Bisognerà liberare la sala da tutti e dico tutti i mobili, dove li metterete non è importante, e riempirla di sedie, compreso quelle di cucina, quelle dei vicini, sgabelli, panche, panchine e panchetti, dovreste ricavare almeno una cinquantina di posti a sedere per un buon effetto pubblico. Alle pareti sarebbe bene attaccare manifesti della belle epoque e ritratti di ballerine, se non trovate di meglio incollate pure calendari da gommista con donne nude che fa sempre ambiente osé e aiuta a creare un clima scollacciato.
Le bibite a base di assenzio, se non trovate l’assenzio utilizzata l’anisetta, dovrebbero essere fornite in sala da conigliette che andrete a reperire in un night del centro. Assieme alle bevande offrite anche sigari e sigarette, in questa ricostruzione è importante fumare e creare un ambiente nebbioso e puzzolente di cicche, questo particolare fra l’altro dovrebbe tornare gradito a vostro marito cui sembrerà di rivivere i vecchi tempi da scapolo.
Infine sul lato dove vi esibirete andrà dipinto un grandioso mulino rosso, il Moulin Rouge appunto e la vostra ricostruzione sarà perfetta.
E ora, mie splendide e sfiziose sposine, possiamo dare il via alle danze.
Un bel tocco raffinato sarebbe ingaggiare un piccolo gigolò d’oltralpe di cinquanta chili tutto azzimato e vestito in fracchettino nero che appena il vostro consorte strafatto di stanchezza dal lavoro all’altoforno varca la soglia di casa lo accolga allegramente al grido di “Allons dancer, Vaudou, Cancan, balais, tabouuu, frou frou et voilà le Moulin Rouge“, coprendolo di stelle filanti color fucsia.
Sono sicuro che vostro marito rimarrà senza parole.
E ora, buon divertimento dal sempre vostro
Arch. Maestro Isidoro Polvani