Il giorno 15 ottobre c.a. la volante contraddistinta
col numero 41/bis avente a capo pattuglia il maresciallo Battaglia che
trovavasi in auto con l’autista agente
semplice Tasselli Gerardo mentre
l’ausiliario Rino Badalà si posizionava al lato della strada statale con la
paletta alzata al fine di comminare contravvenzioni fermava una autovettura di marca Polo Volkswagen di colore begiolino che
procedeva con andatura definita sospetta.
All’altolà fermi o sparo pronunciato dal Badalà
imbracciante la paletta rossa l’autovettura si fermava sul ciglio della
strada. Affacciatosi con cautela al
finestrino il milite notava una
moltitudine indistinta di arti inferiori e superiori all’interno della vettura
e insospettito dal caos che regnava dentro estraeva prontamente l’arma di
ordinanza peraltro munita di sicura, intimando agli occupanti di scendere
cautamente uno alla volta e con le mani in alto.
A questo punto la pattuglia assisteva incredula ad
una scena raccapricciante in quanto dalla Polo scendeva una folla di occupanti di ogni razza,
specie ed età.
Su quell’auto, stretti come sardine, erano state infatti
stipate dieci persone. Il maresciallo
Battaglia spinto dalla curiosità era frattanto sceso dall’autopattuglia e
richiedeva i documenti al conducente,
tale Radu Ciobanu trentenne di origine rumena ma residente a Capannori disoccupato e
nullatenente che dichiarava la propria estraneità ai fatti in un italiano
definito approssimativo.
Il Ciobanu risultava non essere in possesso di patente
o di altri documenti, ma solo di una tessera nominativa del FrescoMarket di
Altopascio che veniva posta sotto sequestro cautelativo. Gli altri nove
passeggeri declinavano la loro nazionalità che risultava essere mista fra italiana,
marocchina e albanese, tutti di età compresa tra i 20 e i 30 anni, alcuni dei
quali con precedenti penali e non. L’auto intestata a un certo conte Manfredi
di Ripafratta risultava inoltre priva di assicurazione, con la revisione
scaduta da quattro anni, le gomme usurate e i fanali posteriori di stop non
funzionanti. Dal controllo incrociato effettuato con la centrale conseguivasi
che il Ciobanu non solo non era in possesso di patente ma neppure ne aveva mai
fatta richiesta e possedeva bensì precedenti penali di ubriachezza molesta e
maltrattamento di animali da cortile. Difficile mettere insieme così tante
infrazioni. L’ausiliario Badalà spalleggiato da tutta la pattuglia, comminava
una contravvenzione record di euro 10.420 di cui 5mila solo per la guida senza
patente e per la quale il Ciobanu testualmente affermava “Pazienza,
tanto soldi non ci sono !”
La macchina è stata posta sotto sequestro tramite intervento di carro attrezzi e la
moltitudine degli occupanti è stata rilasciata a piede libero. Il Ciobanu è
stato tradotto senza manette alla centrale per la prova del palloncino e per
dare una lezione alla popolazione giovanile del luogo. Il giudice preliminare
deciderà con calma cosa fare.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzanteAgente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo
In data 25 settembre si presentava qui davanti a me
verbalizzante tale Marta Sandretti di anni 52 nubile e illibata residente a
Vecchiano di professione guida turistica la quale trovavasi per lavoro a
transitare nel percorso turistico alternativo denominato “Curiosando di qua e di là” che percorre alcuni camminamenti lungo
le case adiacenti le mura di Pisa.
La Sandretti stava procedendo unitamente a gruppo di quarantaquattro famelici turisti di ogni genere e nazionalità
sul suddetto percorso quando da un giardinetto, posto a circa metri sei,
protendevasi verso di loro con fare definito minaccioso un individuo di razza
bianca impugnante un fucile di grosse dimensioni che così appellava il nutrito
gruppo: «Andate via, cosa avete da
guardare brutte merde ? andate via sennò vi sparo».
A seguito di tale minaccia armata alcuni turisti in
età avanzata venivano colti da malori di varia natura quali svenimenti, vomito,
fuggi fuggi e diarrea e si veniva quindi a creare un panico definito
incontrollabile nella comitiva.
Al termine del caos la Sandretti effettuava la conta
tramite appello nominale con alzata di mano dal quale appuravasi che quattro anziani di genere maschile e
femminile dovevano ricorrere alle medicazioni della Misericordia per ecchimosi
sparse da calpestio maldestro. Inoltre una coppia effettuante il viaggio di
nozze d’oro originaria di Wuttenberg (Germania) risultava dispersa fino a tarda notte quando veniva rintracciata
in una cappella mortuaria di proprietà
della famiglia Nencini nell’adiacente camposanto monumentale.
Poscia la suddetta Sandretti si faceva carico di
sporgere denuncia contro ignoti, peraltro
riconoscibili, per minaccia a mano
armata, offese a turisti stranieri e non, provocazione e lesioni multiple e
abbandono di anziani.
In data di ieri 29 settembre, come la famosa
canzone, veniva inviata sul camminamento in oggetto una pattuglia investigativa
formata dal maresciallo Battaglia e dall’ausiliario Badalà, in quanto il terzo
componente agente semplice Gerardo Tasselli stazionava nell’auto volante
parcheggiata in temporaneo divieto di sosta.
Dopo accurate ricerche percorrendo il suddetto
camminamento turistico il maresciallo Battaglia veniva minacciato anch’esso da
una coppia agguerrita e, disvelatosi, appurava che trattavasi di tale Joele
Pancani di anni 65 e della sua legittima consorte Nadia Lottini in Pancani di
anni 65 anche lei, pensionati residenti
nell’appartamento posto al numero civico 2 della strada adiacente il didietro
delle mura di Piazza dei Miracoli di Pisa.
A seguito di sopralluogo trattavasi di appartamento
di modeste dimensioni ad equo canone godente di una superba vista sulle mura
stesse e sul camminamento sopra citato.
Di fronte al persuasivo e stringente interrogatorio
effettuato in loco i due Pancani ammettevano il proprio comportamento e
lo giustificavano asserendo che ogni giorno, tre volte al giorno una manipolo
di sfaccendati turisti di ogni genere e religione transitavano davanti al loro giardinetto
gettando sguardi invasivi e spesso
commentando in maniera malevola le loro abitudini alimentari ed il loro
abbigliamento definito casual o trasandato. Il Pancani sosteneva altresì di
essere stato oggetto in alcune circostanze di lancio di noccioline e banane da
parte di turisti parlanti lingue straniere, forse americane.
I due coniugi protestavano con veemenza e intendevano
sporgere denuncia contro numerosi ignoti per disturbo della quiete familiare e
calunnia acciocché venisse fatta giustizia nei loro confronti in quanto non
beneficianti di alcun corrispettivo economico per queste visite con sosta,
bensì essendo vittime di sbeffeggiamenti ilari e non.
I due intendevano inoltre richiedere i danni
materiali e morali alla agenzia “Viaggi Ardimentosi srl”
organizzatrice dei tour “Curiosando di
qua e di là”.
Il maresciallo Battaglia trovavasi quindi nella
invidiabile posizione di essere il terzo fra i due litiganti e procedeva di
autorità al sequestro dell’arma, un
fucile a pallettoni e ad una cartucciera piena di cartucce a sale grosso fatte
a mano dalla tesso Pancani.
A questo punto nei confronti dell’uomo sarà
celebrata al più presto l’udienza di convalida dell’arresto e anche della donna
per favoreggiamento e contestualmente il
processo che si svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo
Alle ore 07.00 di questa mattina si presentavano qui
davanti al sottoscritto piantone verbalizzante il signor Genesio Baccolini fu
Giovanni di Turrita di Siena celibe e incensurato fino a questo momento e il
signor Attanasio Furgiuele originario di Pozzuoli nullatenente seppure perito
informatico, i quali venivano qui scortati dalla pattuglia comandata dal
maresciallo Battaglia nelle loro vesti dei due litiganti.
Ma veniamo ai fatti
Nel corso della serata quasi notturna di ieri sera
in località Capannori si stava svolgendo presso il Bar Stellarossa di proprietà
di tale Xu-Xiaohao-Kozu di origine cinese una partita di calciobalilla a due
ritenuta molto accesa dai testimoni avente in palio una serie di bevute per
tutti gli avventori nel corso della quale venivano segnati molti goals da parte
della squadra degli omini di colore rosso manipolati dal Baccolini tramite manovra
detta “frullone”, modalità non prevista dalla contesa secondo il regolamento
vigente nel bar Stellarossa essendo essi qualificati come non professionisti
del settore calciobalilla.
Nonostante le reiterate proteste del Furgiuele il
Baccolini insisteva svariate volte nella effettuazione del suddetto tiro a frullone
infliggendo numerosi punti all’avversario ed avviandosi quindi a concludere trionfalmente la partita a proprio favore.
All’ennesimo utilizzo del tiro proibito ed alle
parole che secondo le testimonianze il Baccolini rivolgeva all’avversario “Te tu sei una sega a biliardino!” il
Furgiuele evidentemente esasperato dalla tattica aggressiva dell’avversario aveva
una reazione dai più definita sopra le righe in quanto estraeva dalla tasca
posteriore dei calzoni una pistola scacciacani a pallini di gomma parecchio
dura ed esplodeva alcuni colpi in varie
direzioni, dette anche a casaccio, colpendo una fila di bottiglie del bancone,
due avventori di striscio e più che altro il torace del Baccolini.
A questo punto scatenavasi una baraonda generalizzata
all’interno del Bar Stellarossa e mentre il proprietario cinese chiamava utilizzando
la lingua italiana il pronto intervento i due contendenti più un folto numero
di avventori procedevano ad una rissa tramite spintoni, calci e numerosi
cazzotti.
Il caso volle che la pattuglia volante comandata dal
maresciallo Battaglia trovassesi nelle
vicinanze di ronda presso il cinema Eden dove veniva proiettato il film a luci
rosse “Malattie veneree” e quindi
poteva intervenire nel giro di pochi minuti.
Al
sopraggiungere della pattuglia i contendenti che erano già fuoriusciti
dal locale e si trovavano nella strada antistante ove proseguivano
incessantemente i combattimenti, tentavano di allontanarsi il Baccolini a piedi
e il Furgiuele salendo su una autovettura Clio verde con targa VY 345 GH, indi
detto Furgiuele dava una sgommata dai più definita poderosa e si dirigeva ad
andatura costante verso il Baccolini colpendolo nel posteriore tramite cofano anteriore e gettandolo a terra ove
veniva trascinato per metri dodici.
Dopo di che il Furgiuele, non sazio, scendeva
dall’autovettura impugnando il cric e,
nonostante il timido intervento dell’ausiliario
Badalà, cercava di calarlo sul cranio del Baccolini inerme.
Il maresciallo Battaglia decideva quindi di
intervenire e provvedeva ad applicare
una scarica di botte al Furgiuele tramite il
manganello d’ordinanza annientandone le velleità e quindi a tradurlo
ammanettato mani e piedi in centrale.
Trasportato al nosocomio di Capannori al Baccolini
veniva riscontrato oltre allo scioc
emotivo, anche un politrauma e contusioni sparpagliate dappertutto che i
medici giudicavano guaribili in un mese e quindi dimesso avendo firmato la
liberatoria sanitaria.
L’arma, una modello 92 di scacciacani modificata calibro
8 marca Bruni con canna di 15 centimetri è stata sequestrata.
Presentatisi qui davanti a me verbalizzante i due
contendenti rifiutavano una pacificazione bonaria in quanto il Baccolini intendeva
sporgere denuncia per aggressione a mano armata e tramite autovettura nei
confronti del Furgiuele mentre costui gridando “omm‘e‘ sfaccimmo” tentava ancora di colpirlo tramite una sedia facente
parte dell’arredo del commissariato centrale.
Nei confronti dell’uomo sarà celebrata al più presto
l’udienza di convalida dell’arresto e contestualmente il processo che si
svolgerà oggi stesso con rito direttissimo.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo
Alle ore 23.30 circa di ieri notte, cioè quella che
precede oggi, l’agente semplice Tumiriello Genesio in servizio di piantone
notturno veniva svegliato da un sonno ristoratore da una telefonata allarmata
con la quale un individuo maschile richiedeva aiuto utilizzando le testuali parole:
“Presto …..
aiuto…… madre santa .. ….la mi’moglie mi vuole sparare.”
Scossosi dal giustificato torpore l’agente
Tumiriello richiedeva ulteriori informazioni al chiamante: generalità, data di
nascita, domicilio fiscale, estremi della patente di guida e ultimo ma non
ultimo (?) l’indirizzo dal quale stava chiamando.
A tali precise richieste, utili peraltro alla
compilazione del modulo PIC 112 del manuale del pronto intervento celere,
l’individuo rispondeva in maniera piuttosto concitata declamando solo l’indirizzo
che appuravasi essere quello di Piazza degli Ortaggi della ridente località di Correggio senza
peraltro specificare il numero civico, dettaglio che come vedremo rivestiva la
sua importanza.
A questo punto pur insistendo per reperire i dati
mancanti per la compilazione del modulo con
il richiedente aiuto che farfugliava frasi sconnesse, l’agente Tumiriello
allertava la pattuglia di ronda notturna con l’altro telefono in dotazione al
centralino, in quanto detto centralino ha per l’appunto più apparecchi telefonici
a disposizione come da regolamento.
Veniva quindi allertata subitamente la pattuglia
comandata dal maresciallo Battaglia che trovavasi in auto con l’autista agente semplice Tasselli
Gerardo e l’ausiliario Rino Badalà posizionato
alle sue spalle. La pattuglia stazionava in località Fosdondo nelle vicinanze
di una passeggiatrice abusiva conosciuta come Luana che peraltro stava
opponendo resistenza verbale alle forze dell’ordine. Lasciata perdere
momentaneamente la passeggiatrice abusiva, l’auto si dirigeva a folle velocità
lungo la strada provinciale in direzione di Correggio e precisamente sul luogo
denunciato dal richiedente aiuto e quivi giungeva in circa dodici minuti avendo
polverizzato ogni precedente record di celerità
sebbene con qualche danno secondario ad alcune autovetture parcheggiate sul
lato destro della strada.
Giunti in Piazza degli Ortaggi la pattuglia si mostrava
incerta sul palazzo nel quale effettuare l’intervento di soccorso, il maresciallo
Battaglia comandava allora l’ausiliario Badalà affinché suonasse con insistenza
tutti i campanelli dei palazzi circondanti la piazza al fine di reperire quello
giusto. Il Badalà eseguiva di buon grado tale fanciullesca mansione e al sesto
tentativo, dopo aver raccolto diversi insulti ed improperi da numerosi cittadini
risvegliati in piena notte, individuava la casa giusta nella fattispecie
l’appartamento posto al piano secondo del numero 17 intestato a Filippo
Santiloni di Varazze quivi domiciliato e residente con la moglie
Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi.
I militi
piombavano subitamente nell’appartamento e quivi rinvenivano la signora Ardia-con-l’accento sulla-i Benesperi con in
mano una Luger 08 (talvolta chiamata P08 Parabellum) che agitava in maniera
maldestra e minacciosa in varie direzioni declamando le seguenti parole: “ Quel porco mi tradisce, se non mi fa
subito vedere il cellulare gli sparo, sorbole !”.
Facendosi scudo col corpo recalcitrante
dell’ausiliario Badalà, il maresciallo Battaglia abbastanza esterefatto intimava
l’altolà alla Benesperi che come risposta traccheggiava, nel frattempo l’agente
Tasselli piombava alle sue spalle e con una decisa mossa di arte marziale detta
ta-che-vondo stendeva a terra la donna e
le montava sopra con tutto il peso del
corpo schiacciandola pesantemente sotto i suoi novanta chili vestiti.
Mentre la donna guaiva dal dolore e dalla
frustrazione il maresciallo provvedeva ad apporre le manette ai polsi ed a recuperare
la pistola e indi procurarle un paio di scariche a scopo intimidatorio tramite il
nuovo storditore elettrico modello X26 in dotazione alla pattuglia.
Avendo ridotta finalmente al silenzio la Benesperi si sentiva aprire cautamente la porta del
bagno posto in fondo al corridoio a sinistra e una testa di uomo affacciavasi nel
vano della porta. Tale testa risultava appartenere al corpo del richiedente
aiuto Santiloni Filippo di anni 40 coniugato, impiegato statale e incensurato
fino ad oggi, il quale uscendo lentamente dal bagno si presentava in vestaglia da camera color
azzurro e ciabatte di pelo e tutto tremante passava accanto alla donna
ammanettata e ancora distesa a terra esanime
sotto il possente corpo dell’agente Tasselli.
Riportata una calma apparente nell’appartamento il maresciallo
sottoponeva a stringente interrogatorio
il Santiloni al fine di ricostruire l’accaduto e veniva così a sapere che la
signora Ardia-con-l’accento-sulla-i
Benesperi, scoperto che il marito aveva inserito una nuova pass-uord al
cellulare, non poteva più controllare il
registro dei messaggini detti uo-zap in entrata ed uscita e quindi non poteva verificare
le scappatelle amorose di costui. In preda a un attacco di gelosia parossistica
la signora aveva pertanto recuperato la pistola Luger del marito malamente custodita
nel cassettone e l’aveva minacciato di morte e danni materiali permanenti se
non le avesse rivelato la nuova pass-uord del telefonino. Vista la mala parata il
Santiloni, avendo evidentemente qualcosa
di sessuale da nascondere dentro il cellulare, temeva di rimanere vittima di
insana gelosia, e si era barricato in bagno recando seco il telefono con il
quale aveva allertato il centralino del comando.
Questi i fatti prontamente ricostruiti dal
maresciallo Battaglia.
A questo punto non restava che tradurre la signora
incatenata in cella di sicurezza con
l’accusa infamante di minaccia a mano
armata nei confronti del coniuge, rissa e resistenza passiva a pubblico
ufficiale e quivi trattenuta in attesa di processo sommario.
Al signor Santiloni veniva sequestrata la pistola Luger
il porto d’armi, la patente di guida e il cellulare di marca cinese che viene
consegnato alla autorità giudiziaria onde verificare la cronologia dei messaggi
amorosi da archiviare come prova agli atti processuali.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto verbalizzante Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo
Il giorno 6 novembre u.s. alle ore 16 un autoveicolo
Hyundai modello Atos di colore rosso con targa AB 789 CD irrompeva nell’area di
servizio del distributore della nota marca petrolifera cu-eit sito in località
Titignano al chilometro 27 della
FI-PI-LI direzione LI, dove LI sta per Livorno, con andamento
oscillatorio sussultorio del tipo zigzagante. L’autovettura viaggiava a
velocità sostenuta e ondivaga fuori controllo motivo per cui urtava una fila di
cartelloni espositivi recanti i prezzi dei carburanti e quattro secchi di
plastica ad uso clientela per lavaggio andando poi a fermare la sua corsa
contro la pompa del gasolio contrassegnata dal numero 2.
Assistendo alla scena al sicuro dal suo gabbiotto il
gestore dell’autopompe chiamava il pronto intervento e questo allertava la
pattuglia volante di servizio che nella fattispecie risultava essere quella
costituita da:
autista alla guida agente semplice Gerardo Tasselli,
sedente davanti al comando maresciallo Battaglia al di cui didietro si
posizionava l’ausiliario Rino Badalà.
La pattuglia era in corso di pedinamento a bassa
velocità di una autovettura recante alcune donne di genere femminile in abiti
succinti per constatare dove fossero dirette quando allertata dell’urgenza dal
piantone di servizio decideva con riluttanza di dirottare verso l’autopompa di Titignano di
cui sopra, ove pergiungeva alcuni minuti più tardi a forte velocità e sirene
spiegate.
Qui giunta la pattuglia si avvicinava a piedi in
ordine sparso alla autovettura e quivi rinveniva seduta sul sedile in posizione
definita semisdraiata una donna di colore bianco che brandiva amichevolmente una
bottiglia di limoncello da litri due marca “Sorrento” già in parte consumata dalla
quale attingeva ripetuti sorsi di liquido giallo.
Insospettito dalla ilarità della donna il
maresciallo Battaglia le intimava di scendere dalla autovettura e di consegnare
la bottiglia e comandava all’ausiliario Badalà di effettuare la prova del
palloncino alla suddetta.
La donna spalancava di colpo lo sportello urtando
con violenza la parte anteriore pelvica dell’ausiliario Badalà che si stava
avvicinando e sbattendolo a terra dolorante indi poi scendeva recalcitrantemente
dall’auto ed estraeva con difficoltà i documenti dalla borsetta dai quali
dimostravasi essere tale Manrica Favero di anni 50 separata, di professione
portalettere residente a San Giuliano Terme.
Approntandosi quindi alla redazione del verbale a suo carico
per danneggiamento di proprietà privata petrolifera e mettendola repentinamente
di fronte alle sue responsabilità civili e penali la Favero assumeva un
atteggiamento definito languido e pregava i verbalizzanti di soprassedere
tramite ammiccamenti, al diniego opposto dal maresciallo Battaglia la suddetta
Favero decideva improvvisamente di slacciare la camicetta di colore verde
chiaro e gettarla a terra rimanendo in
reggipetto a coppa traforato
color nero posizionando ambedue le mani sotto al seno medesimo in una
offerta erotica nei confronti dei militi strizzando a più riprese l’occhio
sinistro in atteggiamento provocatorio.
Nonostante la titubanza mostrata dall’ausiliario
Badalà, la reazione del maresciallo Battaglia era ferma e tesa a scoraggiare
ogni avance sessuale della Favero.
A questo punto la medesima, visti vanificati i suoi
tentativi corruttivi, si alterava vieppiù e si gettava impetuosamente contro
tale Demetrio Gaggini, di professione paramedico che si trovava sul luogo in
quanto curioso.
Scaturiva quindi una focosa colluttazione nel corso
della quale la Favero mordeva ripetutamente il paramedico a numerosi arti
superiori e inferiori procurandogli lesioni multiple.
Il maresciallo Badalà si trovava quindi costretto a
comminare alla Favero una serie di scariche elettriche tramite dissuasore
modello X26 in dotazione alla pattuglia atte a stordirla procurandogli ustioni
e abrasioni varie.
Ridotta all’impotenza l’indemoniata veniva ammanettata e tradotta nella camera di
sicurezza della caserma in attesa del procedimento per direttissima per guida
in stato di ebbrezza alcolica, lesioni multiple volontarie a paramedico e resistenza a pubblico ufficiale. La maggior
parte dei convenuti si sono costituiti parte civile.
Scritto, letto e riletto e firmato dal
sottoscritto verbalizzante
Addì 16 ottobre dell’anno corrente si verbalizza l’intervento effettuato tramite la pattuglia di ronda così composta: autista alla guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente anteriore destro maresciallo Battaglia al cui didietro si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.
I fatti:
Nella serata di ieri 15 ottobre perveniva una telefonata al centralino di servizio con la
quale una voce di genere femminile rotta dal tremore raccontava che il proprio
vicino di casa la stava aggredendo ripetutamente in località Stabbia.
Veniva immediatamente allertata la pattuglia volante
sopra specificata che stava stazionando nei pressi del negozio di alimentari
gestito da tale Luana Battocchi detta “la panaia” di anni 25 sulla quale girano da alcuni mesi voci
inquietanti di adescamento a scopo prostituivo.
Avvisati della urgenza i militi abbandonavano a
malincuore la sorveglianza e si precipitavano a sirene spiegate e fari rotanti
azzurri a led verso l’abitazione della richiedente soccorso della quale
peraltro non conoscevano l’ubicazione poiché il piantone di servizio al centralino
si era dimenticato di chiedere l’indirizzo preciso dell’aggressione.
Si trovavano quindi costretti a percorrere numerose
strade e vicoli della località Stabbia a forte velocità procurando danni
collaterali a cassonetti, motorini ed auto in sosta nel disperato tentativo di
rintracciare la chiamata quando dopo una mezz’ora di folle corsa si ritrovavano
finalmente sul luogo del delitto che dimostravasi essere posto in Via del
Salsero 12.
Qui giunti scendevano dall’auto e di fronte ai fari
a led che illuminavano a giorno la zona si trovavano dinanzi a uno scenario
apocalittico composto da vasi di
terracotta infranti a terra, piante di geranio e rododendri sparpagliate,
frutta, verdura, un pollo disossato, fustini di detersivo di varie marche e molteplici
barattoli di marmellata di marca Citterio infranti e una signora richiedente aiuto barricata sul
terrazzino della propria abitazione posta al primo piano con un energumeno di
sesso maschile che da piano terra continuava a lanciare oggetti di varia natura
nella sua direzione colpendola e non.
Il maresciallo Battaglia prontamente intimava
l’altolà all’aggredente e ordinava all’ausiliario Badalà di avvicinarglisielo
con lo scopo di circuirlo e catturarlo.
L’ausiliario Badalà recalcitrava più volte combattuto
fra la imperiosità dell’ordine impartitogli
e la foga dell’energumeno, poi, con l’ausilio di un poderoso calcio nelle terga
sferratogli dal maresciallo stesso a scopo di sollecito, si decideva ad
affrontare l’aggredente il quale a sua volta sguainava all’improvviso non si sa
da dove una katana giapponese del XVIII° secolo di pregevole fattura e della lunghezza
di cm. 80 e lo minacciava puntandogliela con cattiveria proprio in mezzo alla
gola gridando “ora vi sgozzo tutti, razza
di merde !”
A questo punto l’ausiliario Badalà retrocedeva
addosso al maresciallo Battaglia mentre con una repentina iniziativa l’autista
della volante agente semplice Gerardo Tasselli lanciava la vettura verso
l’aggressore e lo stendeva a terra con un perfetto colpo nelle reni del cofano
anteriore. A quel punto potevano intervenire a completamento dell’operazione
gli altri due militi che zompavano addosso all’aggressore e tramite dissuasori
elettrici modello X26 in dotazione alla pattuglia lo stordivano procurandogli
ustioni e abrasioni varie.
Dai documenti estratti dal corpo esanime deducevasi
che trattavasi del trentasettenne Alvaro Cacangelo originario di Pozzuoli con
precedenti penali per risse e abuso di corpi contundenti, residente da numerosi
anni a Stabbia in Via del Salsero 13 ovvero vicino di casa della vittima
aggredita, il soggetto stazionava dunque davanti a casa sua a lanciare suppellettili
sulla vicina.
Il Cacangelo ancora stordito veniva raccolto da mani
pietose e tradotto al nosocomio di Cerreto Guidi dove gli venivano diagnosticate
diverse escoriazioni da scossa elettrica, una forte colica renale e alcuni
pestoni minori guaribili in diversi giorni s.c..
Il maresciallo Battaglia provvedeva quindi a
raccogliere le testimonianze e rassicurare la difendente la quale risultava
essere tale Nencioni Rosaria di anni 54 nubile atta a casa e il di lei fratello
Nencioni Onofrio di anni 56 che prudentemente, vista la mala parata, stava al
riparo nel tinello di casa non volendo correre rischi inutili e rinchiudendo la
sorella all’esterno sul terrazzino.
Pare che il litigio fra Cacangelo e i fratelli Nencioni sia stato
originato dalla pungente rivalità dei
propri animali domestici, nella fattispecie di cani, di cui un carlino di marca
molossoide di nome Eusebio di proprietà dei fratelli Nencioni ed un ci-ua-ua femmina di nome Fedora di proprietà del
Cacangelo. Nello specifico pare che Eusebio cercasse ripetutamente da alcuni giorni di montare la
Fedora senza il permesso del proprietario.
A lungo andare questo corteggiamento inevaso aveva
fatto infuriare il Cacangelo che aveva reagito con inusitata violenza verbale e
non.
A seguito della puntuale ricostruzione dei fatti il
Cacangelo veniva dichiarato in arresto, prelevato a forza dal nosocomio di
Cerreto Guidi, incatenato ai ceppi e
messo in camera di sicurezza blindata con
l’accusa infamante di aver scagliato
vasi e suppellettili varie fra le quali una busta della spesa all’indirizzo dei
due fratelli (colpendo la donna che ha riportato lesioni), aver danneggiato
l’auto di pattuglia urtando il cofano col proprio corpo e spaccato gli
specchietti ed i paraurti delle due estremità della vettura e minacciato i
militari. La katana veniva altresì requisita e messa agli atti in una busta
robusta.
Il colpevole veniva dunque assicurato alla giustizia
affinché farebbe il suo corso.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto e dal maresciallo Battaglia. Agente scelto Settimio Paccosi fu Gerolamo
Addì 20 luglio dell’anno corrente si verbalizza
l’indagine effettuata nei giorni precedenti dei quali poi saremo più precisi
dalla pattuglia mobile al comando del maresciallo Battaglia.
La pattuglia risultava così composta: autista alla
guida agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo Battaglia al
didietro del quale si posizionava l’ausiliario Rino Badalà.
Il giorno 12 luglio u.s. la pattuglia stava
stazionando in località Fiumetto dinanzi alla abitazione di tale Fernanda
Bucelli di anni 39, incensurata, nubile, a suo tempo fidanzata con il
sopracitato maresciallo Battaglia, sorvegliandone i movimenti
quando veniva richiamata dal centralino per un intervento urgente al
supermercato Esselunga del Lido. Accese le luci rotanti azzurre e la sirena di
ordinanza l’autovettura lasciava l’appostamento e si recava a tutta velocità
verso il luogo segnalato attraversando molteplici semafori recanti colore rosso
ed invadendo la corsia rotabile ciclistica
causando spavento e apprensione in numerosi bagnanti di ritorno dalla
spiaggia che si trovavano inopportunamente a transitare in quel preciso
momento.
Giunti nel parcheggio del supermercato, del quale
non faremo più il nome per non fare pubblicità occulta, la pattuglia
raccoglieva la deposizione della signora Concetta Tasselli, di anni 75 abitante
a Camaiore in Via delle Pulci 12, incensurata e pensionata delle ferrovie, attraverso
la cui testimonianza si ricostruivano i fatti occorsi:
Era passato da poco mezzogiorno e la signora Tasselli, che a precisa domanda non intrattiene alcuna parentela con l’agente di pattuglia Gerardo Tasselli, usciva dal supermercato ….. omissis…… con la busta della spesa quando un tizio di marca albanese piuttosto malvestito e tarchiato le si avvicinava con la scusa di aiutarla e le afferrava subitamente la catenina d’oro per estirpargliela dal collo gettandola a terra. Intendesi la vecchia e non la catenina.
Con grande presenza di spirito la signora Tasselli reagiva
attaccandosi tramite morso dei denti al braccio del tizio che per reazione strattonava
violentemente l’arto e la bocca della signora riuscendo a liberarsi della
stretta e si allontanava fuggendo in direzione lungomare su una bicicletta
rubata lì per lì con il braccio sanguinolento e la dentiera appartenente alla
Tasselli in esso conficcata come un pugnale, inseguito vanamente da una folla urlante composta da tre o quattro
passanti.
Giunti sul luogo del misfatto il maresciallo Battaglia comandava di prestare il primo soccorso alla signora Tasselli mentre inviava l’ausiliario Badalà in perlustrazione tramite piedi dell’area circostante in cerca delle tracce dell’uomo di genere albanese. Quantunque non entusiasta l’ausiliario Badalà procedeva svogliatamente percorrendo alcune strade intorno al supermercato …… omissis ….. sotto il sole dell’una di pomeriggio che era cocente e ritornava un’ora dopo non avendo raccolto alcuna testimonianza utile, bensì perlopiù sudato.
La signora Tasselli colpita da sciok e dalle
escoriazioni subite nella selvaggia lotta doveva ricorrere alle cure dei sanitari del nosocomio
versiliese che le comminavano un referto di sette giorni più due, salvo
complicazioni. Il maresciallo Battaglia faceva sgomberare la piazza e indi poi raccoglieva
la denuncia della Tasselli contro ignoti
albanesi per scippo e furto con destrezza di una catenina d’oro del valore di
euro 1.500 e una dentiera del valore di
euro 2.000.
Quanto sopra per quanto riguarda l’incidente occorso con
scippo in data 12 luglio.
Il maresciallo Battaglia, pur continuando a svolgere
le proprie mansioni di sorveglianza e pattugliamento alla abitazione della
signora Bucelli, non dimenticava la faccenda e manteneva lo sguardo vigile e la
mente attenta in attesa di acciuffare colui
che nell’immaginario collettivo era oramai soprannominato il ladro della
dentiera.
La sorte volle che in data 18 luglio c.a. un anonimo cittadino esemplare e bagnante
occasionale mentre si recava a fare due passi sul bagnasciuga del bagno Cicogna
di Viareggio calpestasse inavvertitamente un corpo estraneo procurandosi una
lacerazione al piede sinistro e meglio
guardando nella sabbia, assieme a residuati organici non definiti e mozziconi
di sigaretta, rinvenisse una dentiera.
Molto civilmente l’anonimo bagnante consegnava la
protesi al bagnino il quale a sua volta rapidamente la sbolognava ai vigili
urbani del luogo che procedevano ad emettere un cartello di avviso nella
bacheca sindacale del comando.
“Il
proprietario della dentiera è invitato in questo ufficio per ritirarla nel
termine di un anno a decorrere dalla data di pubblicazione del presente avviso,
con avvertenza che trascorso inutilmente il termine fissato, l’oggetto sarà
consegnato al ritrovatore. Astenersi perditempo”.
A questo punto essendosi il maresciallo Battaglia recato
presso il Comando di polizia municipale al fine di farsi togliere una multa per
sosta in doppia fila comminata a tale Cesira Tognozzi, nubile di anni 38
parrucchiera, notava con la coda dell’occhio l’avviso esposto e veniva colto da
fulminea illuminazione.
Facendo dentro di sé due più due il maresciallo collegò
il ritrovamento con lo scippo da lui rilevato giorni prima e facendo valere il
proprio grado, si fece consegnare la dentiera per ulteriori indagini penali.
Rientrato in caserma il maresciallo comandava
l’ausiliario Badalà affinché questa mattina raggiungesse l’abitazione della
signora Concetta Tasselli in Via delle Pulci 12
recando con se il corpo del reato e la sottoponesse ad un test di
adattabilità fisiologica ovvero inserisse la dentiera nelle fauci della signora
Tasselli per verificarne la compatibilità.
Molto recalcitrante l’ausiliario Badalà si convinse alla
fine ad eseguire l’ordine dietro patteggiamento di una licenza straordinaria di
giorni tre e si recò al domicilio della vittima dove effettuò “manu propria” la
prova con risultato positivo: dentiera e cavità orale combaciavano perfettamente.
Il caso fu quindi risolto parzialmente in data odierna con soddisfazione della signora Tasselli. Proseguono senza sosta le ricerche dell’individuo di genere albanese a tale scopo il maresciallo Battaglia richiede alla squadra scientifica la prova del DNA sulla dentiera.
Erano le ore 01.00 circa del mattino di questa notte
quando il piantone di servizio notturno agente semplice Tumiriello Genesio
veniva svegliato da un telefonata anonima.
Dopo aver risposto più volte “Pronto chi parla ?” senza avere alcuna risposta l’agente Tumiriello
si metteva ad ascoltare e percepiva rumori di fondo sospetti come di
rufolamenti affannosi provenienti dal
telefono chiamante ed alcune voci sommesse che scambiavano il seguente
colloquio, come da registrazione conservata su nastro magnetico:
“……Vedi se nel
cassettone ci sono gioielli”
“Già fatto,
c’è solo una collanina “
“Ma guarda
te che morti di fame “
“Sei stato te
a voler entrare qui. Io sarei andato nell’appartamento di sopra”
“Cazzo,
abbiamo sbagliato casa !”
Il piantone Tumiriello mostrando un brillante
spirito investigativo effettuava la ricerca usando la funzione “trova il mio
telefono” e rintracciava il numero chiamante che nella fattispecie era
costituito da un cellulare localizzato in Via Rocca Tebalda 36 in località
Cicerone.
A questo punto con una fulminazione di pensiero il
piantone si rendeva conto di assistere telefonicamente ad un furto in piena
regola e chiamava immediatamente la
pattuglia volante di servizio.
Veniva quindi allertata la suddetta pattuglia
volante notturna composta dall’agente semplice Gerardo Tasselli, alla guida
della vettura, dal maresciallo Battaglia sedente anteriore, e dall’ausiliario Rino
Vadalà sedentegli didietro. La pattuglia stava effettuando appostamento in
località lungomare di Formia presso il noto ritrovo danzante Excelsior dove si esibisce
un gruppo folcloristico di ballerine brasiliane da tempo sospette di
adescamento.
Appena ricevuta la telefonata dalla centrale la
pattuglia si dirigeva a sirene spiegate e con i fari rotanti a led azzurri verso
località Cicerone colpendo inavvertitamente
a causa della forte velocità una serie di motorini in sosta che venivano
abbattuti senza conseguenze per i passeggeri che peraltro non erano presenti.
Giunti davanti al civico 36 di Via Rocca Tebalda la vettura
vedeva passare davanti ai propri fari a led due individui incappucciati a forte
velocità di gambe sicuramente atleti molto allenati che sfrecciavano via. Senza
perdere tempo in un inseguimento dall’incerto esito il maresciallo Battaglia
comandava all’ausiliario Badalà affinché gli facesse strada nell’appartamento indicato
dal piantone e seguendo lui a distanza di sicurezza per un questione di grado.
Il Badalà seppure recalcitrante piombava dunque in casa e a gran voce intimava
l’alt anche se non scorgeva nessuno, quando entrati nel tinello in formica
dell’appartamento scorgevano un individuo di genere maschile munito di
passamontagna che stava disperatamente cercando di cancellare la cronologia delle
chiamate dal suo telefono cellulare di marca Samsung Galaxy che risultava
essere di origine cinese.
Circondato l’uomo i componenti della pattuglia
insospettiti dal passamontagna di colore scuro, lo gettavano a terra
piombandogli addosso e comminandoli numerose scariche con il nuovo storditore elettrico modello X26 in
dotazione alla volante.
L’uomo cadeva in stato di intronamento epilettico e
si riprendeva solo dopo svariati minuti.
Ripresosi dal malessere fu accertato che trattavasi
di tale Carlo Nardoni di anni 46, originario di Napoli, con numerosi precedenti
penali e non, che fu trovato in possesso
di un passamontagna e di un borsello contenente attrezzi da scasso e parte
della refurtiva composta da diversi oggetti d’oro ed alcuni in peltro, il quale
suddetto Nardoni nel corso del furto aveva inavvertitamente premuto il tasto di
chiamata rapida del 112 salvato fra i preferiti confondendolo evidentemente con
il numero della fidanzata, tale Rossella Anastasi di Caserta, incensurata.
Il Naldoni è stato quindi arrestato dal maresciallo
Battaglia e tradotto in catene nelle camere di sicurezza del comando di Scauri,
provincia di Latina, in attesa di essere
processato con rito direttissimo. Per gli altri due complici fuggitivi
proseguono incessantemente le ricerche lungo il litorale laziale e non.
Il comando centrale proporrà un encomio ed un
richiamo all’agente Tumiriello Genesio autore di una brillante deduzione
investigativa ma reo di essersi addormentato durante il turno di guardia notturno.
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto
Addì 24 settembre dell’anno corrente alla mia
presenza si verbalizza la deposizione del maresciallo Battaglia per un
intervento effettuato nella serata di ieri 23 settembre tramite la pattuglia di
servizio di cui egli maresciallo deteneva il comando essendo il più alto in
grado gerarchico.
La pattuglia risultava così composta: autista alla
guida della vettura agente semplice Gerardo Tasselli, sedente davanti maresciallo
Battaglia al cui didietro stava l’ausiliario Rino Badalà.
La pattuglia si trovava in zona Capalbio per
monitorare presunta attività criminosa di personaggi non ancora identificati in
travestimento femminile che frequentano da alcuni mesi tale strade e a causa
dei quali si sono avute numerose lamentele dai residenti rispettabili.
Si verbalizza come di seguito:
“Erano le ore 19 circa quando mentre stavamo
percorrendo la strada poderale della Crocetta in direzione Aurelia notavamo un’autovettura
di colore marrone poggiata sul lato della strada in posizione nella quale
poteva creare turbativa al traffico, peraltro assente. Decidevo quindi di comandare l’ausiliario
Badalà affinché accertasse se detta auto si trovasse in stato di guasto o
semplicemente parcheggiata.
Poiché l’auto risultava aperta nello sportello
anteriore lato guida l’ausiliario Badalà decideva autonomamente di azionare la
suoneria del volante ed emettere un suono di richiamo. A tale circostanza si
notava un movimento sospetto nel canneto adiacente la strada poderale, in
particolare notavasi una testa con riccioli spuntare tra le canne con aria
interrogativa. A questo punto decidevo seppure a malincuore di uscire
dall’abitacolo della vettura di servizio e avvicinarmi cautamente alla figura
sospetta.
Fatti alcuni passi nel canneto e dopo aver immerso i
piedi in una pozzanghera di mota di notevoli dimensioni ivi presente, mi sono
avvicinato a distanza di sicurezza dalla testa ed ho acclarato trattavasi di
uomo maschio di età adulta in posizione fetale. Ho intimato l’alt seppure egli
fosse già fermo e ne ho chiesto le generalità e cosa stesse facendo accucciato
a terra. A domanda l’uomo rispondeva con le testuali parole “Non lo vede ? sto cacando !” senza
peraltro declinare le generalità.
A questo punto insospettito dal tono evasivo
della risposta ho comandato l’ausiliario
Badalà affinché si avvicinasse ulteriormente all’individuo ed effettuasse un accertamento
sul medesimo. Seppure recalcitrante l’ausiliario si avvicinava a tal punto da
afferrare per un braccio l’individuo e sollevarlo quel tanto sufficiente per
accorgersi senza ombra di dubbio che l’uomo seppur avesse i calzoni
abbassati alle caviglie conservava le mutande nella loro posizione naturale
e soprattutto che non vi erano tracce di defecazione recente.
Insospettito da tutto ciò facevo condurre all’auto
di servizio l’uomo ancora con i calzoni abbassati per sottoporlo a stringente interrogatorio.
Da questo desumevasi che trattavasi di tale Erminio
Gualandi di anni 68, di origini abruzzesi ma residente da anni nelle campagne
capalbiesi, con precedenti penali per reati contro il patrimonio.
A questo punto l’ausiliario Badalà suggeriva una
perlustrazione del territorio circostante ed io decidevo di effettuare la perlustrazione
stessa.
Dopo circa un’ora di ricerche infruttuose
l’ausiliario Badalà richiamava la mia attenzione in una zona poco distante
dalla strada. Incatenato saldamente il Gualandi in manette allo sportello della
sua auto ci recavamo quindi in forze dove richiamati dal collega e qui con somma
sorpresa reperivamo una refurtiva composta da:
una batteria da
trattore da 100 Ah
una torcia a
batteria
una vanga con
manico in legno
quattro
confezioni di Kinder Bueno
una bottiglia di
birra Ichnusa ancora chiusa
A questo punto risultava evidente che l’uomo
accucciato a terra anziché espletare le proprie funzioni corporali stesse semplicemente
nascondendosi al nostro sguardo per proteggere la refurtiva e financo lui
medesimo.
A precisa domanda in tal senso il Gualandi rispondeva celandosi dietro mutismo e quindi ci trovavamo autorizzati a condurlo al comando centrale per gli accertamenti del caso e l’incriminazione. Qui giunti il Gualandi, cedendo allo stringente interrogatorio condotto dal sottoscritto, confessava di aver rubato la batteria e gli altri oggetti da un mezzo agricolo parcheggiato in un campo poco distante dal luogo del ritrovamento.
Una volta risaliti al proprietario, un agricoltore
residente a Capalbio Scalo e terminati gli accertamenti, è stata restituita la
refurtiva al legittimo proprietario, che dimostrava molta contentezza perché altrimenti non avrebbe potuto lavorare
l’indomani.
Per il ladro è scattata la denuncia per furto
aggravato.”
Scritto, letto e riletto e firmato dal sottoscritto
e dal Maresciallo Battaglia
L’ultimo giorno non fu il più bello del loro
viaggio perché sentivano la fine dell’avventura
e provavano un pizzico di malinconia. Prima però c’era Madrid, l’ultima
cosa da vedere.
Il vecchio forestale che avrebbe fatto da
guida in quella mini escursione perché già c’era stato altre volte, li buttò
giù dal letto, o dalla sedia per meglio dire, alle sei spaccate. Non aveva
chiuso occhio e non vedeva l’ora di mettere in marcia la comitiva. Stranamente
colse gli altri due che pisolavano dopo una notte lunga e tomentosa ma non
gliene poteva fregare di meno, Depositati i bagagli presero la metropolitana in direzione centro città
e sbarcarono in Plaza del Sol che era ancora buio pesto.
Nella piazza deserta c’erano solo ubriachi che
concludevano le sbronze della notte precedente con le ultime birre e gridavano
ad alta voce. Tutti i bar erano chiusissimi nel centro di Madrid alle sette di
mattina. Strade e piazze deserte, tutto sprangato, qualche auto della policia
che lampeggiava nella notte a sorvegliare. Questo fu l’impatto dei nostri
umarelli con la grande capitale . E fu un impatto quantomeno strano.
Alle sette e mezzo finalmente un bar aprì e si
fiondarono dentro a mangiare briosce e churros fritti. Il bar era antico, quasi vecchio, ed
era vicino ad un delizioso mercatino in cristallo, ovviamente chiuso.
Traccheggiarono un pochino e poi partirono e videro l’alba di Madrid.
La città iniziò a svegliarsi pigramente dopo e
otto, quando il traffico si infitti e i madrileni decisero che per piacere o
per forza la giornata andava incominciata
anche se non ne avevano alcuna voglia. Era più facile incontrare turisti
pimpanti che cittadini. Questa cosa che in Spagna e a Madrid in particolare si viva più volentieri di notte che di mattina
piaceva moltissimo al ballerino di liscio che pensava che con questi orari si
sarebbe trovato proprio bene.
Girarono a piedi in strade magnifiche, enormi,
lucide e pulite, accompagnati da un sole sfacciato e da un caldo che non
provavano da una dozzina di giorni. A Madrid c’erano un sacco di cose da vedere,
ma ogni minuto che passava la stanchezza si faceva largo dentro di loro ed ogni
monumento, palazzo o piazza non faceva l’effetto che avrebbe meritato.
Diciamo la verità, quella escursione a Madrid
pensata mesi prima non era stata una scelta saggia bensì una emerita cazzata, ma
ormai erano in ballo e ballarono fino a quando le forze li supportarono.
Un paio d’ore più tardi nella mattina e dopo
aver camminato per qualche chilometro, ma tanto ormai non ci facevano neanche
più caso, ripresero volentieri la metropolitana per tornare all’aeroporto e
affrontare l’ultimo ostacolo burocratico al bancone della Ryanair con i
documenti farlocchi del camminatore.
Con grande sollievo la cosa funzionò anche se fu
necessario qualche chiarimento nel loro fluente spagnolo. Il camminatore fece
l’unica sparata del viaggio davanti all’ultima hostess che controllava i
biglietti immediatamente prima di metter piede sull’aereo. Forse non ne poteva
più, aveva tenuto tutto dentro per tutti quei giorni facendo finta di nulla e
poi sbottò con chi semplicemente aveva chiesto se si trattasse di una fotocopia
o di un originale.
Così è la vita. Lui ebbe il suo sfogo, gli
altri due omarelli lo squadrarono stupiti e severi e la hostess lo guardò come
se fosse stato trasparente e tirò di lungo e gli omarelli salirono sul
velivolo.
In questo volo non ci fu da raccontare niente
al vicino di posto anche fosse stata una femmina provocante perché erano già con
la testa a casa.
E a casa arrivarono a sera e si salutarono e
ritrovarono il loro bagno pulito, le loro camerette immacolate e le spose
pazienti. Tutto era andato bene, ce l’avevano fatta ad andare, a camminare e
anche a tornare a casa.
E così siamo arrivati alla fine di questa
avventura appagante come non avrei mai sperato, vissuta e assaporata con gioia giorno per
giorno, passo dopo passo facendo completamente mio il detto che il cammino
stesso è la meta.
Ho iniziato questo diario di viaggio molto
prima di partire, avevo bisogno di raccontare a qualcuno le sensazioni che
andavano prendendo forma in me dopo che ci
siamo incontrati di nuovo, insieme come una volta e ancora capaci di fare
qualcosa di elettrizzante.
Negli ultimi anni avevo scritto tante cose
sulle mie passioni senili: il ballo, le commediole, il blog, gli sketch per
radio divertendomi un sacco, ho poi scritto la storia delle radici della mia
famiglia a beneficio dei miei figli, ma ancora
mancava un capitolo importante della mia storia: la narrazione dell’amicizia.
Questo viaggio me ne ha dato l’occasione.
Tanti amici ho avuto nella mia fortunata vita, fortunata anche perché con tante persone ho vissuto esperienze e giorni tanto semplici quanto indimenticabili. Molti sono passati e non di tutti ricordo i nomi o il volto, con altri sono stati rapporti fugaci durante brevi periodi intensi che mi hanno lasciato sempre un poco più maturo: la scuola, l’università, il Guelfi magnifico esemplare di Montecatinese, Josè Fornelli, Ruggiu e le corse dei cavalli, la montagna, il servizio di leva, Claudio con i suoi problemi fisici, Alessandrini di Ancona, Olper di Trieste,Travi che mi insegnò il lavoro di fureria e quel bersagliere con i baffoni biondi che esclamava “minchia bollita” con accento romagnolo e di cui non ricordo il nome. La squadra di hockey e i suoi pittoreschi giocatori, i pakistani, Ciccio il frate che amava Che Guevara, e poi i colleghi di lavoro, Luca che mori giovanissimo, e gli amici di montagna, lo sfortunato Angelo, quelli di ballo, di volontariato, di musica, figure che anche se per poco tempo sono state importanti, alcuni un vero esempio di vita, e poi voi, vecchi amici di giovinezza tralasciati e ritrovati con lo stesso entusiasmo che avevamo da ragazzi mitigato dalla consapevolezza dell’età.
E gli amici sono proprio così certe volte
devono stare molto vicini altre volte allontanarsi e lasciare spazio.
Valeva davvero la pena ritrovarsi, ridere ancora,
sognare ancora, progettare ancora, andare, osare, vivere, perché in fondo noi
siamo sempre gli stessi: siamo i ragazzi della Via Paal che si schierano solidali,
siano i Goonies circondati da esseri terrificanti, siamo i compagni di Stand by
Me alla scoperta della vita e della morte, siamo i signori delle mosche
sull’isola deserta, siamo i moschettieri
del re, siamo esseri unici che si riconoscono uno nell’altro, da sempre.
E alla fine di questa piccola avventura che ci
ha tenuti legati ancora una volta io vi ringrazio amici miei, quelli che sono
stati in cammino e quelli rimasti a casa ad aspettare, omarelli fuori e
adolescenti nell’animo, il mio cuore è con voi, voi avete visto in me qualcosa
che ci ha tenuto legati per tutto questo tempo, con nessun altro io so essere così come voi mi
conoscete.